Acqua: bene comune o merce

Venerdì 5 marzo, alle ore 17:30, presso il Centro di Documentazione Ambientale del WWF in via De Vincentiis (angolo viale Bovio – Edificio nuovo Comi – Croce Rossa Italiana), si terrà l’incontro pubblico “Acqua: bene comune o merce. Il rischio della privatizzazione e la risposta dei cittadini”, organizzato dal WWF Teramo nell’ambito della campagna nazionale […]

Venerdì 5 marzo, alle ore 17:30, presso il Centro di Documentazione Ambientale del WWF in via De Vincentiis (angolo viale Bovio – Edificio nuovo Comi – Croce Rossa Italiana), si terrà l’incontro pubblico “Acqua: bene comune o merce. Il rischio della privatizzazione e la risposta dei cittadini”, organizzato dal WWF Teramo nell’ambito della campagna nazionale Salva l’Acqua. Nel corso dell’incontro sarà illustrata la recente riforma introdotta dal Parlamento che ha reso obbligatoria dal 1° gennaio 2012 la gestione privata dell’acqua (art. 23bis della Legge 133/08, così come modificato dall’art. 15 della Legge 166/09). Saranno anche presentate le iniziative organizzate nell’ambito della campagna nazionale “Salva l’acqua” che si contrappone alla privatizzazione dell’acqua e che chiede una gestione di questo bene realmente pubblica, partecipata ed attenta alla conservazione della risorsa.  Contro la privatizzazione dell’acqua, infatti, si è sviluppato in Italia un ampio movimento di associazioni, comitati, sindacati, enti locali, diocesi e singoli cittadini preoccupati per una scelta che di fatto affida alla gestione dei privati un bene fondamentale come l’acqua. L’importanza della questione ha raggiunto nel tempo una forte consapevolezza sociale ed una capillare diffusione territoriale, aggregando culture ed esperienze differenti e facendo divenire la battaglia per l’acqua il paradigma di un altro modello di società. Da diversi anni, infatti, sono attive nei territori decine di vertenze aperte da cittadini, lavoratori ed anche amministrazioni locali sulla base di un’esigenza comune e condivisa: la necessità di una svolta radicale rispetto a chi vuole fare dell’acqua una merce, provocando degrado e spreco della risorsa, peggioramento della qualità del servizio, aumento delle tariffe, riduzione degli investimenti, diseconomicità della gestione, espropriazione dei saperi collettivi, mancanza di trasparenza e di democrazia.

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