Italia-Iran: in mostra l’archeologia italiana

La grande avventura scientifica degli archeologi italiani sara’ protagonista della mostra che s’inaugura martedi’ 26 gennaio, al Museo Nazionale d’Arte Orientale di Roma, in occasione della visita del presidente iraniano Hassan Rohani nella Capitale. La mostra, patrocinata dall’AGI, e’ promossa dall’Ismeo, dall’Istituto Culturale dell’Ambasciata della Repubblica Islamica dell’Iran e dal Museo Nazionale d’Arte Orientale ‘Giuseppe […]

La grande avventura scientifica degli archeologi italiani sara’ protagonista della mostra che s’inaugura martedi’ 26 gennaio, al Museo Nazionale d’Arte Orientale di Roma, in occasione della visita del presidente iraniano Hassan Rohani nella Capitale. La mostra, patrocinata dall’AGI, e’ promossa dall’Ismeo, dall’Istituto Culturale dell’Ambasciata della Repubblica Islamica dell’Iran e dal Museo Nazionale d’Arte Orientale ‘Giuseppe Tucci’. “La ricerca archeologica italiana in Iran. Scavi e restauri”, ripercorre attraverso l’esposizione di centinaia di fotografie per lo piu’ inedite le innumerevoli attivita’ degli studiosi. Tutto comincio’ verso la fine degli anni Cinquanta del secolo scorso, quando il presidente dell’IsMEO Giuseppe Tucci svolse la prima esplorazione archeologica nel Sistan. L’attenzione cadde sulla “citta’ bruciata” di Shahr-i Sokhta, un giacimento eccezionale di reperti su cui le indagini dell’Istituto si concentrarono per prime. L’eccezionalita’ del sito non consiste solo nell’estensione e nell’abbondanza dei reperti, ma anche negli innumerevoli resti vegetali e animali, assai ben conservati in una sorta di “archivio biologico” che ha offerto fino a oggi materiale d’indagine sulle biodiversita’ del Sistan protostorico.

“La nostra opera scientifica e’ stata sempre molto proficua grazie ala collaborazione delle autorita’ iraniane – spiega all’AGI il direttore della Missione archeologica italiana in Iran, Sistan-Baluchistan, Lorenzo Costantini – che non hanno mai posto ostacoli e hanno seguito con garbo e interesse tutte le attivita’”. L’ultimo accordo fra Italia e Iran risale al marzo del 2015 ed e’ di oggi la notizia che l’Universita’ di Zabol ha invitato gli italiani a una ripresa collaborativa dopo la revoca delle sanzioni.

Costantini, che e’ stato l’ultima volta a Zabol nel 2012, aveva ripreso gli scavi nel 2001 invitato da Mansour Sajjadi, direttore di ricerca a Shahr-i Sokhta. “Il nostro intento – prosegue lo studioso – si informa sempre alle indicazioni che ci imparti’ Giuseppe Tucci: ‘Noi non lavoriamo per i governi, ma per le popolazioni'”. Moltissime le scoperte di ogni tipo operate nel lungo arco temporale delle attivita’. Una delle piu’ clamorose, durante una campagna nel 2006, e’ stata “la donna dall’occhio d’oro”, uno scheletro femminile scavato da una tomba databile fra il 2900 e il 2800 avanti Cristo. Incastonata nell’orbita sinistra, una protesi oculare che reca ancora tracce di lamina d’oro. Gli studiosi hanno ipotizzato, valutando i corredi della sepoltura, che la donna fosse una sciamana accreditata di speciali poteri magici.

La necropoli di Shahr-i Sokhta consiste di un gran numero di tombe, stimato fra 27mila e 33mila, di cui solo circa il 2% e’ stato riportato alla luce. Finora la tomba piu’ ricca e’ quella scavata da Marcello Piperno sulla fine degli anni ’70, con 62 oggetti di corredo funerario tra cui una tavola da gioco lignea e un calice di ceramica. Data agli anni Settanta anche il primo progetto di indagine archeobotanica, con il prelievo di campioni di terreno e resti vegetali tra cui semi di grano, orzo, avena, cocomero, melone, vinaccioli di vite, resti d’uccelli e di mammiferi, nonche’ di legname e di carbone, che hanno consentito una mappatura delle specie presenti nel Sistan protostorico e nel Baluchistan e di quelle coltivate nell’agricoltura e viticoltura locali.

Copiosa anche l’attivita’ di restauro condotta a partire dal 1964, quando l’IsMEO svolse lavori nelle province di Fars e Isfahan. I restauri architettonici e pittorici furono incentrati rispettivamente sulle opere in pietra e sulle pitture murali. Nel Fars l’attivita’ prosegui’ sui principali edifici di Persepoli, tra cui i palazzi di Dario e di Serse, la Sala delle 100 Colonne, la Sala delle Udienze, la Porta di Serse, la Porta non finita. A Isfahan, oltre ai restauri alle architetture e alle decorazioni pittoriche dei padiglioni safavidi, i lavori furono condotti nella Moschea del Venerdi’, dove la Missione archeologica aveva anche intrapreso i suoi scavi. Le attivita’ dell’Istituto nel campo degli studi iranici si sono pure sviluppate in altri settori della ricerca, ad esempio con la partecipazione sin dalla fondazione alla Sie, la Societas Iranologica Europea, di cui fu tesoriere il presidente IsMEO, Gherardo Gnoli. L’Istituto organizzo’ anche il primo Congresso Europeo di Studi Iranici, testimoniando una costante attenzione alla civilta’ di quel Paese. La Mostra fotografica al Museo Nazionale d’Arte Orientale rinnova al pubblico queste esperienze e segna una continuita’ – dopo la liquidazione dell’IsIAO – del “nuovo” Ismeo con il passato dell’Istituto fondato da Tucci, che interpreto’ anche la ricerca scientifica quale contributo alla comprensione tra i popoli.

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