Apatia, natura e costumi

Renzi scrive ai suoi e li rincuora, mentre sono costretti a “vedere il Senato costretto a perdere tempo senza poter discutere in modo civile, ma attraverso emendamenti burla” e li ammonisce dicendo che il “futuro del Paese” dipende da loro. Una “indisposizione fisica” del Cavaliere fa saltare l’incontro fra lui e Renzi, che doveva avvenire […]

Immagine (5)Renzi scrive ai suoi e li rincuora, mentre sono costretti a “vedere il Senato costretto a perdere tempo senza poter discutere in modo civile, ma attraverso emendamenti burla” e li ammonisce dicendo che il “futuro del Paese” dipende da loro. Una “indisposizione fisica” del Cavaliere fa saltare l’incontro fra lui e Renzi, che doveva avvenire domani a Palazzo Chigi e, nel frattempo, i malpancisti di sinistra continuano a mugugnare di deriva autoritaria e Grillo ammonisce i suoi di tenere la linea dura. Nessuna trattativa per il Sel sul numero degli emendamenti ed i tempi si profilano lunghi, lunghissimi su questo primo punto di riforma, facendo immaginare quali saranno quelli su punti cruciali come lavoro e pubblica amministrazione. Nel frattempo il Tesoro torna a parlare di rischio di crescita zero, mentre alberghi e spiagge sono vuote e non per il maltempo climatico, ma per quello monetario, con una decina di milioni di taliani in ambascia e gli altri, tranne pochi previlegiati, ad arrancare.

C’è poco da stare allegri e non servono il trionfo francese di Nibali (che fa di lui un milionario) e la reviviscenza della Ferrari, seconda e quarta in Ungheria. Ci sono in questa estate di affanni e rinvii, di piogge con pochissimo sole, quasi 500 tasse da pagare e le semplificazioni promesse sempre più illusorie e distanti.

Ricorda Isidoro Trovato sul Corriere che qualche giorno fa il calendario delle scadenze fiscali è stato messo per l’ennesima volta alla prova: è arrivato l’annuncio del rinvio dal 31 luglio al 19 settembre della scadenza della presentazione dei modelli 770, moduli che contengono l’elenco della forza lavoro retribuita e la loro presentazione è obbligatoria da parte dei datori di lavoro. Ora è attesa la firma del ministro dell’Economia sul decreto che successivamente arriverà a Palazzo Chigi per il via libera definitivo, ma già tra oggi e domani è atteso l’annuncio ufficiale da parte dell’Amministrazione finanziaria.

Ma la sostanza della questione non cambia: in gioco ci sono più di 400 adempimenti in poco più di un mese, che fa permanere quasi intatto l’ingorgo fiscale dell’estate:, con l’erario chiede ai contribuenti l’ennesimo sforzo titanico dal 20 agosto al 19 settembre, con in ballo una paradossale emergenza estiva ed i contribuenti ed i contribuenti che non sono solo chiamati a soddisfare le richieste di un Fisco tra i più esosi d’Europa, ma anche a dover fare i conti con tanta burocrazia e una marea di adempimenti concentrati nel periodo Italia in cui ci si dovrebbe almeno riposare.

Ieri a Genova, salutando l’arrivo della Concordia, unica impresa davvero riuscita negli ultimi alla nostra Nazione (guidata però da un olandese), Renzi ha detto: “Se noi semplifichiamo la burocrazia, diamo efficienza al Fisco, diamo semplicità alle regole sul lavoro possiamo uscire dalla crisi che è europea e non solo italiana. Poi il tempo ci dirà se abbiamo ragione noi o i gufi”.

Per ora, guardando a ciò che accade alle sue riforme “tappate” e alle tasche degli italiani sembra che siano proprio i gufi ad avere ragione. Se portiamo lo sguardo fuori il panorama non è migliore. Oltre alla guerra in Ucraina e alla ferocia sempre maggiore a Gaza, oltre alla Nigeria a fero e fuoco, anche la Libia del dopo Gheddafi e fuori da ogni controllo.

Dal paese in fiamme i tedeschi richiamano i loro diplomatici e 100 nostri connazionali lasciano la Libia sotto protezione.

Il sito della Farnesina “Viaggiare sicuri” sconsiglia “tassativamente” di recarsi a Bengasi o in Cienarica e invita “i connazionali ad evitare temporaneamente viaggi anche nella capitale”. L’ambasciata a Tripoli resta comunque “aperta, operativa e sempre contattabile”, dove il bilancio di due settimane di scontri furibondi è di 100 morti e 400 feriti.

La presenza di gruppi islamici e dei jihadisti di Ansar al Sharia rendono la parte orientale della Cirenaica ancora più instabile e insicura e continua, in quella che fu la culla della rivoluzione contro Muammar Gheddafi, l’operazione “Dignità” del generale dissidente Khalifa Haftar – accusato di colpo di Stato e di aver assunto un’autorità che non gli compete – che da maggio scorso tenta di ‘ripulire’ l’est dai fondamentalisti.

Nel nord del Camerun, al confine con la Nigeria, nella città di Kalafota, un gruppo di miliziani del gruppo Boko Haran ha portato ha termine una incursione durante la quale ha sequestrato varie persone fra cui la moglie del vicepremier nigeriano Amadou Ali.

I miliziani hanno attaccato anche la residenza del ‘lamido’ (il leader religioso), Seini Boukar Lamine, che pochi giorni fa aveva espresso preoccupazioni su attacchi e sortite dei Boko Haram, che, dal 2009, conduce in Nigeria una sanguinosa guerriglia che ha mietuto migliaia di vittime, oltre 2mila dall’inizio del 2014, sconfinando nei Paesi vicini. Come il Camerun, che ha intensificato la lotta contro Boko Haram sulla scia dell’indignazione internazionale seguita al sequestro di oltre 200 studentesse nigeriane lo scorso 14 aprile. La zona frontaliera tra Nigeria e Camerun è considerata il rifugio della setta fondamentalista, il santuario da cui muovere per le sue scorribande, ma anche territorio di transito e di stoccaggio di armi ed esplosivi.

Un’altra strage di bambini si registra a Gaza, nei pressi di un campo profughi, mentre un colpo di mortaio lanciato dalla Striscia nel sud di Israele ha ucciso quattro civili.

Obama chiede all’Onu una tregua e Netanyahu replica che le Nazioni Unite stanno ascoltando i bisogni di terroristi che sparano sui civili.

Venerdì scorso, su Rai 2, l’attore, regista, capocomico, cantante, saltimbanco Moni Ovaida, bulgaro di nascita ma milanese d’adozione, ebreo cosmopolita che sembra trarre linfa, idee, forza dalla capacità di conciliare la sua tradizione sia sefardita sia yiddish con l’apertura a culture disparate, tra cui in primis quelle legate al retaggio mitteleuropeo, ha espresso la sua critica nei confronti della politica israeliana a Gaza, con un tono anche divertente, ma sempre in grado di portare lo sguardo sui drammi del mondo contemporaneo. “Il mondo è scemo” (Oylem Golem) è il titolo di uno dei suoi primi spettacoli di grande successo, in cui si racconta che il mondo odierno sembra sfuggire a quei valori umanistici, di tolleranza e ironia, di cui la tradizione ebraica è portatrice. Come alcuni (e sempre meno numerosi) intellettuali ebraici, Salomone “Moni” Ovadia, dicevamo, è un acerrimo critico della politica israeliana e su Rai 2, il 25 scorso, di fronte alla tragedia che si consuma a Gaza ribadisce, senza mezzi termini, la sua condanna ai bombardamenti ordinati dal governo dello Stato ebraico schierandosi a fianco della popolazione palestinese. Posizione critica che sposa da anni e che lo ha allontanato dalla comunità ebraica di Milano, così come altri ebrei che dissentono dalla politica di Israele, costretto a fare i conti con critiche, isolamento e con il profondo tormento di chi si trova nella posizione di dover scegliere, come scriveva lo scrittore Albert Camus a proposito della guerra d’Algeria, tra la propria madre e la giustizia.

Più volte Ovadia ha parlato di Salonicco come modello ideale di tolleranza e convivenza che generano spinte propulsive e crescite sociali e culturali ed in varie occasioni ha ricordato, a chi di dovere, che “per gli ebrei la Turchia ha rappresentato terra di accoglienza. Questo è un fatto assodato, a prescindere da altre considerazioni. Gli ebrei sono stati accolti dall’Impero ottomano ricevendo il riconoscimento di cittadini a tutti gli effetti”. Arabi, cristiani e ebrei, vissuti nel reciproco rispetto e nella tolleranza, che hanno portato Salonicco, la città dedicata alla sorella di Alessandro, ad essere la Capitale Europea dei giovani per il 2014 ed un esempio da seguire non solo per la Grecia in crisi, ma per l’intero mondo.

Ciò che ha fatto grande l’antica Tessalinica fu la libertà spirituale e la dignità cooperativa nello sviluppo sociale e civile.


Viene in mente quanto scrisse Voltaire in una sua lettera dall’Inghilterra: “Mettete una sola religione in uno Stato e ci sarà il dispotismo. Mettetene due e ci sarà la guerra civile. Mettetene molte e tutti vivranno felici e in armonia”.

Non è male ricordare che “la natura degli uomini è identica, a dividerli sono i loro costumi”scriveva Confucio e che i costumi come dice la parola sono abiti, come lo sono le abitudini che appunto non sono innate nella natura umana, ma indotte e pertanto variabili.

E questo lo sanno bene coloro i quali fanno la politica non per sostenere i bisogni degli uomini, ma solo per cambiarne i costumi, renderli nemici e spaventati ed approfittare di tutto questo.

“Oblomov” di Ivan A. Gončarovc ci insegna che è l’apatia, l’apatia morale, la nostra capacità di rinunciare alla ribellione ed alla lotta il principale nemico.

L’apatia viziata da una volontà rassegnata, fa retrocedere l’anima verso la più orribile delle catastrofi, laddove il sogno non perseguito, ma trasformato in solitaria visione notturna, diviene la dura catena che soggioga la vita, mentre questa, priva di qualunque spinta, finisce per tramutarsi in mera e decadente sussistenza. “Si trovava e si preparava sempre a cominciare a vivere, si disegnava di continuo nella mente il quadro della propria vita: tuttavia, a ogni anno che gli passava rapidamente sul capo, doveva cancellare e mutare qualche cosa in quel disegno”.

Carlo Di Stanislao

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