Scuola. Intervista a Suor Anna Monia Alfieri : “La mia battaglia per la scuola paritaria è per la libertà di studenti e famiglie”

“La famiglia non può scegliere in libertà tra una scuola statale e una paritaria” “Quando penso alla scuola cattolica, non penso alla scuola clericale e a tutto l’immaginario che ne segue. Quando penso alla scuola laica, non penso al laicismo…” “…a fronte dell’introduzione del “costo standard di sostenibilità” per allievo è stato dimostrato che sarebbe […]

“La famiglia non può scegliere in libertà tra una scuola statale e una paritaria”

“Quando penso alla scuola cattolica, non penso alla scuola clericale e a tutto l’immaginario che ne segue. Quando penso alla scuola laica, non penso al laicismo…”

“…a fronte dell’introduzione del “costo standard di sostenibilità” per allievo è stato dimostrato che sarebbe un’operazione a costo zero”

“Nelle paritarie, siamo a un milione di studenti. Incidiamo per il 12% sulla popolazione scolastica”

“Cominciamo a introdurre dei criteri reali di valutazione dei docenti e meritocrazia. E mandiamo a casa chi non è capace”

Sul palco di “Energie per l’Italia”, la convention di Stefano Parisi, Suor Anna Monia Alfieri * ha scatenato i consensi di una rockstar. Questa volta, però, non si tratta di una suora cantante, come avvenuto nel 2015 a “The Voice of Italy” con Suor Cristina. Suor Anna Monia studia, si prepara, fa proposte e combatte la suabattaglia perché alla famigli aitaliana sia ‘garantito’ il diritto ‘riconosciuto’ alla libertà di scelta educativa in un pluralismo educativo. Solo in questo assioma si inserisce lo spazio per riconoscere alle paritarie il ruolo che hanno nella realtà quotidiana. E si schiera per la libertà nella scuola, al di là di identità e confessioni.

Suor Anna Monia, ultimamente è andata alla convention di Parisi. Centrodestra, centrosinistra: fa lo stesso o ha preferenze?

Come ho detto in quell’occasione, io voglio parlare a tutti e non solo a una parte. Penso che le buone idee debbano interessare tutti. Non guardo mai al Centrodestra o al Centrosinistra. Parlo a tutti, perché l’esperienza mi porta a dire che non ci sono, come in passato, identità politiche chiare a confronto.

Lei si è affermata come una grande esperta di scuola. Cosa significa “libertà” nella scuola?

Penso che nella vita ci siano tanti tipi di libertà. La libertà di vivere, la libertà della privacy, della riservatezza. Ricordo che quando si studiava diritto della famiglia – in particolare in diritto romano – s’imparava che la famiglia ha la responsabilità educativa. E non c’è responsabilità educativa se non si può agire in piena libertà. La famiglia non può scegliere in libertà tra una scuola statale e una paritaria. Quando si avvicina alla scuola statale, apparentemente, non paga nulla, in realtà ha già pagato le tasse. Quando si accinge a scegliere, per più ragioni, una scuola paritaria, deve pagare una retta, nonostante abbia pagato le tasse; la famiglia, in questo caso, paga due volte. Non mi pare che questa situazione favorisca la libertà di scelta, anzi. Il risultato è che l’Italia è al 47esimo posto al mondo in termini di libertà di scelta educativa. A Mosca si può scegliere a parità di condizioni e in Italia no…

Ma lo Stato dà contributi alla scuola paritaria

Vero, vediamo però i numeri. Un allievo della scuola statale costa per lo Stato 8-9mila euro all’anno: se lo stesso allievo sceglie la scuola paritaria, lo Stato gli destina circa 500 euro all’anno. Il cuore della questione è mettere la famiglia italiana in condizione di scegliere liberamente e a parità di condizioni, fra una scuola statale e una paritaria. Il dirigente scolastico, poi, deve avere la libertà di gestire responsabilmente. Ogni docente dovrebbe essere messo alla prova per tre anni e, solo dopo, essere assunto a tempo indeterminato. Per anni il sistema scolastico italiano – troppo viziato dal sindacato – ha fatto sì che tutti quelli che si laureano o vincono un concorso debbano necessariamente insegnare. Orbene, questo non avviene per nessuna categoria! Pensiamo ai giornalisti: anche se sono laureati e hanno fatto l’esame di Stato, se non sono capaci non lavoreranno mai. E allora, nel mondo della scuola chi paga le conseguenze di tutto ciò? Gli studenti.

La battaglia per la paritaria è una battaglia per le scuole cristiane, cattoliche, mussulmane ed ebraiche, o lei parla solo delle scuole cattoliche?

Io parlo di libertà educativa della famiglia e credo fortemente che la famiglia italiana – avendo la responsabilità educativa – abbia la capacità di scegliere tra una buona scuola statale, con una sua identità, e una buona scuola paritaria, che deve essere riconosciuta. Lo Stato deve garantire e controllare comunque: che sia cattolica, d’ispirazione cristiana, laica, ebraica o altro.

Anche musulmana?

Parliamone senza paure, C’è un concordato, ci sono dei Patti fra gli Stati, ci sono svariate componenti per non liquidare la questione con un Si o peggio un No.ì. Per quanto riguarda la scuola cattolica, spesso si pensa alla scuola clericale, quella che fa proselitismo, quella che indottrina. Non avviene così ad esempio, nella sanità. Per quanto riguarda la scuola, abbiamo paura di intervenire sulle menti dei soggetti, dei cittadini. Quando abbiamo voluto l’unità d’Italia che cosa abbiamo fatto? Lo Stato ha avocato a sé l’istruzione. Ha dato un’istruzione di base per tutti ma non ha permesso di eccellere. Non possiamo applicare concetti del secolo scorso.

Sulle scuole cattoliche ci sono molte polemiche. Le crede giustificate?

Quando penso alla scuola di estrazione cristiana, non penso alla scuola di CL (Comunione Liberazione, ndr) e quindi a tutto l’immaginario che c’è dietro. Quando penso alla scuola cattolica, non penso alla scuola clericale e a tutto l’immaginario che ne segue. Quando penso alla scuola laica, non penso al laicismo…

Ho cominciato a interessarmi a questo settore a 20 anni, quando ero ancora una studentessa. Mi sono trovata davanti a una bellissima tavola di marmo sulla quale, nel tempo, si erano posati tanti strati: l’ignoranza, gli interessi di parte, le battaglie sbagliate.

La difesa della scuola statale “a priori” è una battaglia sbagliata che è stata portata avanti troppi anni. Bisogna difendere la scuola nel suo complesso, la sua efficienza, la qualità e il rispetto della libertà. Non ho capito perché, se una famiglia ebrea – faccio un esempio al di fuori della mia identità – vuole educare i propri figli secondo il proprio sentire non li possa iscrivere a una scuola ebraica se non riesce a pagare la retta.

La scuola paritaria ha docenti migliori della scuola pubblica?

No, non lo credo. Non mi sentirà mai dare valutazioni di merito generale, perché impoveriscono. Io credo che ci siano dei buoni docenti sia nella scuola paritaria sia in quella statale. Purtroppo, nella scuola pubblica statale su dodici docenti, dieci sono bravissimi: ci credono e fanno il loro lavoro, come avviene in tutte le realtà che non sono controllate. Ma gli altri due… potranno continuare a fare quello che vogliono, tanto avranno lo stipendio assicurato. Come fa il dirigente scolastico a lavorare per una buona scuola se non può scegliere i docenti secondo esigenze e capacità? Non può dire a quel docente che arriva in classe e legge il giornale, dopo la terza volta, di rimanere a casa, come avviene per tutti gli altri dipendenti.

La “buona scuola” della Ministra Giannini è davvero una scuola “buona”?

Ho guardato con molto favore alla legge 107, tra l’altro la ministra Giannini ha scritto la prefazione al mio libro appena uscito (Il Diritto di apprendere – Nuove linee di investimento per un sistema integrato) e quindi so per certo che condivide questi principi. Ma questa legge 107, come tutte le leggi italiane, parte benissimo e poi – tra una Camera e l’altra – diventa oggetto di compromesso politico.

Il suo giudizio complessivo sulla legge 107?

La legge 107 era una buonissima legge, è partita bene, ma è arrivata malissimo a causa d’interferenze, anche da parte dei sindacati che sono scesi in piazza contro il dirigente scolastico leader e con l’idea di sistemare tutti i docenti. Peraltro procurando un grandissimo danno al sistema scolastico. Il nostro sistema scolastico, in cui nessuno può scegliere – non l’alunno, non la famiglia e non il docente – non funziona. Finché non c’è scelta non può esserci una scuola migliore dell’altra.

Parliamo di soldi. Lei sostiene che si possono risparmiare 17miliardi. Non le sembra di esagerare?

Nel libro scritto con Marco Grumo (docente della Cattolica) e Maia Chiara Parola (commercialista) ho tratto alcune conclusioni. Il dato scientifico, certo, è che a fronte dell’introduzione del “costo standard di sostenibilità” per allievo è stato dimostrato che sarebbe un’operazione a costo zero. (lVEDI SCHEDE TECNICHE – CLICCA QUI) Oggi lo Stato italiano spende per la scuola statale 54,648 mld di euro. Le risorse destinate alla scuola paritaria sono 521 miloni (1,2% della spesa complessiva – dati Miur 2014).

Avete fatto raffronti internazionali?

Sì. Si sa quanto la scuola francese e belga spendano per la scuola pubblica statale paritaria. Le nazioni che spendono di meno nel comparto della scuola sono quelle che hanno saputo investire in modo equilibrato nella scuola paritaria. Il welfare italiano, invece, non può continuare a reggere questo sistema scolastico. Non ha denaro sufficiente e il debito pubblico aumenta. Il costo zero non si ottiene tagliando. Occorre rivedere complessivamente il sistema.

Abbiamo individuato il costo standard: che per la scuola dell’infanzia abbiamo calcolato pari a 4573 euro senza il disabile, e a 5369 con il disabile. Oggi il disabile nella scuola statale forse avrà il docente di sostegno. Nella scuola paritaria lo Stato italiano – nonostante la legge 104, che parla d’integrazione – non dà contributi. O ci pensa la famiglia, o la scuola o le altre famiglie.

Ma se la scuola non riesce a instaurare meccanismi di efficienza?

Un altro criterio che abbiamo introdotto nel nostro studio è l’idea che se la scuola non è efficiente la sprono ad esserlo lavorando sui ricavi. Quindi, se non sei efficiente fisserò un costo standard non pari a uno ma a 0,9. Ancora non c’è stato nessun economista, malgrado tutte le recensioni avute, che ne abbia discusso il valore scientifico.

Io sostengo – e mi prendo delle responsabilità facendolo – che, oltre al costo zero, per lo Stato italiano ci sarebbero dei risparmi. Oggi lo Stato italiano spende per la scuola 56,648 miliardi di euro. Le risorse destinate alla scuola paritaria sono circa 521 milioni. Quando sento dire “basta dare soldi alla scuola paritaria” vorrei rispondere che è vero l’esatto contrario: la scuola paritaria oggi è il primo finanziatore dello Stato italiano. Se tutti gli studenti si riversassero nella scuola statale, in base al suo ordine di spesa, lo Stato dovrebbe trovare miliardi di euro all’anno.

Quanti studenti ci sono nella scuola paritaria?

Nelle paritarie, siamo a un milione di studenti. Incidiamo per il 12% sulla popolazione scolastica. Potrebbe essere molto di più ma la crisi porta molti allievi a non frequentarla. Sono in aumento i portatori di handicap. E gli stranieri. Qui dovremmo aprire una parentesi: perché aumentano in proporzione maggiore i portatori di handicap e gli stranieri nella scuola paritaria?

Quanto incidono le paritarie sulla spesa totale?

Le risorse dello Stato destinate alla scuola paritaria sono il 1,2% del totale, per il 12% della popolazione scolastica.

Ma chi manda i figli alla scuola paritaria gode di detrazioni fiscali

Certo, se uno manda suo figlio nella scuola paritaria potrà detrarre 67 euro. Meno delle detrazioni per il cane. Pazzesco… Un figlio per lo Stato italiano vale meno di un cane. Ma il concetto della detrazione è valido. Guardiamolo con positività perché è un’apertura. Il vincolo economico però non lo si supera a suon di leggi o di proclami. Bisogna cambiare cultura.

Se le chiedessero di fare la Ministra?

No, assolutamente! Rifiuterei, e per tantissime ragioni. Una di queste è che amo molto la mia scelta di vita religiosa. E poi sono convinta che ci siano molte persone brave e in gamba che possono fare il ministro. Quello che vorrei è che noi, cittadini italiani, imparassimo a pungolare un po’ queste brave persone. Ad esempio, mettiamo al centro la famiglia e questa potrà scegliere. Renzi ha affermato: “Se saniamo la scuola, l’Italia riparte”. E’ una frase eccezionale. I fatti lo hanno completamente smentito. Guardavo con fiducia e speranza all’audizione nazionale per la “buona scuola”. Ho invitato molti a partecipare e mi sono fatta portavoce di una proposta che era proprio il costo standard sostenibilità, poi ho scritto tre lettere al premier Renzi… per ora senza esito.

Insomma, niente politica? Eppure ha una grande passione per il tema.

Mi proponessero di dare un aiuto, lo darei come già faccio ove richiesto. Perché basterebbe un ragioniere che si mette lì, comincia a fare conti, a chiamare i vari uffici scolastici regionali, a dire che la direttiva è quella di far funzionare bene le scuole, far formazione sui dirigenti scolastici perché possano essere in grado di scegliere buoni docenti, fare formazioni su chi va a fare i controlli nelle scuole senza vizio mentale, tra scuola statale e paritaria… Non facciamo più concorsi di massa: cerchiamo di fare un elenco chiaro di docenti, vedere in quale materia ci occorrono. Non vorrei scoraggiare i nostri allievi che vanno all’università a studiare lettere classiche, ma chiaramente in Italia da qui a trent’anni sarà difficile per un insegnante inserirsi, soprattutto per alcune discipline sovra numerate.

Comunque negli ultimi cinque anni la sua battaglia qualcosa ha prodotto. Il cuore della questione è diventato sempre più lo studente piuttosto che la difesa d’ufficio della scuola paritaria. E’ una visione che ha raccolto nel tempo anche i consensi dei più scettici.

Non è stato facile. Ma avevo ben chiaro che la difesa della scuola non era il cuore della quaestio. Il diritto leso da tutelre era ed è il diritto dello studente e della famiglia a esercitare la propria responsabilità educativa in piena libertà. Solo ciò giustifica e domanda il pluralismo educativo! Qui c’è il diritto, qui tutti possono covergere abbandonando posizioni parziali e miopi

In conclusione, che cosa occorre fare?

Domando al Premier Renzi e alla Ministra Boschi che hanno dimostrato così tanta sensibilità e tenacia nel riconoscere diritti e libertà perché non hanno avuto e non hanno a cuore la Garanzia visto che è già riconosciuta dal 1948, la libertà di scelta educativa della famiglia? Una domanda che continuerò a rivolgere a ogni Governo

Dario Tiengo-tribunapoliticaweb.it

* Laureata in Giurisprudenza ed Economia e Commercio Ha conseguito il Magistero di Teologia, indirizzo pedagogico-didattico presso l’Issr di Milano . Dal 2007 è legale rappresentante dell’Ente Casa Religiosa Istituto di Cultura e Lingue Marcelline, Dal 2008 collabora con la Divisione Enti non Profit di Altis (Alta Scuola Impresa e Società) dell’Università del Sacro Cuore di Milano, per l’organizzazione dei corsi di Alta Formazione (in management e alta dirigenza scolastica) per gli Istituti Religiosi e per la docenza negli stessi. dal 2012 è Presidente Fidae Lombardia. Dal 2011 è responsabile dell’ufficio regionale Scuola e Cultura Usmi Lombardia. Ha incarichi di esperta presso i Tavoli sulle scuole paritarie del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca. Scrive per varie testate giornalistiche e blogger per Formiche.it

 

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