Al via la Carovana Libera, 123 tappe per diffondere coraggio

“Ci spostiamo in gruppo come le carovane del deserto, abbiamo un bagaglio che è la corresponsabilità, la cura della memoria, la lotta per la dignità della persona e per il lavoro” e “dobbiamo avere – sprona don Luigi Ciotti, fondatore di Libera – la forza di rompere il silenzio, il coraggio di una denuncia serie […]

“Ci spostiamo in gruppo come le carovane del deserto, abbiamo un bagaglio che è la corresponsabilità, la cura della memoria, la lotta per la dignità della persona e per il lavoro” e “dobbiamo avere – sprona don Luigi Ciotti, fondatore di Libera – la forza di rompere il silenzio, il coraggio di una denuncia serie e documentata e la forza della proposta”. Parte domani la Carovana Antimafia di Arci, Libera e Avviso Pubblico, e per 96 giorni attraverserà tutte le regioni d’Italia, arrivando anche all’estero – saranno taccate la Svizzera, la Corsica e i Balcani, spingendosi fino in Bulgaria – perché, come ha detto don Ciotti presentando l’iniziativa, “le mafie si globalizzano e noi abbiamo globalizzato una società civile responsabile”. La Carovana, nata nel 1994, all’indomani delle stragi di Capaci e via D’Amelio, è un viaggio attraverso i territori per diffondere il percorso dell’antimafia sociale che, nella lotta alla criminalità, affianca le forze dell’ordine e la magistratura. In ognuno dei luoghi raggiunti nelle 123 tappe (17.440 i chilometri da percorrere) sono previste iniziative per coinvolgere gli abitanti: tra le altre, il 19 marzo, i carovanieri a bordo di due furgoni si fermeranno a Potenza e parteciperanno alla Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie, e sarà data lettura dei loro nomi; il 25 aprile Aprile sarà celebrata la resistenza a Gattatico, a casa dei fratelli Cervi; il 4 giugno la carovana arriverà a Corleone, luogo simbolo della lotta alla mafia, dove il viaggio si chiuderà con un grande concerto. Tra i padrini della Carovana, sostenuta anche da Cgil, Cisl, Uil, Arciragazzi e Banca Etica, il procuratore nazionale Antimafia, Piero Grasso. “E’ un veicolo importantissimo”, ha detto Grasso, ma – è il richiamo – ” trovo difficile parlare di cultura a chi non ha soldi per sfamare i propri figli. Quindi prima bisogna eliminare le sacche di devianza sociale e lavorativa, poi diffondere l’impegno e la solidarietà”.

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