Obama: “Se i politici insultano i musulmani sbagliano”

“Tutti coloro che parlano di declino economico dell’America vendono fiction” cosi’ come “sono chiacchiere le retoriche sui nostri nemici che diventano piu’ forti mentre gli Usa si indeboliscono: gli Stati Uniti d’America sono la nazione piu’ potente della terra. Punto e basta”. Barack Obama nel suo ultimo discorso sullo Stato dell’Unione rivendica i successi della […]

“Tutti coloro che parlano di declino economico dell’America vendono fiction” cosi’ come “sono chiacchiere le retoriche sui nostri nemici che diventano piu’ forti mentre gli Usa si indeboliscono: gli Stati Uniti d’America sono la nazione piu’ potente della terra. Punto e basta”. Barack Obama nel suo ultimo discorso sullo Stato dell’Unione rivendica i successi della sua presidenza, a partire dalla creazione di 14 milioni di posti di lavoro, gettando acqua sul fuoco delle paure calvacate dai candidati repubblicani alla Casa Bianca, con Donald Trump in prima linea.

“Con l’aumentare delle frustrazioni, si leveranno voci che esorteranno a tornare alle tribu’, ad usare come capri espiatori cittadini dall’aspetto diverso dal nostro, o che non pregano come noi, o che non votano come noi o che non hanno lo stesso nostro background”, ha osservato il presidente. “Ma non possiamo permetterci di andare su questa strada – ha avvertito – non ci farà avere il tipo di economia che vogliamo, la sicurezza che desideriamo e soprattutto contraddice cio’ che ci rende l’invidia del mondo”. Il 44esimo comandante in capo ha dunque citato Papa Francesco. “Imitare l’odio e la violenza dei tiranni e degli assassini è il modo migliore per prendere il loro posto”, ha osservato. “Se i politici insultano i musulmani sbagliano, non ci rendono piu’ sicuri” e anzi, ha rincarato, ci sminuiscono “agli occhi del mondo rendendo per noi piu’ difficile raggiungere i nostri obiettivi”

Nell’intervento, duranto circa un’ora e al quale hanno assistito, tra gli altri, un rifugiato siriano, un ex clandestino, una veterana senzatetto e un attivista dei diritti dei gay, Obama ha invitato gli americani a concentrarsi su quattro “grandi quesiti”, riguardanti l’economia, la tecnologia, la sicurezza e la democrazia. “Vogliamo rispondere ai cambiamenti del nostro tempo con la paura, chiudendoci come nazione, e scontrandoci gli uni contro gli altri o vogliamo affrontare il futuro credendo in noi stessi, nei nostri valori e nelle incredibili cose che possiamo fare insieme?”, è la sfida che ha lanciato Obama. “Solo migliorando le nostre politiche possiamo raggiungere il futuro che tutti vogliamo, cioè opportunità e sicurezza per le nostre famiglie, migliori standard di vita e un pianeta piu’ pacifico e sostenibile per i nostri figli”, ha affermato il presidente, sottolineando come le divisioni politiche, aumentate negli ultimi anni, rappresentino “l’unico rammarico” della sua presidenza.

“Migliori politiche non significa che bisogna concordare su tutto – ha riconosciuto – ma la democrazia richiede una basilare fiducia tra i suoi cittadini”. Gli Usa hanno attraversato profondi cambiamenti anche in passato, “la guerra, la depressione, i flussi migratori, le lotte dei lavoratori e i movimenti per i diritti civili e ogni volta – ha insistito – c’è stato qualcuno che ci detto che dovevamo temere il futuro, che ci ha invitati a porre il freno sul cambiamento promettendo di ripristinare le glorie passate” ma “abbiamo sempre vinto queste paure e non ci siamo arresi, per usare le parole di Lincoln, “al dogma del passato tranquillo”. E se in politica estera il focus è sulla distruzione dell’Isis, “occorre anche andare oltre”, ha spiegato, “perchè se masse di combattenti sul retro di pick-up o menti deviate che tramano in appartamenti e garage rappresentano un pericolo per i civili e devono essere fermati”, l’Isis non minaccia l’esistenza della nostra nazione” e parlare di terza guerra mondiale “fa il gioco di Isisi e al Qaeda”.

Rompendo con la tradizione, nel suo ultimo discorso sullo stato dell’unione, Obama non si è soffermato su proposte legislative o imminenti ordini esecutivi, limitandosi ad un accenno in materia di immigrazione, di salario minimo, educazione e sulla necessità di una stretta sulle armi. Per ricordare le vittime degli assalti armati, ha voluto lasciare una sedia vuota durante il suo intervento. Obama ha auspicato di poter lavorare con il Congresso sulla riforma della giustizia criminale e nella lotta contro l’abuso di droga. Ha rilanciato la proposta di chiudere la prigione di Guantanamo e indicato la necessità di nuovi investimenti in ricerca. “Rendiamo l’Amemrica il paese in grando di curare il cancro una volta per tutte”, ha detto Obama affidando “la guida della missione” al vice presidente Joe Biden, che ha perso il filgio Beau a causa di un tumore. Il presidente ha infine sottolineato lo sforzo profuso dalla sua amministrazione per arrivare all’accordo nucleare con l’Iran, per l’avvio di una nuova era di relazioni con Cuba, per l’accordo sul clima di Parigi e per combattere l’Ebola. Sul fronte interno, ha rivendicato con forza la ripresa dal collasso economico e l’approvazione dell’Obamacare.

Obama non ha fatto alcun accenno alle due navi Usa bloccate dall’Iran nel Golfo Persico. Per quanto riguarda Teheran, il 44esimo comandante in capo si è limitato a sottolineare l’importanza dell’accordo nucleare. “è per questo che abbiamo creato una coalizione globale – ha osservato – con le sanzione e la diplomazia, per impedire all’Iran di diventare una potenza nucleare armata. Mentre parliamo, l’Iran sta ritirando il suo programma nucleare, spedendo all’estero le sue scorte di uranio, cosi’ il mondo ha scongiurato un’altra guerra”.

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