Guerra informatica fra Google e Cina

E’ guerra aperta tra Google e il governo della Cina. Dopo i ripetuti attacchi informatici che il motore ha patito a causa dei pirati informatici cinesi, scatta il contrattacco: fin tanto che la Cina non prenderà provvedimenti, Google ha deciso, il 13 gennaio scorso, di togliere  tutti i “filtri” richiesti dal governo, dando accesso ad […]

E’ guerra aperta tra Google e il governo della Cina. Dopo i ripetuti attacchi informatici che il motore ha patito a causa dei pirati informatici cinesi, scatta il contrattacco: fin tanto che la Cina non prenderà provvedimenti, Google ha deciso, il 13 gennaio scorso, di togliere  tutti i “filtri” richiesti dal governo, dando accesso ad informazioni e siti fino ad oggi proibiti e di fatto inaccessibili. Inoltre,  Jon Huntsman, ambasciatore USA  in Cina, ha  bacchettato il Governo Cinese, affermando che il problema “viola quello che probabilmente è la più importante delle cause che difendiamo come nazione, la libertà d’espressione, di parola e in generale di Internet” ed un consigliere del Segretario di Stato Hillary Clinton, ha fatto sapere lo stesso sta studiando un modo per poter aiutare i cittadini di altri paesi, tra i quali la Cina, ad avere accesso libero alla rete e, a questo proposito, ha già avuto degli incontri, la scorsa settimana, con top manager di aziende come Google, Microsoft, Twitter e Cisco Systems.  L’ipotesi che Google scelga di lasciare definitivamente il mercato cinese non appare così remota, il ché significherebbe la perdita istantanea di qualunque contenuto che sia stato affidato ai server di Mountain View, Backupify, incluse le e-mail e gli indirizzi dei contatti di lavoro, ecc.
La mossa del primo motore di ricerca mondiale potrebbe attirare i consensi di chi vi vede un prevalere dell’etica sul business, ma potrebbe dare a Microsoft e a un gruppo di concorrenti locali un vantaggio nello sconfinato e problematico mercato internet cinese. Google ha generato il 53% dei 5,9 miliardi di dollari di ricavi nel terzo trimestre fuori dagli Stati Uniti, anche se non si hanno dettagli sui ricavi generati in Cina. La Cina conta oltre 350 milioni di internauti e un ricavo anuo dalla ricerca su Internet che raggiunge 1 miliardo di dollari, ma il suo mercato Internet è sempre stato difficile per le strette regole sulla censura dettate da Pechino.Ma la Cina è anche uno dei pochi mercati dove Google non è leader, ma è superato da Baidu, che ha una quota del 60% del mercato di ricerca Internet cinese. Google ha il 30%. Inoltre, come dicevamo, un’uscita di scena di Google potrebbe favorire anche Microsoft, che ha lanciato di recente una versione cinese del suo motore di ricerca Bing; mentre il servizio email Hotmail, concorrente di Microsoft, è anche disponibile in Cina. Mentre l’annuncio di Google ha avuto grande risalto tra gli utenti di internet cinesi, il governo e i media ufficiali non hanno commentato. Sebbene una possibile uscita di Google dal mercato della ricerca online cinese potrebbe avere un impatto limitato sui ricavi di breve termine, gli analisti ritengono che una scelta del genere potrebbe portare un costo strategico nel lungo termine.  Comunque, ai suoi utenti, Backupify, soprattutto preoccupato degli aspetti legali, ha raccomandato di fare dei backup al più presto, anche per chi abbia interessi lavorativi verso la Cina pur risiedendo all’estero. Anche Yahoo si è allineata con Google, dichiarando che gli attacchi alle reti dell’azienda sono profondamente nocivi e che occorre opporsi alla violazione della privacy degli utenti.  Certamente questo è uno scontro fra titani che potrebbe anche favorire altri motori di ricerca, i quali, tuttavia, dovrebbero poi giustificarsi agli occhi di milioni di persone che guardano criticamente a quelle aziende che, pur di guadagnare un grande mercato, ignorano i diritti umani. Frattanto il Governo di Pechino non solo accusa Google di diffondere “la pornografia”, ma sottolinea il furto, da parte sua, di migliaia di libri di autori cinesi, scannerizzati e posti on-line. Si parla di qualcosa come 18.000 volumi di 570 diversi autori. In effetti circa la questione dei copyright, il problema è stato risolto negli USA, ma manca qualcosa di simile per la Cina. Gli scrittori cinesi vorrebbero una trattativa su basi diverse da quelle discussa in America e, sotto il profilo legale, la controversia si sta rivelando tutt’altro che facile e semplice per il colosso di Internet.

Carlo Di Stanislao

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