Estrazioni petrolifere: bliz di Goletta Verde a Ombrina Mare

Un’azione dimostrativa e fragorosa che ha simulato i rischi che potrebbero derivare dalle attività petrolifere, vista da Trabocco di Punta Tufano. Obiettivo: chiedere al Ministero dell’Ambiente di non firmare il decreto di Valutazione d’impatto ambientale per l’impianto di Ombrina Mare, che dovrebbe nascere a sole 3 miglia dalla bellissima costa dei trabocchi e dall’istituendo Parco […]

Un’azione dimostrativa e fragorosa che ha simulato i rischi che potrebbero derivare dalle attività petrolifere, vista da Trabocco di Punta Tufano. Obiettivo: chiedere al Ministero dell’Ambiente di non firmare il decreto di Valutazione d’impatto ambientale per l’impianto di Ombrina Mare, che dovrebbe nascere a sole 3 miglia dalla bellissima costa dei trabocchi e dall’istituendo Parco nazionale della costa teatina, nonostante la contrarietà dei cittadini, delle amministrazioni locali e della Regione Abruzzo che non vogliono ipotecare il proprio futuro mettendo in pericolo ambiente, paesaggio, agricoltura, turismo e salute.
Si stanno cedendo migliaia di kmq di mare alle società petrolifere, in nome di una presunta indipendenza energetica che durerebbe appena 7 settimane, stando ai consumi attuali e alla stima delle riserve accertate sotto il mare italiane. Oltre al rischio inquinamento dovuto all’intenso traffico di idrocarburi (Il Mediterraneo è una delle aree maggiormente esposte visto che vi transita circa il 20% di tutto il traffico mondiale di prodotti petroliferi, circa 360 milioni di tonnellate all’anno) la maggiore preoccupazione ora arriva proprio dai pericoli derivanti dalle attività di estrazione di greggio dalle piattaforme già attive nel mare italiano e da quelle che potranno arrivare nei prossimi mesi. Una forte accelerazione delle richieste per la ricerca e l’estrazione di petrolio scattata a seguito degli ultimi atti normativi che annullano i vincoli per la tutela delle aree marine di pregio e per le coste.
“Questa deriva petrolifera nell’adriatico e nel mediterraneo ci preoccupa molto e deve essere assolutamente fermata, a partire dall’abrogazione dell’articolo 35 del decreto sviluppo e delle altre norme pro trivelle – commenta Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente -. Un segnale importante arriva dalla direttiva europea sulla sicurezza delle operazioni offshore approvata nel giugno scorso, illustrata alle compagnie petrolifere dallo stesso Ministero dello sviluppo economico, che impone precisi vincoli al rilascio delle autorizzazioni quali un’attenta valutazione del rischio, le garanzie che le società concessionarie forniscano le dovute garanzie economiche per coprire i danni derivanti da incidenti più o meno gravi e soprattutto la partecipazione del pubblico nell’iter del rilascio delle autorizzazioni. Tutti elementi che dalla semplice lettura del parere favorevole espresso dalla Comitato VIA nazionale, non sembrano siano stati presi in considerazione nel caso di Ombrina Mare”.
Particolarmente grave la situazione, e altrettanto saranno le conseguenze, dunque, per l’Abruzzo che, nell’inquietante quadro elaborato dall’ex ministro Passera, sarebbe condannato a regione petrolchimica. La Strategia Energetica Nazionale individua infatti, per l’Abruzzo un elevato potenziale di sviluppo degli idrocarburi che, sotto la prospettiva di base logistica per lo sviluppo di nuove attività estrattive per l’intero Sud Italia, prefigura un vero e proprio distretto energetico del fossile. Tutto questo, a dispetto degli interessi economici e della volontà ampiamente maggioritaria della popolazione e degli enti locali. Ombrina Mare rischia così di fare da apripista alla nuova strategia delle trivellazioni.
“Il progetto di Ombrina deve essere fermato: chiediamo al Ministero dell’Ambiente di non firmare il decreto Via e ridare così giusto peso alla voce agli abruzzesi sulle scelte che riguardano il loro futuro – dichiara Angelo di Matteo, presidente Legambiente Abruzzo -. L’iter seguito da Medoilgas Italia ci lascia molto perplessi e abbiamo già denunciato quelle che riteniamo essere le anomalie negli atti della società e del ministero dell’Ambiente. È un progetto che non convince e che non porterà nessun vantaggio né alla popolazione, né al territorio abruzzese, ma solo alla concessionaria, visto che stiamo parlando di petrolio di pessima qualità e in quantità irrisorie. Non solo non si ridurrebbe la dipendenza dall’estero per “abbassare la bolletta” energetica ma si offendono i cittadini di questa regione con royalties vergognose che nella migliore delle ipotesi arriverebbero al valore di mezza tazzina di caffè all’anno per ognuno di loro”.

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