Terrorismo, Alfano: firmata la prima espulsione del 2016

Ieri il ministro dell’Interno Alfano ha firmato “la prima espulsione del 2016, la 67ma dal 2015”.E’ lo stesso ministro a comunicarlo, motivando il provvedimento per “prevenzione di terrorismo”. “E’ un lavoro che non si arresta e che si basa su indagini capillari del nostro sistema di sicurezza e prevenzione”, aggiunge, “grazie al quale è possibile […]

Ieri il ministro dell’Interno Alfano ha firmato “la prima espulsione del 2016, la 67ma dal 2015”.E’ lo stesso ministro a comunicarlo, motivando il provvedimento per “prevenzione di terrorismo”.

“E’ un lavoro che non si arresta e che si basa su indagini capillari del nostro sistema di sicurezza e prevenzione”, aggiunge, “grazie al quale è possibile intercettare adesioni a forme di terrorismo internazionale”.

“Noi – sottolinea Alfano – siamo un Paese che conosce i principi dell’accoglienza per chi fugge da guerre e persecuzioni, ma siamo un Paese che fa rispettare le proprie leggi e le proprie regole e chi non le rispetta o si dimostra persino ostile alle nostre tradizioni, lo espelliamo. Questa è la nostra linea”. Il provvedimento di espulsione firmato dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha riguardato un cittadino macedone di 39 anni residente in provincia di Treviso. L’operazione è stata condotta dai carabinieri del Ros. Si tratta, informa il Viminale, del padre del ragazzo che, nel novembre scorso, in classe, durante una lezione, aveva manifestato approvazione per gli attentati terroristici di Parigi con la frase: “hanno fatto bene… adesso andiamo a Roma e ammazziamo il Papa … viva l’ Isis“.

“Ho deciso l’espulsione – ha spiegato Alfano – a seguito di alcuni elementi raccolti grazie all’importante lavoro dal Ros per il contrasto del terrorismo di matrice jihadista. Il macedone, in Italia dal 1998, impiegato regolarmente in una ditta, aveva contatti, sin dal 2014, con alcune persone, di origine balcanica, accomunate da un credo radicale islamista, con posizioni oltranziste ed ideologie di stampo wahabita, fortemente ostili rispetto agli usi e ai costumi occidentali“. “Secondo quanto raccolto – ha proseguito il ministro –  l’espulso era un profondo conoscitore del jihadismo e un rigoroso osservante dei rigidi dettami della dottrina salafita, con forti pulsioni di radicalizzazione che lo avevano spinto a un progressivo cambiamento in chiave antioccidentale delle abitudini, anche a livello estetico. Per noi, infatti, è stato molto indicativo il suo rifiuto, dopo gli attacchi terroristici del 13 novembre a Parigi, di aderire a un comunicato di solidarietà alla Francia e contro l’Islamic State, promosso da alcune associazioni islamiche“.

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