120 mila terremotati dell’Aquila non sono ‘nuvole’ o ‘trappole mentali’

Nella sua “filosofia minima”, Armando Massarenti, sul domenicale de ilSole24ore del 28 ottobre, titola: “I terremoti?, Nuvole non orologi”, riferendosi a Karl Popper ed a “trappole mentali” di Matteo Motterlini, per tornare a “ritenere assurda, eccessiva e controproducente la sentenza dell’Aquila”. Tesi che Massarenti, come ha ricordato ai suoi “quattro seguaci” e con essi ai […]

Nella sua “filosofia minima”, Armando Massarenti, sul domenicale de ilSole24ore del 28 ottobre, titola: “I terremoti?, Nuvole non orologi”, riferendosi a Karl Popper ed a “trappole mentali” di Matteo Motterlini, per tornare a “ritenere assurda, eccessiva e controproducente la sentenza dell’Aquila”. Tesi che Massarenti, come ha ricordato ai suoi “quattro seguaci” e con essi ai 120mila terremotati aquilani, fa discendere da due letture: quella su “come difendersi dalle proprie illusioni e dagli inganni altrui” di Matteo Motterlini; e dal “razionalismo critico” che sottende “la concezione fallibilistica della ricerca scientifica” di Karl Popper.

Entro questo quadro sembra che si vogliano collocare la sentenza dell’Aquila, i 309 morti e la dolorosa diaspora dei cittadini della quinta città monumentale d’Italia, prodotti dal sisma del 9 aprile 2009. Invece quei morti (e non solo i 29 per i quali sono stati condannati gli Scienziati) non sono dovuti alle “proprie illusioni”, così come la “fallibilità della scienza” non giustifica la privazione dell’anima di una secolare comunità. Ecco perché L’Aquila e tutti i centri del cratere si domandano perché gli Scienziati, o chi per essi, espressero (senza essere richiesti dai cittadini) “la non pericolosità dello sciame sismico?”. Espressione tradotta dai dirigenti della Protezione civile con l’invito ai cittadini di “stare tranquilli e bere un bicchiere di un buon vino”.

Così, il giornalista Giustino Parisse – come ancora profondamente si condanna – “uccise i suoi due figli ed il padre” morti sotto le macerie della loro casa, perché a loro disse di “stare tranquilli”, come avevano detto a lui, professionista e cittadino, i dirigenti della Protezione civile forti della “pronuncia” – oggi negata – dei Componenti della Commissione grandi rischi. Ogni aquilano ancora si domanda il perché, vuoi gli Scienziati o vuoi la Protezione civile, abbiano colpevolmente abrogato la legge atavica, non scritta, ma tramandata nei secoli da padre in figlio? ” …Al terremoto – questa la legge atavica – fermati possibilmente sotto un arco. Finita la scossa, esci di casa e vai in piazza, rimanendoci finché non cessano le repliche”.

Dev’essere anche per questo, forse, che L’Aquila conta 99 piazze. Un “non sappiamo” in luogo di “state tranquilli” avrebbe risparmiato tante vite umane e salvato migliaia e migliaia di cittadini dalla paura che ancora si portano dentro.
E’ di chi quell’evento non ha toccato la convinzione – e Nicola Nosengo e Armando Massarenti sono tra questi – che quella sentenza “non sia una buona soluzione”. Per chi? Forse per quanti sostengono che “la condanna si basa su un’idea di “responsabilità collettiva” che non reggerebbe un giorno in tribunali di altri paesi”?

Non siamo in “altri paesi”, ma nel nostro dove è accaduta una catastrofe per nulla risalente a “responsabilità collettiva”, bensì ad un comportamento non ammissibile di 7 Scienziati e di un’istituzione altissima, qual è la Protezione civile. Va detto che i terremotati abruzzesi attendono la sentenza alla prova delle motivazioni, previste per il mese di dicembre, in quanto sono convinti che la condanna “è una buona soluzione”, contrariamente a quanto ritiene Armando Massarenti.
Comunque, è la soluzione data dalla magistratura aquilana, che è stata ed è di alto profilo, e forse di esempio al mondo giudiziario italiano, anche per conclamare che l’espressione della scienza è autonoma per gli scienziati tutti.

Amedeo Esposito

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