Allergie: 10 regole per salvaguardare l’ambiente

La Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica (SIAAIC), guidata dal Prof. Giorgio Walter Canonica, ha istituito una task force, il cui responsabile è il Prof. Vincenzo Patella, sui cambiamenti climatici e ambientali. Il risultato è un decalogo, uno strumento indispensabile per fissare quali sono i consigli più importanti per ridurre la presenza nell’aria […]

La Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica (SIAAIC), guidata dal Prof. Giorgio Walter Canonica, ha istituito una task force, il cui responsabile è il Prof. Vincenzo Patella, sui cambiamenti climatici e ambientali. Il risultato è un decalogo, uno strumento indispensabile per fissare quali sono i consigli più importanti per ridurre la presenza nell’aria dei pollini.

Se n’è parlato durante il congresso Highlights, a Genova, nell’appuntamento annuale patrocinato dall’Italian Network in Allergy, Immunology & Asthma, dalla Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica (SIAAIC), dalla Società Italiana di Medicina Respiratoria (SIMER), dall’Ordine dei medici di Genova e dall’Università degli Studi di Genova.  Chairmen di Highlights in Allergy and Respiratory Diseases, è il Prof. Giorgio Walter Canonica, Allergy & Respiratory Diseases, DIMI, Genoa University, IRCCS-A.O.U.-San Martino-IST, coadiuvato da Fulvio Braido e Giovanni Passalacqua.

Nell’ultimo anno, la Siaaic, insieme ad associazioni ambientaliste, ha diffuso un decalogo sulla flora cittadina che è opportuno piantare per proteggere la salute della popolazione. “La problematica va esaminata alla radice, con delle logiche di responsabilità per quanto riguarda anche il riscaldamento globale – ammonisce Canonica – Altrimenti si rischia di andare incontro a una nuova decuplicazione di quanto già visto, con grosso impatto per chi soffre di problematiche cardio-respiratorie, oltre a tutta la salute dell’organismo, perché si aumentano gli agenti patogeni”.

1) Preferire piante entomofile, piante che affidano agli insetti  l’impollinazione  e producono minori quantità di polline  e non anemofile che affidano al vento la propagazione del polline (es. betulla, cipresso e ulivo);

  1. Mettere a dimora alberi ed arbusti che fioriscono in estate o inverno e non in primavera per avere un impatto minore  (es. gelsomino nudiflorum, camelia, erica, liburno, etc.);
  2. Effettuare la potatura delle siepi prima della fioritura e prima della emissione del polline;
  3. Falciare i prati prima della fioritura e della emissione del polline ;
  4. Seguire il calendario pollinico per praticare gli sfalci delle graminacee che sono altamente  allergeniche;
  5. Diserbare le aree endemiche per l’ambrosia (area padana);
  6. Predisporre la falciatura e gestione del verde nelle ore notturne e nelle giornate poco ventilate;
  7. Bonificare i luoghi di aggregazione da specie arboree, arbustive  e prative  allergizzanti;
  8. Bonificare i luoghi  pubblici da piante responsabili di dermatiti allergiche (asteracee tipo margherite e crisantemi, piante urticacee tipo ortica e parietaria, piante euforbiacee tipo stelle di natale)
  9. Consultare la mappe delle aree climatiche  per il monitoraggio delle concentrazioni dei pollini  prima di predisporre eventi pubblici

A creare maggiori problematiche sono piante come l’olivo o la betulla, che hanno dei pollini cosiddetti anemofili, che vengono diffusi nell’aria attraverso il vento e raggiungono facilmente le mucose respiratorie. L’utilizzo invece di piante “entomofile”, che per l’impollinazione utilizzano gli insetti, riduce questa sensibilizzazione di circa dieci volte.  Le piante ad impollinazione entomofila presentano invece fiori vistosi e profumati, al fine di attirare gli insetti. Esse producano minori quantità di polline, che viene trasportato da un insetto vettore. “Abbiamo elaborato questo Decalogo, in cui vengono fissati i punti principali da implementare da parte delle amministrazioni comunali nel momento in cui progettano le aree di verde pubblico – spiega ancora il professor Patella – Per le persone più sensibili i vantaggi saranno immediati grazie alla riduzione di piante allergizzanti nei parchi pubblici; a trarne un sicuro beneficio saranno poi le generazioni future, poiché si ridurrà la sensibilizzazione a queste piante particolarmente allergizzanti”.

 Tra le più pericolose, quelle appartenenti alla famiglia delle Graminaceae: mazzolina, bambagiona, logliarello, gramigna, codolina, mais, avena, erba canina e grano. Molto allergiche anche ontano, betulla, platano, lanciola, farinaccio selvatico, amaranto, erba-kali, barbabietola, atriplce, mercorella. Fortemente allergenico il polline dell’erba vetriola, ortica, acero, ambrosia. Nel gruppo delle piante allergeniche, a metà strada tra quelle altamente e quelle scarsamente pericolose, troviamo invece il carpino, nocciolo, carpino nero, cipresso, ginepro, tasso, tuia. Si consigliano, invece, piante poco allergeniche come faggio, castagno, leccio e rovere, ma anche frassino, ligustro e lillà, cedro, abete e pino. Scarsamente allergenico anche il polline del pioppo, salice, romice comune, zigolo, lisca, mirto, eucalipto, olmo.

La città può preservare molte insidie per gli allergici. Oltre alle piante allergizzanti, infatti, vi sono altri rischi legati alla scelta di solventi nelle vernici che vengono normalmente utilizzate per tinteggiare le facciate dei nostri edifici.

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