Staffete, rabbie ed inverni

A sorpresa a cena dal Napolitano, ancora una volta attaccato dal M5S e salvato dal Comitato Parlamentare che ha votato per l’archiviazione del supposto impichement, scaturito dopo la pubblicazione del libro di Alain Friedman sul Capo dello Stato ed i suoi incontri con Monti nel 2011, arriva Matteo Renzi per quello che l’Unità definisce “un […]

letta5A sorpresa a cena dal Napolitano, ancora una volta attaccato dal M5S e salvato dal Comitato Parlamentare che ha votato per l’archiviazione del supposto impichement, scaturito dopo la pubblicazione del libro di Alain Friedman sul Capo dello Stato ed i suoi incontri con Monti nel 2011, arriva Matteo Renzi per quello che l’Unità definisce “un colloquio necessario” viste le voci sempre più insistenti di una possibile staffetta tra il segretario del Pd e Enrico Letta che potrebbe salire al Colle domattina o più probabilmente giovedì, per proporre le novità sulla squadra e sul programma, secondo il dettato della sfida che aveva lanciato sabato, ma con tutte le incertezze che le fibrillazioni dentro il Pd consigliano, complici anche le fitte agende dei due interlocutori.
Sulla tenuta del governo e sulla sua eventuale possibilità di rilanciarsi pesano gli equilibri interni al partito di maggioranza e la riforma della legge elettorale che da domani torna in Aula alla Camera con votazioni segrete sarà un test importante. Oggi la minoranza guidata da Gianni Cuperlo è tornata a chiedere modifiche alla riforma ma anche un chiarimento vero sul governo non escludendo che a guidarlo possa andare Renzi; sicché è ovvio che Napolitano lo abbia voluto incontrare immediatamente per poter valutare la situazione politica e, in particolare, lo stato di salute del governo, che davvero non sembra buono.
Il Nuovo Centro Destra parte con un assist a Letta con Alfano, che oltre a sostenere che il Pd deve smetterla di fare confusione, afferma che è ormai ora di parlare di altro che di sbarramenti e soglie elettorali, ma piuttosto concentrarsi, ma sempre con Letta alla guida, su detassazione del lavoro e sostegno reale alle famiglie.
Le borse ci stanno a guardare e mentre Janet Yellen convince i mercati con la sua prima testimonianza ufficiale da presidente della Federal Reserve di fronte al Congresso Usa e In Europa la propensione al rischio mostrata dagli investitori favorisce soprattutto il Portogallo, che ha collocato attraverso un sindacato di banche titoli decennali per 3 miliardi di euro a un rendimento attorno al 5 per cento, i test significativi per L’Italia sono rinviati a domani (collocazione 8 miliardi di BoT a 12 mesi) e soprattutto giovedì (6-7,5 miliardi fra BTp a 3,7 e 30 anni).
Nel frattempo i “forconi” sono tornati in piazza e due hanno minacciato di darsi fuoco in Piazza S. Pietro, bloccati dalle forze dell’ordine.
L’Italia della rabbia e dello scontento riemerge per ora ad ondate, ma non si placa affatto ed anzi si mostra sempre più risoluta.
Anche perché i problemi sono sempre gli stessi, quelli già evidenziati nel docu-film del 2009 di Elisa Fuksas, con abusivismo scellerato, mancanza di lavoro e prospettive e giovani sempre più stretti dalle paure, in uno scenario ancora più feroce di quello descritto da Pasolini nel 1962, sul n.2 di “Vie Nuove”, dove la “normalità” indifferente era la risposta allo scontento, mentre ora qualcosa di molto diverso sta avvenendo.
Per cinquanta anni e più l’Italia si è addormentata dentro una normalità che aveva impedito di riflettere di giudicare, ma ora in piazza si presenta la rabbia non solo di poeti ed intellettuali, ma di gente comune che si è risvegliata ed è stanca di questo stato di cose, con coltrine di parole che non portano a nulla e nessuna vera attuazione di novità sociali, etiche, collettive ed individuali.
Come ha scritto Giovanni Cominelli, citando Steinbeck che pure cita Shakespeare, stiamo vivendo “l’inverno del nostro scontento”, siamo scontenti di essere italiani e di uno Stato cresciuto in modo tumorale in 150 anni, con al suo interno una classe dirigente amministrativa, con un’amplissima base di massa, che è riuscita a piegare la politica, l’economia, la società ai propri interessi, generando di fatto una burocrazia lenta, farraginosa ed inutile che è la vera struttura di governo del Paese, costosa, inefficiente, corrotta, riprodottasi attraverso più di 700.000 leggi, decreti, regolamenti, aiutata da una politica collusa o incapace.
Scrisse Papa Montini che “la politica è la più alta forma di carità”, ma non conosceva i politici ed i burocrati al seguito di questi giorni.
Sicché ora, nonostante il Riccardo III, sarà difficile che per noi, comunque vadano le cose nella staffetta di Palazzo Chigi o altrove, l’inverno dello scontento si “trasformi in estate sfolgorante” ai raggi di una ritrovata dignità.

Carlo Di Stanislao

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