Ipocrisia imperante

L’ipocrisia regna sovrana, in ogni luogo del mondo. Ipocrita è l’Europa nella questione migranti e ipocrita è l’America, indipendentemente dal governo, che ama apparire come il cane da guardia dei diritti umani sulla scena mondiale, con invio di mezzi e soldati a invadere paesi inferiori dal punto di vista militare, proprio al fine di portare […]

L’ipocrisia regna sovrana, in ogni luogo del mondo. Ipocrita è l’Europa nella questione migranti e ipocrita è l’America, indipendentemente dal governo, che ama apparire come il cane da guardia dei diritti umani sulla scena mondiale, con invio di mezzi e soldati a invadere paesi inferiori dal punto di vista militare, proprio al fine di portare “la luce della civiltà” in ogni angolo del mondo, con Guantanamo Bay diventata famosa per le violazioni dei diritti e una società che solo in apparenza è pluralista e invece esprime disparità razziali, di trattamento economico e di opportunità, fino a pratiche abitative discriminatorie.

Ipocrita è la stampa su molte questioni, ad esempio nel descrivere la Russia alla stregua dell’ISIS e Putin come colui che spinge il mondo verso una terribile guerra nucleare.
Per la stragrande maggioranza, per coloro che basano le loro informazioni sui media, l’America è la civiltà e la Russia la barbarie, idea basata sull’errata e ipocrita convinzione della superiorità intrinseca degli americani su tutti gli altri popoli e che afferma il primato degli interessi e dei valori americani sul resto del mondo.
Diversa è invece, come acutamente ha scritto già molti anni fa Montanelli, l’ipocrisia italiana, che non è un fatto collettivo o sociale, ma appartiene al novero delle iniziative private, e ognuno la esercita per fini personali.
Ipocrita è Renzi verso Marino e ipocrita Marino, verso una città che non ha saputo né comprendere né tanto meno amministrare.

In Italia, come dicevamo, più che collettiva l’ipocrisia è dei singoli, basata sull’opportunismo, sul conformismo e sul tornaconto personale.
Un esempio c’è offerto da Expo 2015, che di là dagli annunci trionfalistici d Renzi e del suo governo, che parlano di grande successo d’immagine e di pareggio fra spese e introiti, è un ennesimo e ipocrita mix d’ingredienti in salsa italiana, con inchieste della magistratura, grande consumo di suolo agricolo e grandi partner di una manifestazione che si chiama “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, Coca Cola e Mac Donald, come dire (l’amara battuta è di Vittorio Agnoletto e Emilio Molinari), nominare Erode testimonial dell’Unicef.
Un trionfo dell’ipocrisia, che, a parte i miliardi spesi e gli ettari distrutti, è stata una tecnica d’inganno (peraltro piena di crepe) in continuità con l’imbroglio del Piano Casa, del Job Acts, del Sblocca italia e della Buonascuola; condizioni che, nella sua neo-lingua, Renzi ha chiamato rispettivamente piano per liquidare l’edilizia residenziale pubblica, per rilanciare il lavoro, per frenare le speculazioni pericolose per l’ambiente e così via.
Per passare ad un altro tema, sempre Renzi (in continuità con gli ultimi governi, di destra e di sinistra, con la sola eccezione di Monti), sostiene che l’assistenza sanitaria è garantita per tutti i cittadini, ma poi taglia le spese, non sostituisce i medici che vanno in persione, non si occupa della annosa carenza del personale tecnico ed infermieristico e fa finta di ignorare il prolungarsi inopinato delle liste di attesa per accertamenti ed interventi che invece avrebbero carattere di urgenza o tempestività.

Il governo fa circolare come fosse una vittoria la riduzione di 300.000 impiegati del comparto pubblico, ma non dice che questi sono andati in pensione e non sostituiti in ruoli spesso di grande sensibilità e importanza.
Girando per il mondo Renzi ha preso ad affermare che l’Italia campeggia per creatività, innovazione e ricerca, spudoratamente ignorando la relazione di Andrea Lenzi, presidente del Cun, a margine del convegno, svoltosi poche settimane fa, “Il valore della ricerca, la creazione di opportunità. Pubblico e privato uniti per la ricerca made in Italy”, organizzato a Catania da Ely Lilli, in cui si denuncia che è basso, troppo basso, il rapporto tra spesa per Ricerca e Sviluppo e Pil, ancora molto lontano dall’obiettivo dell’1,53% che il governo si era dato e ancora più distante da quello dell’Eu del 3% entro il 2020.
I nostri ricercatori sono bravi, producono l’ottavo livello di lavori al mondo e questi lavori hanno indici di citazione in linea con Francia e Germania.
Questo si dice, ma si tace che sono pochi e messi in condizioni di lavoro precario e sempre più difficile.
E si tace un altro dato molto indicativo: da noi è molto bassa l’attrattività internazionale di studenti, ricercatori e investimenti privati in Ricerca e Sviluppo, con solo il 2% di studenti stranieri che vengono a studiare e da noi e solo il 24,2% della spesa in Ricerca e Sviluppo che arriva da multinazionali straniere, con in più un calo significativo negli ultimi cinque anni.

Ipocrita, ancora, è la chiesa, nonostante i tentativi di Papa Francesco,  come dimostra il nuovo Vatileaks scatenatasi pochi giorni fa con l’arresto di monsignor Lucio Angel Vallejo Balda e Francesca Immacolata Chaouqui,, a seguito della solo annunciata pubblicazione di due libri: Avarizia di Emiliano Fittipaldi, e Via Crucis di Gianluigi Nuzzi, dove si raccontano decine di scandali finanziari vaticani, grazie allo studio di una documentazione riservatissima e a un lungo lavoro di inchiesta giornalistica.
Il portavoce della Santa Sede, padre Lombardi, getta acqua sul fuoco e scrive, che oltre ad essere frutto di attività illecita, i due libri nascono vecchi, aggiungendo che: “Il Vaticano non prende decisioni in conformità a questi libri. Il Papa non è sconfortato e sa benissimo cosa fare”.
Intanto il vaso di Pandora dell’ipocrisia vaticana è ancora una volta scoperchiato e  la Santa Sede è alle prese con un’ altra inchiesta, quella relativa ad operazioni di compravendita di titoli e transazioni riconducibili a Gianpietro Nattino, presidente di Banca Finnat Euramerica Spa, che è indagato e per il quale sono state chieste rogatorie a Italia e Svizzera, per appurare le ipotesi di riciclaggio, insider trading e manipolazione del mercato”, in cui sarebbe stata utilizzata l’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica.
Come nota Antonio Buttazzo, l’elezione di un Papa che i cardinali hanno scelto “prendendolo alla fine del mondo”, come Bergoglio ebbe a definire la sua designazione, aveva il fine di far dimenticare gli innumerevoli scandali che avevano avvelenato una Chiesa in forte deficit di credibilità, con maggiordomi papali in carcere, sedi vescovili di tutto il mondo dissanguate dai risarcimenti dovuti a causa dei preti pedofili, rogatorie di mezzo mondo accatastate negli uffici giudiziari papali con cui si chiedeva (e si chiede) conto dell’enorme massa di denaro sporco che affluiva (e affluisce ) nella banca Vaticana e di cui regolarmente si perdevano ( e si perdono) le tracce.
Ora, prima le false notizie sul suo stato di salute e adesso l’uscita di questi due libri, dimostrano che neanche l’accorto e innovatore gesuita Francesco è riuscito a far pulizia nella curia romana.
La solita, ipocrita, manovra vaticana permette alla Chiesa di ammantarsi di meriti di rinnovamento quando in realtà quanto scoperto è la prova che nulla è cambiato tra le mura Leonine.
E non certo perché due dipendenti infedeli sono stati arrestati, ma per l’opposto se vogliamo, perché questi sono stati sbattuti in galera quando hanno svelato cosa succede tuttora tra le Sante Mura.
Le accuse che a Balda e Chaouqui vengono mosse infatti non si riferiscono alle malefatte perpetrate, Francesco regnante, in Vaticano, ma al fatto che siano state divulgate.
In questo modo, tutti infatti a pensare ai corvi che intercettano illegalmente Bergoglio e diffondono le segrete cose vaticane (queste le accuse) e nessuno che si preoccupa di quello che gli indagati hanno rivelato al mondo.
“Sei così ipocrita, che come l’ipocrisia ti avrà ucciso,/ sarai all’inferno, e ti crederai in paradiso”, scriveva nel 1961 a Gian Luigi Rondi Pasolini. Ed è così che l’italiano vive, tanto calato nella sua ipocrisia nel non provare più che un flebile, rapidissimo scandalo, di fronte alle ipocrisie infinite che lo circondano.

Ipocrisia viene dal greco e significa finzione e noi fingiamo continuamente, calpestando valori in cui giuriamo di credere.
Siamo, come ha scritto Gregorio Rizzo, “ipocriti relativisti”, persone che usano il compromesso per tacitare le proprie coscienze.
Persone che s’indignano quando s’indignano gli altri e che tacciono di fronte a misfatti che nessuno vede e denuncia.
Allora occorre riflettere su ciò che scriveva Nathaniel Hawthorne: “Nessuno può, per un periodo che non sia brevissimo, indossare una faccia da mostrare a se stesso e un’altra da mostrare a tutti gli altri, senza alla fine trovarsi nella condizione di non capire più quale possa essere la vera”.

Carlo Di Stanislao

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