Greenpeace: Non lasciamo che le foreste del Paradiso brucino!

Lo scorso anno, tra giugno e ottobre, violenti incendi hanno ridotto in cenere milioni di ettari di foresta tropicale indonesiana. Gli effetti su popolazione e ambiente sono stati devastanti. Migliaia di persone hanno sofferto di gravi malattie respiratorie dovute ai fumi tossici nell’aria, e l’habitat di oranghi e altre specie in via d’estinzione è stato […]

Lo scorso anno, tra giugno e ottobre, violenti incendi hanno ridotto in cenere milioni di ettari di foresta tropicale indonesiana.

Gli effetti su popolazione e ambiente sono stati devastanti. Migliaia di persone hanno sofferto di gravi malattie respiratorie dovute ai fumi tossici nell’aria, e l’habitat di oranghi e altre specie in via d’estinzione è stato fortemente intaccato. Inoltre, migliaia di tonnellate di CO2 sono state liberate nell’atmosfera.

Per questa ragione 250 mila persone da tutto il mondo hanno voluto esprimere la propria preoccupazione, firmando una petizione per chiedere al presidente indonesiano Joko Widodo di non chiudere gli occhi davanti alla devastazione in corso, causata dall’espansione fuori controllo delle piantagioni di palma da olio e polpa di cellulosa per la produzione di carta.

Le firme raccolte sono state consegnate a Widodo durante la COP21 di Parigi.  E a dimostrazione del fatto che uniti possiamo davvero fare la differenza, il presidente indonesiano si è impegnato a portare avanti nuovi e ambiziosi piani di protezione forestale. Ma per fare in modo che questo avvenga davvero, è necessario che i grandi marchi che acquistano olio di palma dall’Indonesia si facciano avanti per sostenere attivamente questo cambiamento.

Se vogliamo evitare che incendi simili divampino di nuovo, dobbiamo spingere questi grandi brand che acquistano olio di palma indonesiano ad assumersi le proprie responsabilità.

Nel 2014 alcune multinazionali hanno annunciato di voler adottare politiche di “No deforestazione”. A due anni di distanza, Greenpeace ha deciso di verificare il concretizzarsi degli impegni di 14 tra queste grandi compagnie.

Purtroppo però solo poche aziende stanno compiendo progressi significativi per garantire che la deforestazione scompaia completamente dalla catena di approvvigionamento dell’olio di palma, e la maggior parte di questi marchi si sta muovendo troppo lentamente.

Sebbene esistano dei distinguo, nessuna compagnia è ancora in grado di garantire che il proprio approvvigionamento di olio di palma sia totalmente a deforestazione zero.

Tra i marchi analizzati, Ferrero risulta avere il migliore risultato/punteggio, grazie ai rilevanti progressi fatti nella tracciabilità dell’olio di palma, al ragionevole miglioramento in materia di trasparenza e al forte sostegno in favore di un cambio reale del settore. Colgate-Palmolive, Johnson & Johnson e PepsiCo mostrano invece le performance più basse.

Greenpeace chiede a tutti i grandi marchi che acquistano olio di palma di intraprendere azioni reali in tempi brevissimi, cominciando con l’assumere seri provvedimenti nei confronti di quei fornitori che continuano a distruggere le foreste e le torbiere indonesiane.

Gli incendi che hanno devastato l’Indonesia possono sembrarci molto lontani, ma hanno un impatto significativo sulla salute dell’intero Pianeta e presto potrebbero ripetersi.

L’olio di palma prodotto a scapito delle ultime foreste indonesiane è presente in tantissimi prodotti che usiamo ogni giorno: saponi, dentifrici, cosmetici, shampoo, merendine e snack. L’unica soluzione possibile per evitare disastri quello dello scorso anno è cambiare l’intero settore.

Martina Borghi – campagna Foreste di Greenpeace Italia

 

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