Ricerca: l’intelligenza artificiale non sostituirà l’uomo

Cosa c’entra la filosofia con l’ingegneria? Lo ha spiegato questa mattina Luciano Floridi, professore di Filosofia ed Etica dell’informazione all’Universita’ di Oxford, ospitato dal Dipartimento di Ingegneria dell’Universita’ Roma Tre per l’evento ‘Intelligenza artificiale: sfide e opportunita”. Un appuntamento che vuole essere simbolo del dialogo multidisciplinare tra la filosofia e l’ingegneria, perche’ “la filosofia e’ […]

Cosa c’entra la filosofia con l’ingegneria? Lo ha spiegato questa mattina Luciano Floridi, professore di Filosofia ed Etica dell’informazione all’Universita’ di Oxford, ospitato dal Dipartimento di Ingegneria dell’Universita’ Roma Tre per l’evento ‘Intelligenza artificiale: sfide e opportunita”. Un appuntamento che vuole essere simbolo del dialogo multidisciplinare tra la filosofia e l’ingegneria, perche’ “la filosofia e’ ingegneria concettuale”, ha affermato il professore Floridi aprendo l’evento. Come ha spiegato durante la lezione, e’ vero che la tecnologia ci aiuta a vivere meglio, la questione e’ come e in che misura la vogliamo usare. L’intelligenza artificiale non e’ un matrimonio tra l’intelligenza umana e la tecnologia: piuttosto e’ un divorzio tra la capacita’ di risolvere i problemi e la necessita’ di essere intelligenti nel farlo. Il computer infatti non ha bisogno di dati storici per risolvere i problemi, ma di dati sintetici, dati con cui non ci sono problemi di privacy o copyright. In questo senso, il mondo sta andando verso la semplicita’ dei dati. “Ci sono cose che sono un piu’ o meno facili e difficili- ha spiegato Floridi- e cose che sono piu’ o meno semplici o complesse. Stiamo cercando di trasformare l’intelligenza artificiale dal difficile al complesso. I dati diventano sempre piu’ sintetici, si passa dalla difficolta’ alla complessita’. Perche’ funziona? Perche’ i costi sono sempre piu’ bassi, abbiamo sempre piu’ dati prodotti dalle persone (90%) e se ne generano sempre di piu’, perche’ siamo perennemente connessi”.

Alla base c’e’ la volonta’ di trasformare il mondo in un luogo adatto per l’intelligenza artificiale, non il contrario. Quali sono le sfide etiche di questa nuova risorsa? L’intelligenza artificiale puo’ aiutare in tanti settori, ma puo’ anche essere usata male. “Dovremmo rendere l’intelligenza artificiale qualcosa che vada contro il fare male, perche’ una cosa che il digitale ha fatto e’ quella di democratizzare, in senso di diffondere, la vulnerabilita’, perche’ non guarda in faccia nessuno- ha spiegato Floridi- Dovrebbe migliorare la nostra capacita’ di decisione e di controllo: immaginate le grandi metropoli senza intelligenza artificiale. Nel 2050 probabilmente quasi tutti (70%) vivremo in grandi citta’, perche’ il 5G sara’ li’. In questo contesto, la complessita’ sta salendo e abbiamo bisogno di tutto il potere computazionale che possiamo avere”. E li’ si inserisce l’intelligenza artificiale per assistere nel fare meglio. Dovrebbe aiutare la responsabilita’ umana: piu’ si diffondono i sistemi decisionali piu’ e’ difficile trovare un colpevole. Qui un’etica della cura e’ fondamentale: in questo l’intelligenza artificiale si immette per creare un’economia ricca e circolare, del riutilizzo, piu’ efficace e meno di impatto sull’ambiente.

Bisogna lavorare per l’umanita’: “Chi dice che l’intelligenza artificiale rubera’ il lavoro dice una cosa non vera. Questo e’ impossibile: il personale umano sara’ sempre necessario. Chi oggi trova lavoro non e’ quello che e’ stato reso disoccupato dall’intelligenza artificiale: c’e’ una generazione oggi che paghera’ il costo dei vantaggi comuni”. Il rischio e’ quello che ci influenzi sempre di piu’: con le macchine che diventano sempre piu’ autonome e gli umani che diventano sempre piu’ pigri puo’ andare a incidere e a erodere le decisioni. L’etica soft qui puo’ fare tantissimo: offre un po’ di piu’ di cio’ che e’ legalmente richiesto, fa management del rischio e strategia di opportunita’. La nuova sfida non e’ l’innovazione digitale, ma e’ come regolamenteremo il digitale. “Dobbiamo pensare piu’ profondamente e meglio, bisogna essere piu’ attenti, avere un po’ piu’ di cura per il mondo perche’ non basta il profitto e disegnare meglio- ha puntualizzato il professore- Quando ci sono le trasformazioni industriali tecnologiche si creano molte opportunita’ nel campo del lavoro: la ricchezza che si crea e’ gigantesca ma finisce in pochi conti bancari e dal di li’ spesso non si muove, non viene distribuita in maniera equa e questo dal punto di vista socio filosofico e’ un problema. In questo caso le tasse, intese come modalita’ di rimettere in circolo nel sistema i fondi, dovrebbero essere inserite”.

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