Volontariato, Bobba: “Una carta d’identità comune per crescere”

“Ho girato in lungo e in largo l’Italia del volontariato. E ogni volta ho scoperto persone, realta’, approcci, modalita’ che per me erano del tutto sorprendenti. Quello dei volontari italiani e’ un mondo sempre sorprendente nella sua capacita’ di inventare risposte di fronte a problemi e bisogni che altrimenti non avrebbero avuto un nome, un […]

“Ho girato in lungo e in largo l’Italia del volontariato. E ogni volta ho scoperto persone, realta’, approcci, modalita’ che per me erano del tutto sorprendenti. Quello dei volontari italiani e’ un mondo sempre sorprendente nella sua capacita’ di inventare risposte di fronte a problemi e bisogni che altrimenti non avrebbero avuto un nome, un volto e nemmeno una risposta”. Luigi Bobba, Sottosegretario dal 2014, e’ il padre della Riforma del Terzo Settore, che ha visto il suo ultimo atto con il nuovo Codice del Terzo Settore. Il mondo delle Associazioni e dei volontari, quindi, e’ in continuo cambiamento ed e’ destinato a rinnovarsi ancora nei prossimi anni.

Per capire dove siamo e dove stiamo andando, in questo mese che AISM dedica al volontariato, l’Associazione italiana Sclerosi multipla ha intervistato l’attuale sottosegretario del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Nessuno meglio di lui, probabilmente, conosce il vasto mondo degli oltre quattro milioni di persone che operano gratuitamente per gli altri e per il bene comune all’interno di oltre 44 mila associazioni. E il fatto che proprio l’onorevole Bobba continui a stupirsi delle persone che incontra, dopo avere girato a lungo l’Italia per confrontarsi con i volontari e le Associazioni, e’ certamente significativo. Cosi’ come illuminante e’ il fatto che, se gli domandi di ‘fotografare’ il volto del volontario italiano risponde che ‘non si tratta di un volto ma di un popolo che, sulla base di convinzioni di carattere ideale, decide ogni giorno di prendersi delle responsabilita’, di prendersi cura del bene comune, di alcuni soggetti piu’ in difficolta’, di qualche struttura o luogo della propria comunita’‘. Insomma, anche per Luigi Bobba come per AISM e’ ‘insieme’ che si arriva a ‘una conquista dopo l’altra’.

L’intervista a Luigi Bobba: – Ogni riforma, per essere tale, e’ messa in campo per cambiare lo stato delle cose: in quale modo questa riforma del Terzo Settore, con il suo nuovo Codice, intende cambiare e migliorare il volto del Terzo Settore italiano?

‘La gestazione e’ stata lunga proprio perche’ noi legislatori abbiamo ritenuto essenziale un serio confronto con questo grande popolo del volontariato. È una realta’ diffusa in molti campi della vita delle nostre comunita’: si va dallo sport ai beni culturali, dal sostegno ai soggetti piu’ deboli alla tutela dei diritti delle persone. C’e’ tutto il campo della salute, in cui opera anche AISM, che e’ particolarmente delicato, importante e qualificante. La legge non vuole comprimere questa varieta’. Vuole semplicemente dare a questo mondo variegato una carta di identita’ comune’.

Che cosa significa dare un’identita’ comune?

Come eravamo sinora e come dobbiamo diventare? ‘Sinora c’erano molte normative diverse che, quasi, inseguivano le particolarita’ dei diversi soggetti in campo. Ora proviamo a dare un vestito comune a soggetti che hanno elementi condivisi pur dentro molte differenze. La riforma riconosce a ciascuno dei molti soggetti coinvolti la possibilita’ e la liberta’ di realizzare al meglio questa identita’ condivisa. Non e’, insomma, una riforma coercitiva che vorrebbe allungare chi e’ corto e accorciare chi e’ lungo, ma piuttosto vuole essere una riforma che promuove innovazione. Oltre all’elemento regolatorio, questa riforma ha molti elementi di carattere promozionale: scommette sul fatto che i soggetti del Terzo Settore siano in grado di prendersi delle responsabilita’ e di agire, in base al principio di liberta’ previsto dalla nostra Costituzione, per realizzare gli obiettivi e le missioni che si sono dati e per migliorare l’intera societa’ italiana’.

Puo’ esemplificare gli elementi chiave messi in campo ora per la promozione del Terzo Settore e, in particolare, del volontariato organizzato delle Associazioni?

‘Prima di tutto, viene introdotto il nuovo Registro unico nazionale del Terzo Settore, per garantire la conoscibilita’ e riconoscibilita’ di questo fenomeno, cosa che ancora oggi ha contorni non sempre chiari. Spesso, non essendoci stati questi contorni cosi’ chiari, le leggi stesse magari non erano cosi’ efficaci. Poi, con l’obiettivo della conoscibilita’ arriva quello della trasparenza: sappiamo che questo mondo aveva zone opache, che c’erano fenomeni distorsivi e in alcuni casi anche delinquenziali. L’intento positivo di questa conoscibilita’ e’ di fare circolare la moneta buona per scacciare quella taroccata e falsa. Nel rispetto della liberta’ sancita dalla Costituzione, nessuno sara’ obbligato a iscriversi. Invece, l’iscrizione sara’ un’opportunita’ anche per accedere alle risorse pubbliche messe in campo a sostegno del Terzo Settore’.

Ci sono dunque altre misure concrete di tipo promozionale per il mondo del volontariato italiano?

‘Sono state incentivate le detrazioni fiscali per le erogazioni liberali dei cittadini e delle imprese per sostenere il Terzo Settore, dicendo all’Italia e agli italiani che chi non puo’ fare in prima persona volontariato almeno lo faccia sostenendo economicamente chi lo fa mettendosi in gioco direttamente. Le Istituzioni, anche quando non avessero risorse economiche da mettere in campo, sono incentivate a mettere a disposizione delle organizzazioni del Terzo Settore eventuali immobili e terreni, anche confiscati alle mafie. La normativa spinge inoltre le Istituzioni ai vari livelli a utilizzare il cosiddetto “social bonus” per dare strutturalita’ ai diversi interventi delle organizzazioni del Terzo Settore. La riforma va anche a sostenere e qualificare le reti di Associazioni: lavorare di piu’ insieme non vuol dire dismettere la propria specifica identita’, ma provare a costruire un lavoro comune, nella parte promozionale e di rappresentanza, che certamente puo’ essere piu’ efficace della somma di tanti impegni presi come singole organizzazioni. Infine, e’ prevista dalla nuova normativa la possibilita’ del cosiddetto ‘autocontrollo’ da parte delle stesse organizzazioni: si tratta di un ulteriore elemento promozionale, il quale scommette sul fatto che i soggetti del Terzo Settore si controllino da soli rispetto a una serie di elementi decisivi, con il desiderio positivo di tenere ‘pulito’ il campo in cui operano’.

Tornando a parlare delle persone che ogni giorno mettono la faccia gratuitamente per gli altri, come si immagina che questa riforma possa cambiare il modo di essere volontari, prima ancora che di fare volontariato?

‘La precedente norma di riferimento, Legge 226/1991, si concentrava sulle ‘organizzazioni di volontariato’: qui abbiamo scelto di dare uno status riconosciuto e riconoscibile al singolo volontario. Questo vestito corrisponde perfettamente a quello che scrive la nostra Costituzione, agli articoli 18 e 118. Si parte dal principio della libera scelta e poi viene esplicitato il fatto che si svolga a titolo gratuito un’attivita’ di interesse generale, dunque non a beneficio di un privato o di pochi ma della comunita’. Inoltre, il nuovo Codice del Terzo Settore esplicita che la scelta del volontariato puo’ nascere non in forza del comando della legge ma della capacita’ di ciascun volontario di individuare in prima persona quale risposta dare ai bisogni che incontra. Infine, la legge incoraggia il fatto che il volontariato possa essere vissuto in forme associate ma anche individuali. Insomma, abbiamo cercato di tenere un profilo sufficientemente ampio, che consenta di cogliere anche le nuove forme dell’attivita’ volontaria’.

Per arrivare dove?

‘L’obiettivo principale, il cuore, l’anima di questa nuova legge e’ l’intento di allargare le opportunita’, la possibilita’, la formazione, la qualificazione dell’impegno civico volontario. Nell’ideale vorremmo che i volontari italiani diventassero molti di piu’ e piu’ qualificati ancora di quelli che si impegnano oggi. E vorremmo che tutti i cittadini arrivassero a pensare che l’attivita’ volontaria e l’impegno civico sono un elemento decisivo per la vita della persona e delle comunita’, con un riverbero positivo anche per le Istituzioni. Questo e’ il vero afflato ideale, l’aspirazione di questa normativa, che dovremo poi confermare alla prova dei fatti’.

Lei, Onorevole Bobba, e’ nato come volontario nelle ACLI ed e’ stato a lungo portavoce del Terzo Settore: quale e’ stata per lei la molla per crescere nella capacita’ di assumere responsabilita’ sempre piu’ consistenti?

‘Oggi ho 62 anni, ma ricordo come fosse oggi la motivazione che mi ha spinto all’attivita’ sociale e poi a quella politica. Ha due radici. La prima e’ religiosa: da cristiano mi sembrava che questo fosse un modo per assumere la responsabilita’ anche di altri, e in particolare di coloro che facevano piu’ fatica a stare al passo con la societa’. Dall’altro lato, piu’ laicamente, mi ha sempre spinto il fatto che, facendo attivita’ di volontariato, si vedono i risultati concreti: quello che fai ha un riverbero nella vita delle persone e della comunita’ e questo ti ricarica continuamente, ti spinge a continuare e a dare ancora di piu’, perche’ vedi che cio’ che fai ha un effetto di cambiamento effettivo’.

Il ‘guadagno’ del volontario e’ vedere l’effetto concreto di cambiamento che genera con la sua azione nella vita di altre persone e della societa’ nel suo insieme?

‘Per me e’ stato ed e’ cosi’. Aggiungo che, quando ho iniziato l’attivita’ politica, ho provato un certo senso di disagio proprio perche’ era piu’ difficile vedere i risultati concreti della propria azione. So benissimo anche io quello che tanti cittadini pensano e dicono della politica. Pero’ poi, facendo questo lavoro di Riforma, ho scoperto che il mio impegno politico puo’ essere stato un modo di creare delle condizioni perche’ tanti altri possano dedicarsi al volontariato, impegnarsi, fare, trasformare, indirizzare al meglio la vita di altre persone. A mio avviso l’attivita’ piu’ importante nei mondi associativi e’ oggi quella formativa e diciamo ‘vocazionale’, quella cioe’ capace di passare il testimone del gusto per l’impegno di volontariato da una generazione come la nostra a quelle che vengono dopo di noi’.

Allora si immagini tra vent’anni, come un nonno saggio che racconta ai giovani perche’ il mondo sia diventato un posto migliore di quello che aveva trovato…

‘Secondo il filosofo Zygmunt Bauman la tenuta di un ponte si misura sulla resistenza del pilone piu’ debole. Allo stesso modo la tenuta e la qualita’ del vivere di una comunita’ civile si deve misurare sulle persone piu’ in difficolta’. Se avremo fatto in modo che i piu’ deboli tra noi stiano in piedi bene e ‘tengano’, alla fine avremo migliorato la qualita’ della vita di tutti. Confido che, grazie anche a questa riforma e al nostro impegno, nei prossimi anni possano trovare crescere in numeri e in qualita’ le persone che si dedicano all’attivita’ volontaria. Conto in un’Italia del futuro in cui le associazioni e le altre organizzazioni di volontariato possano trovare il favore costante di chi, magari, non ha tempo ma ha risorse economiche e decide di non tenerle solo per se’ ma di dedicarle alle cause sociali, ai problemi, alle persone piu’ fragili. Mi piacerebbe poi vedere un cambiamento nelle istituzioni, che abbiano sempre a cuore questo mondo del volontariato non solo in termini emergenziali, ma come elemento costitutivo di una migliore vita sociale’.

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