Terremoto, lo sciame sismico non si ferma: da mezzanotte 9 scosse. Quanto durerà?

Lo sciame sismico che ha colpito il centro Italia continua. Da mezzanotte a ora sono nove le scosse che sono state registrate dall’Ingv. La più forte, nei pressi di Amatrice, ha toccato magnitudo 3.0 alle 3.26. Altre tre scosse hanno colpito l’Aquilano, con magnitudo comprese tra 2.0 e 2.8. Anche il maceratese e l’aretino hanno […]

Lo sciame sismico che ha colpito il centro Italia continua. Da mezzanotte a ora sono nove le scosse che sono state registrate dall’Ingv. La più forte, nei pressi di Amatrice, ha toccato magnitudo 3.0 alle 3.26. Altre tre scosse hanno colpito l’Aquilano, con magnitudo comprese tra 2.0 e 2.8. Anche il maceratese e l’aretino hanno registrato scosse. L’ultima, di magnitudo 2.5, si è verificata alle 10.39, nei pressi di Camerino.

“Ogni volta che si sviluppa un terremoto lungo una superficie di faglia, la zona ipocentrale si scarica (rilassamento) e vengono caricati i volumi adiacenti (lateralmente) alla faglia stessa. Tali volumi, sottoposti ad un nuovo stato di stress, possono cedere (rompersi) e generare terremoti a loro volta.
Sono processi di propagazione laterale della sismicità (contagio) relativamente frequenti, già osservati in altre aree sismiche della Terra come per esempio in Turchia, California e Haiti.

Gli intervalli di tempo tra un terremoto forte ed una altro forte adiacente possono essere di anni o decine di anni, ma anche giorni o mesi come sta accadendo oggi in Appennino centrale”. E’ quanto fu spiegato già su Dire a novembre 2016 dal CNR-IGAG (Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria), che si tratta di un processo dalla durata incerta, che può continuare anche per anni.

Prevedere lo sciame

In Italia centrale, gli sciami sismici, in genere, producono molti tremori.
E’ difficile per gli scienziati sapere se un gruppo di scosse di assestamento produrrà un evento potente o semplicemente si esaurirà.

Il tasso di terremoti può aumentare o diminuire. Cercare di prevedere l’attività futura di tale sciame è estremamente difficile.

Geologicamente parlando, le faglie che alimentano i terremoti italiani sono giovani, hanno appena 1 milione di anni.
Corrono lungo la spina dorsale degli Appennini e sono relativamente piccole, quindi non possono generare enormi terremoti, come quelli creati da faglie più lunghi e più anziane, come quella di San Andreas in California.
Nelle faglie mature, quando si verifica un terremoto, può correre per lunghe distanze.
In questi casi si possono avere anche terremoti di magnitudo comprese tra 7 e 8.
In una faglia più giovane, la terra può generare un terremoto di magnitudo 5 o 6.

Livelli di stress

Ma nelle zone venate da faglie più brevi, come nel centro Italia, può verificarsi una catena di eventi.
Un terremoto può inviare una cascata di sollecitazioni nelle faglie limitrofe, spingendole più vicino al limite di stress, originando l’ennesimo terremoto.

Le scosse recenti, quindi, possono essere collegate ai terremoti che hanno devastato la regione nel mese di agosto.
Una reazione a catena, che potrebbe “contagiare” altre faglie italiane.

I sismologi stanno mappando le rotture della faglia, esaminando da vicino le posizioni dei nuovi terremoti.

I ricercatori stanno lavorando per determinare quali faglie si sono spostate e di quanto, e di come ciò possa aumentare il carico di stress in altre faglie, rendendole soggette a possibili terremoti.

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