Sotto attacco in tutta Italia gli operatori Rom dell’usato

 Il 2011 non è stato un buon anno “per il popolo Rom, grande protagonista del riutilizzo in Italia. Nonostante il grande servizio dato all’ambiente e le innovazioni normative, le amministrazioni non danno segnali per la regolarizzare del fenomeno”: si apre così la sezione dedicata agli operatori Rom del settore dell’usato, contenuta nel “Rapporto sul Riutilizzo 2011” […]

 Il 2011 non è stato un buon anno “per il popolo Rom, grande protagonista del riutilizzo in Italia. Nonostante il grande servizio dato all’ambiente e le innovazioni normative, le amministrazioni non danno segnali per la regolarizzare del fenomeno”: si apre così la sezione dedicata agli operatori Rom del settore dell’usato, contenuta nel “Rapporto sul Riutilizzo 2011” curato dal Centro di Ricerca Economico e Sociale di “Occhio del Riciclone”, in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente, presentato il 18 novembre scorso presso la Città dell’Altraeconomia a Roma.

Dal documento emerge che, grazie alla vendita di merci recuperate, circa il 10% di questa comunità riesce a vivere con un reddito onesto. Si tratta di frugatori, in parte sostituiti dalle nuove generazioni di bulgari e rumeni, stanziati ai margini dei mercati spontanei in ritrovi di fortuna e che, non sostenendo costi di trasporto e igienizzazione dei prodotti raccolti, hanno determinato il crollo dei prezzi in vendita. Insieme a quella dei ferraioli sono la categoria più colpita. “Una volta gettato nel cassonetto, il rifiuto diventa proprietà dell’A.m.a. e il suo approviggionamento viene considerato furto”, spiega Silvia Paoluzzi, della Rete di Sostegno ai Mercati Rom. “Si rischia addirittura il sequestro del veicolo. Per questo ha preso piede il fenomeno dei ragazzi in bicicletta, che con cassette di plastica, trasportano ferro e metalli in piccole quantità”. Poi ci sono i rigattieri e svuotacantine che, non trovando sbocchi nei mercati, sono costretti al conto terzi.

Sempre più ridotto lo spazio concesso nei mercati autorizzati. “Sono sotto attacco in tutta Italia”, spiega Aleramo Virgili, portavoce della Rete O.n.u. Lazio (Rete Operatori nazionali dell’usato). ”Dalle periferie romane al famoso mercato di Porta Portese; dal mercatino dello stadio San Nicola di Bari a quello di Bonola (Milano); dall’area del Porto antico di Genova o di Piazza Garibaldi a Napoli”. Per oltre 10 anni, i “Romano Pijats”, mercati della Capitale, dietro il pagamento della Ta.Ri (tariffa rifiuti) e del suolo pubblico, hanno garantito un reddito ad oltre 500 capifamiglia Rom, consentendo di regolarizzare documenti. Da circa 3 anni la battuta d’arresto. Chi vuole lavorare è costretto ad aprire la partita Iva, che molti non possono permettersi, costringendo la maggior parte a tornare nell’informalità.

La Rete di Sostegno ai Mercatini Rom, nata lo scorso aprile durante gli “Stati Generali del Riciclo”, ha raccolto l’eredità di questa esperienza e quella dello Sportello Popolare per i Migranti di via del Quarticciolo 18 a Roma, che dal 2008 ha svolto un servizio di ascolto e supporto legale gratuito fino a tre settimane fa, quando è stato chiuso “a causa di pesanti problemi d’intolleranza razziale da parte degli abitanti del quartiere, molti dei quali coinvolti nella malavita locale” racconta la Paoluzzi. “Il VII Municipio, pur riconoscendo l’importanza che il servizio gestito da volontari ha svolto per decine di famiglie Rom, migranti di origine araba, nordafricana e sud americana, ha preferito farlo chiudere, piuttosto che affrontare il problema. Segno di come la questione Rom sia ancora percepita dalle istituzioni come un problema di sicurezza”. L’idea ora è quella di donare la sede ad altre cooperative e di trovare un’altra area dalla quale ripartire.

Al momento la Rete è impegnata a Napoli nei lavori della Prima Assemblea Nazionale degli Operatori dell’Usato, insieme alla Rete O.n.u. di cui fa parte: “Chiederemo mercati multietnici per migranti e la revisione della legge 205, per aprire spazi occupazionali e d’integrazione”. E conclude: “In Campania sono stati proprio i Rom a dare il buon esempio durante l’emergenza rifiuti. Dalla ricerca dell’Isde (Associazione Medici per l’Ambiente) ‘Il valore della raccolta differenziata a Napoli’, condotta con i dati di Asia e Ispra, risulta che i Rom abbiano contribuito per il 90% al corretto smaltimento di alluminio, rame e materiale ferroso. Fra i pochi quindi, a comprendere che è proprio la differenziazione dei rifiuti il vero ‘Oro di Napoli”.

Loredana Menghi

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