Il cervello in un computer e la donna nella scienza

Una vera e propria “copia” del cervello umano riprodotta su un supercomputer, che consentirà agli scienziati di studiarne meglio le caratteristiche e soprattutto di analizzare cosa accade quando si ammala e come curarlo. È il progetto internazionale “Blue Brain” di cui ha parlato oggi a Roma Idan Segev dell’Università Ebraica di Gerusalemme (Israele), in occasione […]

Una vera e propria “copia” del cervello umano riprodotta su un supercomputer, che consentirà agli scienziati di studiarne meglio le caratteristiche e soprattutto di analizzare cosa accade quando si ammala e come curarlo. È il progetto internazionale “Blue Brain” di cui ha parlato oggi a Roma Idan Segev dell’Università Ebraica di Gerusalemme (Israele), in occasione del convegno “The Brain Revolution” organizzato per i 101 anni del premio Nobel Rita Levi Montalcini.I computer diventeranno così performanti da poter emulare l’attività del cervello umano entro il 2030: in soli 20 anni dunque i PC saranno così innovativi da poter simulare la più prestante e efficiente “macchina” mai prodotta dalla natura. Insomma una vera e propria rivoluzione che potrebbe veramente cambiare le sorti della medicina. Un invenzione di tale portata genererebbe solo esiti positivi, riuscire a sconfiggere determinate malattie cerebrali per le quali tutt’ora non esiste una soluzione. Un’innovazione che avrà implicazioni mediche non solo tecnologiche. A commento di questo progetto, la Montalcini ha dichiarato sul Corriere della Sera: “Studiare i cervello vuol dire intraprendere la sfida più importante che l’uomo abbia mai affrontato. Il motto socratico del nostro tempo dovrebbe diventare: conosci il tuo cervello”. Tutto questo, senza fobie fantascientifiche o pregiudizi morali. La vera sfida è comprendere che, oltre alle funzioni del movimento, anche le funzioni logiche e la memoria risiedono nel cervello e non in qualcosa di assolutamente immateriale. Concetti che ricordano quanto la neurobiologia, fra tutte le discipline scientifiche, sia quella rimasta più indietro. Durante il convegno è stato anche annunciato l’istituzione di borse di studio – grazie a Farmindustria e in prospettiva di uno scambio fra ricercatrici dell’università ebraica di Gerusalemme e dell’Ebri (European Brain Research Insitute) – per promuovere il ruolo delle donne nella scienza.

Carlo Di Stanislao

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *