Morte per malaria, parla il Prof.Morrone: “In Italia ci sono le zanzare anofele, il pensiero corre a Fausto Coppi”

Il Prof.Aldo Morrone, Direttore Servizio Salute Globale dell’Ospedale San Gallicano di Roma è intervenuto questa mattina ai microfoni di Radio Cusano Campus nel corso del programma Genetica Oggi condotto da Andrea Lupoli, dichiarando che: “Questo è un evento rarissimo ed eccezionale, sono vicino alla famiglia di questa bambina morta in modo quasi incomprensibile. La malaria è un problema serio nel nostro pianeta […]

Il Prof.Aldo Morrone, Direttore Servizio Salute Globale dell’Ospedale San Gallicano di Roma è intervenuto questa mattina ai microfoni di Radio Cusano Campus nel corso del programma Genetica Oggi condotto da Andrea Lupoli, dichiarando che: “Questo è un evento rarissimo ed eccezionale, sono vicino alla famiglia di questa bambina morta in modo quasi incomprensibile. La malaria è un problema serio nel nostro pianeta e lo dimostra il fatto che circa 250 milioni di persone nel mondo si ammalano di malaria e mezzo milione muoiono. Nel nostro paese era stata eradicata, l’ultimo caso autoctono risale a circa 30 anni fa. Il contagio avviene solo attraverso la puntura di un particolare tipo di zanzara”.

“Difficile per i medici che l’hanno avuta in cura pensare alla malaria anche perché la bambina non proveniva da aree a rischio. In Italia ci sono le zanzare anofele ma non quelle che trasmettono la malaria, pur appartenendo alla stessa specie. A livello mondiale ce ne sono 400 specie ma le pericolose sono meno di una trentina. In Italia quelle presenti non possono trasmettere la malaria anche grazie alle bonifiche e ai migliori sistemi di vita. Ci siamo preoccupati molto del movimento delle persone nel mondo, meno delle merci, quasi per nulla degli insetti e delle zanzare. Scientificamente priva di fondamento la responsabilità dell’immigrato in questa vicenda“.

Il pensiero corre a Fausto Coppi per il quale non fu pensata la diagnosi di malaria e quando fu pensata fu tardivo l’intervento terapeutico, andò diversamente per il suo collega francese che invece si salvò perché l’Istituto Francese pensò potesse essere appunto malaria. Avremmo dovuto riflettere meglio sul rischio della diffusione di questi microorganismi”.

 

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