#Fertilityday, la salvezza della patria e i corpi delle donne

Su questa storia del #fertilityday non si sa da dove cominciare. Se dal nome (ridicolo) o dalle cartoline (che potevano essere affidate a uno studio grafico un filino più professionale: ma l’avete vista quella mano che tiene la clessidra quanto è sproporzionata?). O persino dagli errori: qualcuno lo dice a Lorenzin che Costituzione si scrive […]

Su questa storia del #fertilityday non si sa da dove cominciare. Se dal nome (ridicolo) o dalle cartoline (che potevano essere affidate a uno studio grafico un filino più professionale: ma l’avete vista quella mano che tiene la clessidra quanto è sproporzionata?). O persino dagli errori: qualcuno lo dice a Lorenzin che Costituzione si scrive maiuscolo? A meno che non intendesse la costituzione fisica… Ma poi, in quale articolo precisamente “la Costituzione tutela la procreazione cosciente e responsabile”? Abbiamo due Costituzioni diverse? Io nella mia non ne ho trovato traccia…

Se invece si vuole davvero entrare nel merito, cascano le braccia. La campagna – come del resto è stato osservato ormai da molti – è anacronistica, fascistoide, liberticida, sessista e offensiva. Se davvero la nostra ministra ha tanto a cuore la nostra salute riproduttiva, ci faccia un favore: faccia una bella campagna di eduzione sessuale nelle scuole, ma seria, alla norvegese. E precoce, non oltre la scuola elementare, dopo è già troppo tardi. Perché il momento migliore per iniziare a fornire ai bambini informazioni corrette e complete su come funziona il proprio corpo, come funziona quello degli altri e delle altre, come possono interagire fra di loro quei corpi, è ben prima dell’adolescenza, quando i primi desideri sessuali interferirebbero con l’acquisizione di informazioni e conoscenze.

Provate a spiegare a un bambino di 5-6 anni cosa è il sesso, come fa a nascere un bambino e, soprattutto, come fa a non nascere se non ci sono le condizioni, se non è il momento giusto, se non lo si vuole. Niente di più facile, il bambino acquisirà senza imbarazzi, pudori, vergogne (se non quelle degli adulti) delle informazioni che elaborerà sempre meglio mano mano che cresce. E magari, quando alla prima adolescenza si troverà a sperimentare i primi impulsi sessuali, non sarà totalmente smarrito, ma collegherà alcune delle informazioni ricevute a quello che gli accade adesso. Che poi è esattamente il modo in cui i bambini crescono in tutti gli altri ambiti, ossia acquisendo precocemente informazioni che serviranno loro in futuro e che imparano a comprendere e gestire gradualmente. Non si capisce bene perché in questo ambito – così centrale – debba funzionare diversamente: o pensate forse che un bambino di 5 anni capisca perfettamente il fuorigioco mentre è troppo presto per parlargli di un preservativo?

E invece ci tocca subire una campagna che offende tutti. Perché, le cose sono due: o uno i figli non ce li ha perché non li vuole, e interferire con questa sacrosanta libertà di decidere della propria vita e del proprio corpo è roba da totalitarismi; oppure uno non ce li ha per le ragioni più svariate, talvolta dolorose, e non certo perché si è scordato di mettere la sveglia dell’orologio biologico.

Una campagna che è anche sessista, rivolta com’è in gran parte alle donne. Perché, diciamocelo chiaramente, questa storia che le donne dispongono come vogliono della loro capacità riproduttiva a molti non va giù. Ma la salvezza della patria, cara ministra Lorenzin, non passa dalla requisizione dei corpi delle donne. Quei corpi ci appartengono, riprenderceli ci è costato tanto e non abbiamo più intenzione di cederli. Neanche per il bene della nazione.

Cinzia Sciuto

Una risposta a “#Fertilityday, la salvezza della patria e i corpi delle donne”

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