La nuova “età dell’oro” della fisica: onde gravitazionali, raggi gamma e luce nello scontro di stelle di neutroni

Il mondo scientifico ha avuto un’opportunità senza precedenti: sondare con tutti i migliori strumenti oggi in funzione la collisione di due stelle di neutroni per capire come è fatto il nostro Universo. La fusione di due stelle di neutroni è stata osservata per la prima volta sia con le onde gravitazionali dagli interferometri, sia con […]

Il mondo scientifico ha avuto un’opportunità senza precedenti: sondare con tutti i migliori strumenti oggi in funzione la collisione di due stelle di neutroni per capire come è fatto il nostro Universo. La fusione di due stelle di neutroni è stata osservata per la prima volta sia con le onde gravitazionali dagli interferometri, sia con la radiazione elettromagnetica dai telescopi a terra e nello spazio scoprendo, tra l’altro, che in quegli eventi si formano elementi chimici pesanti, come oro e platino.

“È un momento entusiasmante per la storia dell’astronomia e della Fisica in generale – afferma Eugenio Coccia, Rettore del Gran Sasso Science Institute e membro della collaborazione LIGO-Virgo – Per la prima volta arrivano dalla stessa sorgente segnali di onde gravitazionali e di onde elettromagnetiche associate alla spettacolare esplosione avvenuta durante il fenomeno. Questa “prima volta” ci indica la soluzione del mistero dei lampi gamma, ci racconta finalmente come vengono prodotti gli elementi pesanti, e cioè dove sono le fabbriche dell’oro nell’Universo.”

L’annuncio è stato dato in diretta mondiale durante la conferenza internazionale della National Science Foundation tenutasi a Washington alle ore 16.00 italiane. Unico speaker ufficiale proveniente dall’Italia è stata Marica Branchesi, assistant professor presso il GSSI – Gran Sasso Science Institute e membro della collaborazione VIRGO dell’INFN.
Mai fino ad oggi un evento cosmico era stato osservato sia tramite onde gravitazionali che elettromagnetiche: è dunque iniziata una nuova era dell’astronomia “multimessenger”, che estende notevolmente il nostro modo studiare il cosmo.
“È come avere simultaneamente l’udito e la vista per descrivere i fenomeni cosmici che accadono nel nostro Universo” – spiega Eugenio Coccia.

“Le onde precedenti nascevano da buchi neri e non erano osservabili dai telescopi – commenta con emozione Marica Branchesi – E’ accaduto tutto all’improvviso, rapidamente. Ciò che abbiamo sentito era il segnale di un’onda, lunghissimo, novantanove secondi. Un tempo infinito considerando che il segnale della prima onda ricevuta, quella dei due buchi neri, era durata un quinto di secondo”.

L’evento cosmico è avvenuto alla periferia della galassia NGC4993, in direzione della costellazione dell’Idra, circa 130 milioni di anni luce da noi. Stiamo parlando dunque di un fenomeno accaduto nel Cretaceo quando i dinosauri ancora abitavano il nostro pianeta e da poco si erano sviluppate le piante a fiore.

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