Stalking, un anno dopo: «E’ un reato da record»

A un anno dalla legge che ha istituito il reato di stalking, “le donne sono più consapevoli del fatto che hanno uno strumento in più per difendersi”. Lo ha affermato il Ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, durante un intervento alla trasmissione tv “La Telefonata”, su Canale 5. Il Ministro ha parlato di “piccolo […]

A un anno dalla legge che ha istituito il reato di stalking, “le donne sono più consapevoli del fatto che hanno uno strumento in più per difendersi”. Lo ha affermato il Ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, durante un intervento alla trasmissione tv “La Telefonata”, su Canale 5. Il Ministro ha parlato di “piccolo record”: i dati del Ministero della Giustizia riferiscono di 5200 denunce e oltre mille arresti dall’introduzione del reato, con un aumento delle richieste d’aiuto del 25%. “La legge fornisce uno strumento normativo a tutti per difendersi da gli atti persecutori”, ha commentato Carfagna, sottolineando che “circa il 20-25% di segnalazioni e denunce è giunto da uomini. Ma i numeri dicono che sono le donne ad essere più esposte a comportamenti di questo tipo”. Il reato di atti persecutori e molestie insistenti è stato introdotto con il decreto anti-stupri del 23 febbraio 2009, n. 11, poi convertito in legge dalla L. 23 aprile 2009, n. 38.

Carfagna ha poi insistito sull’importanza della legge sullo stalking come mezzo di prevenzione di atti e reati ben più gravi: “Il reato di atti persecutori punisce le minacce reiterate prima che possano sfociare in reati più gravi, tipo la violenza fisica, sessuale e l’omicidio, come ci ricordano molti casi di cronaca”.

In chiusura, Carfagna è ritornata sulla vicenda dell’oscuramento del gruppo di Facebook che inneggiava alla violenza contro i bambini down, i cui responsabili – ha assicurato – saranno perseguiti dalla legge per istigazione a delinquere. “L’Italia non tollera e non deve tollerare episodi di discriminazione nei confronti di chiunque, tanto meno dei disabili”, ha detto il Ministro. E ha aggiunto: “Internet è un luogo di libertà e tale deve rimanere, ma non può e non deve essere una giungla dove si dà sfogo ai peggiori istinti. E’ necessario che chi frequenta la rete e i social network sia egli stesso una sorta di controllore che segnali alle autorità gli abusi, come in questo caso”.

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