Non c’è pace per Haiti

Nessuna pietà per Haiti, funestata anche oggi da una nuova scossa di magnitudo 6,1 della scala Richter, con epicentro a 60 km da Port-au-Prince, mentre i soccorritori hanno sempre meno speranze di trovare persone vive sotto le macerie; anche se, nella tarda serata di ieri, sono stati tratti  in salvo un bambino e una bambina, […]

Nessuna pietà per Haiti, funestata anche oggi da una nuova scossa di magnitudo 6,1 della scala Richter, con epicentro a 60 km da Port-au-Prince, mentre i soccorritori hanno sempre meno speranze di trovare persone vive sotto le macerie; anche se, nella tarda serata di ieri, sono stati tratti  in salvo un bambino e una bambina, di 8 e 10 anni e, in un altro luogo della città, una neonota di appena 15 giorni, con metà della vita passata senza acqua né cibo sotto ciò che restava della sua casa. Nel suo rapporto d’oggi l’ONU rende noto che 121 persone sono state estratte ancora vive, ma che, dopo più di una settimana, le speranze di trovare ancora qualcuno un vita sono poche, anche se non si rassegnano i parenti dei dispersi,  che ancora cercano sotto le macerie (del Caribbean Market di Port-au-Prince, ad esempio, lo stesso dove lavorava l’italiano Antonio Sperduto al momento del sisma), pronti a proseguire gli scavi anche a mani nude. Si apprende anche che nei 300 accampamenti improvvisati a Part-au-Prence, vi sono 370.000 sfollati, che vivono in rifugi di fortuna, senza accesso a scorte d’acqua. In città rimangono i più poveri tra i poveri,  mentre molta gente ha lasciato Port-au-Prince, diretta in altre città dove si trovano familiari o amici. Attualmente dei 70-80 italiani che si trovavano nella capitale, solo due mancano all’appello, mentre a due ammontano le morti accertate. I due dispersi sono Antonio Sperduto e la funzionaria dell’Onu Cecilia Corneo, che vengono ancora attivamente cercati dalla “squadra Italia”, formata da uomini dell’Unità di crisi della Farnesina, del Consolato onorario ad Haiti, dell’ambasciata a Santo Domingo, e della Protezione civile. Sempre oggi, da Medici senza frontiere, arriva una denuncia: ad un cargo dell’organizzazione, con a bordo kit salvavita, è stato negato per tre volte l’atterraggio nell’aeroporto della capitale. I feriti – denuncia Msf – “hanno un disperato bisogno di cure mediche d’emergenza, stanno morendo a causa dei ritardi nell’arrivo delle forniture”. Sul cargo, che tenta di atterrare da domenica notte, ci sono 12 tonnellate d’equipaggiamenti medici, tra cui farmaci, kit chirurgici e due apparecchi per la dialisi: la seconda tranche del precedente cargo di 40 tonnellate cui era stato impedito di atterrare domenica mattina. Dal 14 gennaio cinque voli umanitari di Msf sono stati dirottati dall’aeroporto di Port-au-Prince verso la Repubblica Dominicana. Sul fronte degli aiuti la situazione resta di caos totale, dopo che gli Usa hanno iniziato la lanciare pacchi dagli aerei. Tanto che l’ambasciatore di Haiti negli Stati Uniti, Raymond Joseph, ha chiesto di porre fine alle consegne dal cielo: “Non ci piacciono – ha spiegato nel corso di una veglia per le vittime del terremoto -. Quando si consegnano gli aiuti in quel modo solo i più forti vi hanno accesso. Dovrebbero esserci delle zone di transito dove gli elicotteri si possano posare”. Il presidente haitiano Renè Preval, parlando all’emittente francese Radio France International, ha riconosciuto che i soccorsi internazionali sono stati tempestivi ma che resta un grave problema di coordinamento.
Preval si è comunque detto riconoscente per la rapidità con cui sono giunti gli aiuti aggiungendo di non avere alcun problema ideologico nel riceverli dai differenti Paesi, in particolare dagli Usa. E’ partito poi oggi, 20 gennaio, da Roma, per volere del premier Silvio Berlusconi, il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso,  il quale ha spiegato che l’Italia non vuole assumere un ruolo di leadership ma intende portare ad Haiti il suo contributo, forte dell’esperienza in Abruzzo. Il coordinamento degli aiuti, ha etto, spetta alle Nazioni Unite e ai Paesi più vicini, anche geograficamente, ad Haiti, mentre l’Italia “si ritaglierà un settore d’intervento tra i più efficaci e più utili”, con l’organizzazione di tendopoli, che possano servire da punto di raccolta e d’accoglienza per il mezzo milione di sfollati, che lì potranno trovare cibo e acqua. Inoltre, ha aggiunto, “quando arriverà la portaerei Cavour (partita da La Spezia martedì alle 21) il Genio potrà dare una mano nella rimozione delle macerie e nella riapertura delle strade”. Nel frattempo, nella disperazione generale, si registra un’ennesima tragedia: una ragazzina di 15 anni, Fabienne Cherisma, è rimasta uccisa da un colpo d’arma da fuoco sparato dalla polizia intervenuta per disperdere un gruppo di persone che stavano saccheggiando delle proprietà abbandonate. La giovane si trovava nella zona per caso e sarebbe stata colpita accidentalmente.
Il padre ha detto che gli agenti hanno fatto fuoco intenzionalmente, ma secondo testimoni la polizia avrebbe sparato colpi di avvertimento in aria e il proiettile avrebbe raggiunto Fabienne dopo essere stato deviato da un ostacolo.

Carlo Di Stanislao

 © Riproduzione Riservata

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *