In particolare fra i fenomeni che le Pmi del meridione considerano incidere maggiormente sulla propria competitività sono stati evidenziati in modo molto più marcato rispetto alla media nazionale la contraffazione (per il 38,2% al Sud rispetto al 22,0% della media), o il degrado del territorio e delle aree urbane, indicato come vivaio e potente agente di sviluppo del disagio e della devianza sociale (indicato dal 36,7% delle imprese al Sud.). Da non sottovalutare, fra i dati che evidenziano una significativa differenziazione fra dato italiano (42,2%) e meridionale (64,2%) la mancanza di infrastrutture del territorio come freno alla competitività, e lo sfruttamento del lavoro nero come effetto più grave della contraffazione (59% al Sud, 41,9% nazionale). Altrettanto significativo il fatto che nel Sud ci sia la percentuale più alta (31,2%) di imprenditori che hanno stimato in oltre il 5% dei propri ricavi i costi assunti per proteggersi dalla criminalità.
“La lotta alla criminalità organizzata sta facendo passi importanti e alcuni dei provvedimenti previsti dal Piano Antimafia recentemente varato dal Governo – l’istituzione di un’ Agenzia per i beni sequestrati e confiscati, il potenziamento di desk interforze provinciali per l’aggressione dei beni dei mafiosi, a cui si accompagnerà l’istituzione di una sezione dedicata alla gestione dei beni aziendali dell’Albo nazionale degli amministratori giudiziari dei beni sequestrati – possono costituire un mix efficace per sottrarre risorse economiche alla mafia purchè siano rigidamente applicate tutte le procedure ed i controlli necessari a garantire che tali risorse entrino in un circolo virtuoso, a favore dell’economia “sana” e non ricadano nelle mani della malavita”, ha detto in audizione Luca Squeri, presidente della Commissione Sicurezza e Legalità di Confcommercio.
“La Confederazione – ha poi sottolineato Squeri – guarda con interesse alla proposta del ministro dell’Interno Maroni di un Patto per la legalità con il sistema imprenditoriale italiano, purchè tali accordi siano tarati sulle specificità territoriali e coinvolgano i diversi attori, partendo da tavoli di lavoro permanenti fra Prefetture, Questure, forze di polizia, imprenditori, istituzioni ed enti locali”.
“Alcune nostre organizzazioni come la Confcommercio di Palermo già da anni hanno deciso di sospendere gli associati in caso di mancata collaborazione con le forze dell’ordine e conseguente rinvio a giudizio per favoreggiamento, fino a prevedere l’espulsione in caso conclamato di connivenza con la criminalità organizzata, ossia in caso di sentenze definitive. Sempre più spesso, inoltre, diverse delle nostre associazioni si costituiscono parte civile nei processi di mafia ed estorsione e in caso di condanna degli imputati viene riconosciuto il risarcimento del danno, ma una norma del Pacchetto Sicurezza di luglio non prevede per loro la possibilità di accedere al fondo per le vittime della mafia per diversa destinazione dei fondi stessi. E’ auspicabile quindi che si possa rimediare celermente all’attuale situazione”, ha concluso Squeri.