Un Nobel per l’orientamento

Il senso dell’orientamento è una funzione complessa che coinvolge diverse aree cerebrali ma ha, probabilmente, il suo “cuore” in una zona del cervello a ridosso del lobo temporale, che si chiama ippocampo, zona connessa alla percezione olfattiva che, come residuo vestigiale, orientava il soggetto in direzione opposta ad un pericolo attraverso la percezione feromonica. Sembra […]

Immagine (7)Il senso dell’orientamento è una funzione complessa che coinvolge diverse aree cerebrali ma ha, probabilmente, il suo “cuore” in una zona del cervello a ridosso del lobo temporale, che si chiama ippocampo, zona connessa alla percezione olfattiva che, come residuo vestigiale, orientava il soggetto in direzione opposta ad un pericolo attraverso la percezione feromonica. Sembra anche che, a causa di differenze anatomiche, gli uomini abbiano un ippocampo e quindi un orientamento migliore delle donne. Senza fare facili basttute sull’ippocampo dei nostri politici, va detto che il Nobel 2014 per la Medicina e la Fisiologia è stato assegnato all’americano John O’ Keefe e alla coppia norvegese May‐Britt ed Edvard Mose, cha da più di 30 anni lavorano alle bassi cellulari del senso dell’orientamento, che,appunto, risiede nell’ippocampo, parte del cervello che è inserito nel sistema limbico e in cui risiedono le prime lesioni in corso di Alzheimer.

In merito alla sua funzione dell’ippocampo si sono avute diverse idee dominanti in letteratura: l’inibizione, la memoria e lo spazio. La teoria dell’inibizione comportamentale (ironicamente definita da O’Keefe e Nadel “un piede sul freno”, che curiosamente rimanda al nome di uno dei tre Nobel di quest’anno) fu molto popolare fino agli anni ’60 e traeva la sua da due osservazioni: in primo luogo, gli animali il cui ippocampo era danneggiato tendevano ad essere iperattivi; la seconda, che gli animali con danni al tessuto ippocampale mostravano spesso difficoltà ad apprendere di inibire delle risposte che erano state loro insegnate prima. Gli studi invece di O’Keefe e dei due ricercatori norvegesi moglie e marito, ha dimostrato che l’ippocampo è sede di una sorta di gps che ci orienta nello spazio con dinamiche piutosto particolari e complesse le quali aprono la via alo studio dei meccanismi di base in molte malattie neurodegenerative. I neuroni dell’ippocampo, termine coniato nel XVI secolo dall’anatosmista Giulio Cesare Aranzi, caratteristicamente tendono a reagire con un’attivazione intensa anche a stimolazioni minime e hanno una scarica postuma protratta; ugualmente, è bassa la loro soglia per l’attività convulsiva e questa tende a irradiarsi con una reazione a catena per tutto il sistema limbico e a coinvolgere le aree mediocorticali. Particolarmente importante è l’intervento dell’ippocampo nell’attenzione, nell’apprendimento, nel condizionamento e nei processi mnesici e, come si è visto ora, nel senso spaziale.

Il Nobel ai tre scopritori di questo “Gps biologico”, la cui funzione si deve alla peculiare forma “a banana” e al fatto che le reti neuronali funzionaslo secondo sistemi geometrici particolari.

Fu John O’Keefe (75 anni), dell’University College di Londra, che nel 1971 individuò il primo componente di questo raffinatissimo sistema, studiando dei ratti liberi di muoversi in una stanza: scoprì che nel loro cervello c’è un tipo di cellula nervosa – nell’area chiamata ippocampo – che si attiva sempre quando una cavia si trova in un determinato posto in una stanza; altre cellule si attivano quando la cavia è in altri punti. O’Keefe concluse dunque che queste “cellule di posizionamento” hanno il compito di tracciare una mappa dello spazio circostante.

Trentaquattro anni più tardi, nel 2005, May-Britt ed Edvard Moser, di 51 e 53 anni (entrambi neuroscienziati all’Università Norvegese di Scienza e Tecnologia di Trondheim, NTNU), individuarono un altro componente chiave di questo sistema: un gruppo di cellule nervose, che chiamarono “cellule griglia”, che consentono un preciso posizionamento e percorso nello spazio.

L’annuncio dell’assegnazione dei premi è stato dato ieri a Stoccolma, nel corso di una conferenza stampa al Karolinska Institutet. I tre scienziati si dividono il riconoscimento pari a 8 milioni di corone svedesi (oltre 880mila euro): metà va a O’Keefe, metà ai Moser, che sono la quinta coppia premiata con tale riconoscimento, dopo i francesi Pierre e Marie Curie (Fisica, 1903), i francesi Irene e Frederic Joliot-Curie (Chimica, 1911, Irene era figlia di Pierre e Marie Curie) e gli americani Carl e Gerty Cori (Medicina, 1947) ed infine lo svedese Gunnar Myrdal che ha vinto nel 1974 il Nobel per l’Economia con sua moglie Alva Reimer Myrdal, a cui è andato quello per la Pace.

La cerimonia di assegnazione il 10 dicembre, anniversario della morte di Alfred Nobel, chimico svedese, ideatore della dinamite, filantropo nella più classica delle accezioni, che, sinceramente tormentato dalle possibili applicazioni belliche e distruttive delle sue scoperte, istituì il premio Nobel che rese immortale il suo nome per stimolare con la premiazione la ricerca nei campi che illuminano e aiutano l’Uomo a vivere degnamente.

Carlo Di Stanislao

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