Ifel, rischio rincari per pareggiare l’addio ai trasferimenti

Per fare fronte alla fine dei trasferimenti statali, che con l’avvio del federalismo municipale verranno ‘fiscalizzati’ in tasse locali, i Comuni meridionali potrebbero essere costretti ad alzare le aliquote locali del 20% in più, pari a 311 euro pro capite, mentre i Comuni settentrionali chiederanno ‘solo’ 258 euro in più ad ogni cittadino.  Lo sottolinea […]

Per fare fronte alla fine dei trasferimenti statali, che con l’avvio del federalismo municipale verranno ‘fiscalizzati’ in tasse locali, i Comuni meridionali potrebbero essere costretti ad alzare le aliquote locali del 20% in più, pari a 311 euro pro capite, mentre i Comuni settentrionali chiederanno ‘solo’ 258 euro in più ad ogni cittadino.  Lo sottolinea un articolo pubblicato oggi dal ‘Sole 24 Ore’ che si sofferma su uno degli aspetti analizzati dal rapporto annuale sul «quadro finanziario dei comuni» presentato giovedì scorso dall’Ifel. I trasferimenti statali da trasformare in tasse locali valgono in media 296 euro pro capite. In Campania, però, la somma assegnata per ogni residente sale a 376 euro (il 27% in più), in Basilicata si attesta a 349 e in Molise e Calabria a 334, mentre in Veneto sprofonda a 232 euro e in Lombardia a 253. “Lo squilibrio diventa ancora più evidente – sottolinea l’articolo – se si confronta l’aiuto statale con le ‘risorse proprie’ dei sindaci nei vari territori: al Nord- Ovest arriva un assegno di valore pari al 39% di quanto i comuni raggranellano con tributi e tariffe, al Nord-Est il rapporto è al 31% mentre a Sud il valore schizza al 70 per cento”.

Ad aggravare lo squilibrio è soprattutto il fatto che le zone in cui il prelievo dovrà essere maggiore, sono anche quelle con le basi imponibili meno ‘ricche’. I redditi da fabbricati, per esempio, valgono tra i 692 e i 732 euro nel Centro-Nord (il dato delle regioni centrali è portato in alto dai valori di Roma), e si fermano a 373 euro nel Mezzogiorno, e in territori come la Basilicata e la Calabria sprofonda intorno ai 250 euro a testa. Dinamica simile per i valori di base dell’Ici sulle abitazioni non esenti, che passa dai 14-15mila euro delle zone più ricche ai 10mila euro del Sud. Lla lotta all’evasione immobiliare, con le misure in cantiere su cedolare secca ed emersione della casa fantasma, si può ipotizzare una ricaduta positiva, ma “la lotta all’evasione è una lunga guerra di posizione e non conosce bacchette magiche”, sottolinea il ‘Sole 24 Ore’.

Di fronte a questo scenario, il rischio è che la contraddizione fra basi imponibili e alte somme da ‘fiscalizzare’ spinga in alto le aliquote, anche perché l’introduzione del federalismo si dovrà accompagnare con la restituzione ai sindaci del potere di intervenire sulla leva fiscale. (gp)

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