Lombalgia: dieci milioni gli episodi annuali, 30 milioni le ore di lavoro perse

Dagli ultimi studi epidemiologici risulta che in Nord America e in Europa 8 persone su dieci hanno riscontrato nella loro vita episodi di lombalgia, che li hanno costretti ad assentarsi dal lavoro e ad interrompere le quotidiani attività, professionali, sportive o legate al tempo libero. Superati i 60 anni la percentuale aumenta, sino a raddoppiare: […]

Dagli ultimi studi epidemiologici risulta che in Nord America e in Europa 8 persone su dieci hanno riscontrato nella loro vita episodi di lombalgia, che li hanno costretti ad assentarsi dal lavoro e ad interrompere le quotidiani attività, professionali, sportive o legate al tempo libero. Superati i 60 anni la percentuale aumenta, sino a raddoppiare: una persona su tre soffre di lombalgia in maniera cronica, con fasce d’età e con esigenze d’intervento differenti.

“Negli Stati Uniti – spiega Raffaele Roperto, MD Dirigente Neurochirurgo, San Filippo Neri, uno dei dieci italiani presenti a San Diego per il SOLAS, Societv of Lateral Acoes Surgery – la lombalgia è la causa più comune di assenza dal lavoro per le persone al di sotto dei 45 anni, la seconda ragione più frequente per le visite dal medico, la quinta classe di motivi di ammissione in ospedale e la terza causa più comune di procedure chirurgiche. Determina una media di 28,6 giorni di assenza per malattia ogni 100 lavoratori. dati provenienti dagli altri Paesi sono simili. In Gran Bretagna si registra una media di 32,6 giorni di malattia ogni 100 lavoratori: fra questi il 4% cambia ogni anno lavoro per patologie della colonna vertebrale. Nei Paesi scandinavi la media di giorni di assenza per lombalgia è di 36 per 100 lavoratori”.

“In Italia, secondo stime provenienti dagli Istituti di medicina del lavoro, le patologie croniche del rachide sono la prima ragione nelle richieste di parziale non idoneità al lavoro specifico – prosegue Raffaele Roperto – In Italia, invece, si calcolano tra i 7 e i 10 milioni di persone che annualmente hanno episodi di lombalgia, con una media di 3 giorni all’anno richiesti per il riposo: questo comporta anche un costo economico in fatto di produttività e spesa sanitaria, provocando un danno di diverse centinaia di milioni di euro. Secondo l’INAIL ogni anno sono 30 milioni le ore di lavoro perse per il mal di schiena.

La lombalgia è il primo stadio della patologia degenerativa, ossia legata al fisiologico e naturale invecchiamento della colonna vertebrale. Riconoscere questo “gradino” permette all’operatore di consigliare al paziente tecniche meno demolitive e più conservative. Questa capacità di intervenire acconsente un miglioramento quasi immediato; col passare degli anni, se non si interviene prontamente, la capacità tende esponenzialmente a diminuire.

Ecco tre modi per capire se si hanno o meno problemi di lombalgia:

1) Sei bloccato con un forte mal di schiena: rimanere per uno-due giorni: un farmaco può alleviare il dolore, ma se la situazione non migliorasse occorre l’intervento di un medico a domicilio.

2) Se il dolore si estende alla gamba, il dolore ha colpito anche il nervo sciatico: in questo caso si richiede un antidolorifico e l’intervento del medico il prima possibile,;

3) in caso di dolori sordi che si acutizzano improvvisamente, si tratta di una lombalgia cronica: i farmaci da banco sono inutili, occorre prendere provvedimenti per una cura a lungo termine.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *