Proibizionismo amerikano

Il sindaco di New York, Michael Bloomberg, ha proposto di vietare il fumo anche nei parchi e sulle spiagge. Niente più sigarette quindi sui 22 chilometri di sabbia e nei 1.700 parchi della Grande Mela, dalla famosa spiaggia di Coney Island a Central Park ma anche a Time Square. “La scienza è chiara in materia: […]

Il sindaco di New York, Michael Bloomberg, ha proposto di vietare il fumo anche nei parchi e sulle spiagge. Niente più sigarette quindi sui 22 chilometri di sabbia e nei 1.700 parchi della Grande Mela, dalla famosa spiaggia di Coney Island a Central Park ma anche a Time Square. “La scienza è chiara in materia: un’esposizione prolungata al fumo passivo nuoce alla salute – ha detto il sindaco, ex-fumatore – è giunto il momento di agire su questo problema”. Che il fumo sia nocivo, lui lo sa bene: ex fumatore redento, ora sostiene attivamente le politiche anti-tabacco. Il divieto di fumare nei bar e ristoranti della Grande Mela lo introdusse nel 2003, in aperta opposizione con la minoranza. Se la normativa dovesse essere approvata ufficialmente dal consiglio comunale di New York, i  trasgressori d’ora in poi dovranno pagare multe fino a 250 dollari (quasi 200 euro). Un colpo di grazia per i newyorchesi che non hanno ancora abbandonato il viziaccio e per i quali le sigarette sono oramai diventate un lusso. Da luglio infatti, dopo l’ultimo rincaro, New York è diventata la città più cara d’America per i fumatori che sborsano in media 11 dollari a pacchetto, circa 8,5 euro. Anche se ci spiace e vorremo essere, come fumatori, in qualche modo garantiti, magari in una riserva Wwf, dobbiamo riconoscere che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha posto la lotta al fumo passivo in primissimo piano, considerandola una battaglia che deve coinvolgere legislatori, educatori, sanitari, e persone di buon senso. Il problema da inquinamento ambientale da tabacco (ETS: enviromental tobacco smoke) è salito alla ribalta negli ultimi 12 anni. Nel 1992 l’Agenzia Statunitense per la Protezione Ambientale (EPA) ha ufficialmente etichettato il fumo passivo (ETS) come carcinogeno umano di “classe A”. I carcinogeni di Classe A sono quelli considerati più pericolosi per i quali non esiste un livello minimo sicuro di esposizione. L’entità dell’esposizione al fumo passivo dipende da alcune variabili come il numero di sigarette fumate, la grandezza dell’ambiente dove si fuma, il livello di catrame, la durata dell’esposizione e la ventilazione dell’ambiente. Esistono sostanziali evidenze scientifiche che il fumo passivo è seriamente nocivo per la salute dei non fumatori. Il non fumatore che inala fumo passivo rischia gran parte delle malattie cui è soggetto il fumatore attivo. L’esposizione al fumo passivo è caratterizzata da un effetto dose-risposta. Più intensa e più prolungata è l’esposizione al fumo ambientale, e maggiori sono le conseguenze derivate dalla nocività dell’esposizione. In altre parole: più aumenta l’esposizione, più aumentano i rischi di patologia cardiovascolare e cerebrovascolare. La mortalità per patologie cardiovascolari come anche per tumore del polmone e dei seni nasali, ha una dimostrata associazione di causalità con il fumo passivo. Il fumo attivo come il fumo passivo viene comunemente associato al tumore polmonare. Invece sono gli incidenti cardiaci e cerebrovascolari che più frequentemente risultano associati al fumo passivo rispetto al cancro polmonare. Vari studi stimano che i decessi per malattie cardiovascolari ETS-correlati sono 10 volte più numerosi del cancro polmonare correlato al fumo passivo. Ferisce per 3 vie sul benessere dell’apparato respiratorio: 1. In primo luogo favorisce l’aterosclerosi per i danni all’endotelio e al profilo lipidico (aumento il colesterolo LDL); 2. favorisce la formazione di trombi in quanto altera la funzione piastrinica, aumenta il fibrinogeno e l’ematocrito (aumento della viscosità ematica). 3. facilita lo spasmo coronarico incrementando la produzione di adrenalina e di prostaglandina. L’effetto combinato di questi tre gruppi di effetti è biologicamente e clinicamente piuttosto notevole per angina pectoris, infarto miocardico e ictus, specie se si associa ad altri fattori di rischio come diabete, ipertensione, ipercolesterolemia e pillola antifecondativa la quale determina un aumento degli incidenti tromboembolici. E’ stato stimato che mogli non fumatrici che vivono con fumatori, aumentano del 20-30% il rischio di morte per ischemia miocardica. Negli USA sono valutati in 62.000 i decessi per cardiopatia ischemica causata da ETS. Questi dati derivanti da studi epidemiologici e confortati da positive prove di laboratorio, non lasciano spazio a dubbi sul fatto che il fumo di sigaretta è nocivo anche per chi non fuma, soprattutto per bambini e adulti con patologie cardiache e respiratorie. Se il fumo passivo è in definitiva dal punto personale una questione di “rispetto” del non fumatore, dal punto di vista sociale diventa una questione di “diritto” perché la libertà del singolo finisce dove inizia la libertà degli altri. La protezione dei non fumatori quindi è un’azione indispensabile di salute pubblica, essenziale per la salute delle future generazioni. Tempi sempre più difficili quindi per gli impenitenti patiti delle bionde, alla ricerca, è il caso di dirlo, di “spazi di sopravvivenza”. La ricerca di spazi adibiti a non crollare vittime dell’astinenza, è resa ancora più difficile da una recente ricerca australiana, che ci avverte che Capita infatti che, nella maggior parte dei locali, non ci sia una saletta solo per i fumatori, e così, coloro che volendosi una “bionda” sono costretti ad uscire e a fumare per strada, ponendosi davanti l’ingresso del locale, si trovano in un punto in cui anche chi non fuma transita, e gli effetti che subisce dell’effetto passivo non sono poi così diversi da quelli che subirebbe se il fumatore fosse dentro il locale stesso. La ricerca è stata effettuata su 28 pub e ristoranti della cittadina australiana, all’esterno dei quali è stato condotto un test di qualità dell’aria. Per capire se c’erano pericoli anche per i non fumatori, i ricercatori hanno installato un monitor di particelle per misurare quanti microscopici agenti inquinanti del tipo contenuto nel fumo di tabacco si trovavano nell’aria. E la risposta è stata preoccupante: anche all’esterno il fumo passivo rappresenta un pericolo per la salute. In particolare i pericoli derivanti dal fumo sono problemi respiratori lievi (come ad esempio l’asma o la mancanza temporanea di ossigeno), gravi (malattie cardiache o respiratorie) o molto gravi (cancro e morte precoce su tutti). Per cui si potrà fumare o in mezzo al mare o in pieno deserto, naturalmente con richiesta di ferie per gravi motivi di salute (propria ed altrui)

Carlo Di Stanislao

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