Una morte ed una commemorazione

Uomo schivo ed autorevole, equilibrato ed insieme coraggioso, Carlo Azelio Ciampi, Presidente della Repubblica dal 1999 al 2005 Presidente della Repubblica, è morto oggi all’età di 95 anni, lasciando di se un ritratto di figura impeccabile sotto il profilo umano, politico e morale. Presidente del Consiglio fra le macerie di “Tangentopoli”, governatore di Bankitalia negli […]

Uomo schivo ed autorevole, equilibrato ed insieme coraggioso, Carlo Azelio Ciampi, Presidente della Repubblica dal 1999 al 2005 Presidente della Repubblica, è morto oggi all’età di 95 anni, lasciando di se un ritratto di figura impeccabile sotto il profilo umano, politico e morale.
Presidente del Consiglio fra le macerie di “Tangentopoli”, governatore di Bankitalia negli anni 80 , ha guidato, con Romano Prodi l’ingresso del nostro Paese nella moneta europea. Nel 1993, dinanzi a un parlamento delegittimato da Tangentopoli e dalle necessità di un risanamento finanziario utile a stabilizzare la lira, Ciampi diventa presidente del Consiglio: per la prima volta nella storia della Repubblica, viene formato un governo presieduto da un non parlamentare.
E non sarà un caso che a Palazzo Chigi venga chiamato un tecnico estraneo alla politica, governatore della Banca d’Italia – forse l’unica istituzione in quei momenti a mantenere intatta la credibilità – noto per le sue doti di moralità.
Uomo spigoloso, fedele servitore dello Stato, con un senso della missione inteso in una chiave severa (come severo era appunto il suo modo di vivere la dignità e la sobrietà), Ciampi fu subito “intuito” dagli italiani come dotato non solo di carisma, ma in grado di stabilire un rapporto diretto con il cosiddetto Paese reale.

Si è sostenuto che ha vissuto almeno tre vite, il decimo inquilino del Quirinale: da banchiere, da capo di governo e superministro dell’economia, da presidente della Repubblica. Di sicuro sono state coerenti l’una con l’altra.
Messaggi di cordoglio sentito e profondo sono giunti da tutte le istituzioni, a partire dal Presidente Mattarella e da tutti i partiti politici, con la sola, indecente eccezione, di Salvini, che gli ha rimproverato l’entrata nella moneta unica nel suo solito modo brusco e populista, dimenticando ad esempio che, oltre agli altri meriti, Ciampi ha avuto quello di una vera e propria pedagogia civile, legata ai valori della Carta costituzionale, accolta con grande favore dalla gente comune.
Infatti, se dopo anni di amnesia abbiamo ricominciato a onorare la Festa della Repubblica con la tradizionale parata del 2 giugno (cancellata per legge nel 1976, “per ragioni di risparmio”) è merito suo. Come è merito suo il ripristino di diversi, e appannati, simboli e riti della nostra storia: dall’esibizione della bandiera tricolore all’esecuzione dell’inno nazionale, alle celebrazioni per tanti dimenticati “padri della patria”.

Invece il greve segretario del Carroccio ha detto: “E’ stato uno dei compici della svendita dell’Italia e degli italiani ai poteri forti, ai massoni, ai banchiere e ai vecchi finanzieri. Politicamente parlando quindi era lontanissimo da quello era l’interesse dei cittadini”.
“Politicamente”, ha detto, “è stato uno dei traditori dell’Italia e degli italiani, al pari di Napolitano e Prodi”. Le sue parole che hanno suscitato indignazione da parte di tutti i rappresentanti politici e che hanno spinto anche il presidente del Senato Pietro Grasso a condannare l’inopportunità di quelle parole. “Qualsiasi strumentalizzazione, anche a livello politico della sua morte non può non considerarsi alla stregua di un’operazione da sciacallo“, ha detto.
Aggiungendo: “Ciampi è stato un grande statista, un grande uomo politico, un grande uomo. Quindi strumentalizzare la sua morte, anche se a livello politico, non può non considerarsi un’azione da sciacallo”.

Il presidente dei senatori Pd Luigi Zanda ha annunciato che presenterà un esposto “perché si valutino tutti i possibili riflessi penali delle affermazioni di Salvini e critiche sono venute anche dal centro-destra, con Maurizio Lupi, capogruppo Ncd che ha dichiarato “infelice” l’uscita di Salvini, mentre Pier Ferdinando Casini presidente della commissione Affari esteri del Senato Pier Ferdinando Casini su Twitter ha commentato: “Poverino, non sa di cosa parla. Non vale la pena rispondergli”. Anche Forza Italia ha condannato il leghista: “Salvini? Un leader non parla così. Non essere ipocriti non significa essere a tutti i costi inopportuni”, ha detto il senatore azzurro Francesco Giro.

Al di là dei sproloqui fuori luogo di Salvini, Ciampi è stato un uomo, come ha detto anche Papa Bergoglio, “con un fortissimo senso dello stato” ed un italiano di cui andare fieri ed orgogliosi.

Come orgogliosi dobbiamo essere, da italiani, della lucidità analitica e della capacità di esprimere opinioni senza pregiudizi di Oriana Fallaci, di cui ieri è ricorso il decennale dalla morte.
Figura controversa, amata o odiata per le sue opinioni politiche e per la dura presa di posizione nei confronti dell’Islam, la Fallaci è stata spesso definita una “profeta dei nostri tempi”, capace di prevedere eventi come gli attentati di Parigi.
Tutte le reti televisive hanno parlato ieri di lei, ma la migliore commemorazione è avvenuta in prima serata con L7, con “Oriana Fallaci, storia di un’italiana”, documentario realizzato con documenti e immagini direttamente donati a Mentana dalla grande scrittrice e giornalista, ma anche con altre sequenze ormai introvabili che documentano la straordinaria storia della Fallaci, attraverso le sue storiche interviste, il libro sugli astronauti americani che andranno sulla luna, i reportage dal Vietnam, la celebre Lettera a un bambino mai nato, ma anche la storia d’amore con Panagulis e l’uccisione di lui nella Grecia dei colonnelli, raccontate in Un uomo.
Poi la notte di Città del Messico col massacro degli studenti, fino a Inshallah, primo impatto con il Medio Oriente degli odi etnici e religiosi e degli attentati, la lunga lotta contro il tumore, e poi la trilogia sulla sfida del terrorismo islamico, di cui la scintilla fu proprio l’attacco alle torri gemelle, e le roventi polemiche che le sue posizioni provocarono.

Oggi sappiamo che La Fallaci aveva ragione, perché è cresciuta in la diffidenza e la ribellione nei confronti della quinta colonna filo-islamica dentro casa nostra: governanti nazionali ignoranti, inadeguati, venduti e traditori che antepongono l’interesse degli stranieri a quello degli italiani; burocrati europei designati per il loro servilismo che hanno riesumato una dittatura più subdola e non meno deleteria del fascismo e del comunismo perché sta scardinando le istituzioni fondanti della nostra umanità e civiltà, dalla sacralità della vita, alla centralità della famiglia naturale fino alla sovranità nazionale; banchieri e speculatori finanziari che stanno violentemente sconvolgendo il mondo per mettere al centro il denaro anziché la persona, promuovendo la prevalenza della dimensione virtuale della moneta rispetto a quella dell’economia reale, abbattendo gli stati nazionali attraverso l’auto-invasione di milioni di clandestini, scardinando la civiltà laica e liberale dalle radici ebraico-cristiane favorendo il relativismo valoriale.
Tutto ciò che succede era stato, nelle sue linee generali, rappresentato in modo sostanzialmente corretto da Oriana, anche se si può ovviamente divergere sull’analisi dei fatti specifici, sulle previsioni elaborate e sulle prospettive immaginate. “Oriana Fallaci intervista Oriana Fallaci” vendette 500 mila copie in poche ore.
Fu uno straordinario successo. In una dichiarazione ai microfoni del Tg5, Oriana rappresentò se stessa come “la voce della gente”, concludendo: “Oggi mi sento infinitamente meno sola”
Adesso potrebbe dire, oggi mi sento del tutto profetica ed inascoltata come Cassandra, oggi che l’Europa sembra diventata Eurabia, noi tutti dobbiamo dire che lei è stata indubbiamente la voce che più di altre ha saputo scuotere le nostre coscienze, ha saputo costringerci a guardare in faccia alla realtà e, quindi, gli dobbiamo un grazie immenso, anche se tardivo.

Carlo Di Stanislao

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