Monaco: più interrogativi che risposte

Stato di emergenza a Monaco di Baviera nella sera di venerdì scorso: dalle prime notizie sulla sparatoria nel centro commerciale Olympia a nord della città si è subito pensato a un attacco terroristico. Il centro commerciale e la stazione sono stati evacuati, i treni e il traffico locale bloccati, così come strade ed autostrade. La […]

Stato di emergenza a Monaco di Baviera nella sera di venerdì scorso: dalle prime notizie sulla sparatoria nel centro commerciale Olympia a nord della città si è subito pensato a un attacco terroristico. Il centro commerciale e la stazione sono stati evacuati, i treni e il traffico locale bloccati, così come strade ed autostrade. La polizia ha twittato in sette lingue richiamando la popolazione a rimanere in casa. E’ stato richiesto l’intervento dell’unità antiterrorismo della polizia federale, gli ospedali di Monaco hanno lanciato l’”allarme catastrofe”. Il Ministro dell’Interno ha annullato il programmato viaggio in America, mentre i media diffondevano il panico e alcuni raccontavano che l’ISIS stesse già festeggiando vittoria.

Nel corso della serata le cose si sono fatte più chiare: non si trattava di un attentato dell’ISIS, né di un gruppo organizzato, ma di un singolo. I primi testimoni e video amatoriali facevano pensare a un background di estrema destra, dal momento che l’omicida avrebbe urlato “Fuori gli stranieri!” e “Sono tedesco, sono cresciuto qui”.

Nel frattempo si è definito l’autore del massacro: uno studente diciottenne, figlio di genitori iraniani, nato e cresciuto a Monaco. Come sia giunto in possesso delle armi è ancora da chiarire. Il bilancio è di dieci morti, tra cui il giovane stesso, suicida, 26 feriti, alcune persone in stato di shock e controlli di sicurezza aumentati di molto, situazione che presumibilmente non cambierà presto.

Secondo un rapporto di “Süddeutsche Zeitung” lo studente avrebbe pianificato l’attentato a lungo e scelto dei giovani di origine straniera, tramite falso profilo Facebook, per attrarli all’interno del centro commerciale. “A causa vostra sono stato deriso per sette anni. Adesso devo armarmi per ammazzarvi tutti!”, lo si sente dire in un video girato con il cellulare. Le vittime sono effettivamente giovani provenienti da Kosovo, Turchia e Grecia, tutti residenti a Monaco e dintorni. Da una perquisizione a casa del killer è risultato che si interessava già da tempo di episodi stragisti.

Cosa abbia mosso un giovane descritto dai vicini come “tranquillo e gentile” a commettere un tale massacro non potrà mai definitivamente essere chiarito. Sembra certo che era in trattamento psichiatrico a causa di depressione. All’accertarsi graduale dei fatti sorgono via via nuove inquietanti domande, a cui non è facile dare risposta. Come evitare queste stragi? Da dove provengono tale violenza e tanto cieco odio?

La politica sembra non fornirci al momento risposte soddisfacenti. La dichiarazione del Ministro dell’Interno De Maizière, secondo cui i “video su Internet” sarebbero responsabili, non convince. Anche il commento del capo del governo bavarese Horst Seehofer: “Senza sicurezza non c’è libertà” dà molti spunti su cui riflettere. Voler condurre fino in fondo questo ragionamento significherebbe il totale controllo su ogni cittadino. Naturalmente non può essere questa la risposta…

Monaco è un ulteriore anello di una triste catena. Dopo le stragi di giovani negli USA e in Norvegia, anche di questa tragedia sentiremo a lungo gli effetti. Resta la speranza di poter finalmente cominciare a porsi le domande giuste. Queste conseguenze di violenza sono solo il riflesso di qualcosa di profondo e radicato nella nostra società. Abbiamo bisogno di un cambiamento di paradigma e di una società fondata davvero sui valori umani. Una società priva di oppressione e in cui la violenza e la sua emulazione non trovino spazio, aperta a tutti e in cui la cooperazione, la solidarietà e il calore umano siano più importanti dei valori materiali, del paese di provenienza o del reddito.

Monaco – Pressenza Muenchen

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