Particolari sui fenomeni luminosi del terremoto aquilano

Molte persone hanno raccontato di aver fatto peculiari avvistamenti luminosi nella regione epicentrale, in occasione del terremoto di L’Aquila del 6 aprile 2009. Principalmente lampi, raccolti in più di 70 testimonianze, sono apparsi prima del terremoto, come provenienti dal basso, ma in maggior numero durante la scossa illuminando completamente il cielo.Da queste testimonianze sono state […]

Molte persone hanno raccontato di aver fatto peculiari avvistamenti luminosi nella regione epicentrale, in occasione del terremoto di L’Aquila del 6 aprile 2009. Principalmente lampi, raccolti in più di 70 testimonianze, sono apparsi prima del terremoto, come provenienti dal basso, ma in maggior numero durante la scossa illuminando completamente il cielo.Da queste testimonianze sono state scartate quelle avvenute in occasione di perturbazioni meteorologiche, quelle compatibili con bagliori prodotti da corto circuiti e possibilmente prodotte da esplosioni di gas. Sono stati anche scartati quegli avvistamenti riconducibili alla luce della Luna e del pianeta Venere. Ad esempio, i lampi ripresi in occasione del terremoto del Cile M=8.8 possono essere osservati in
http://www.youtube.com/watch?v=3ZSqO5txMJc
http://www.youtube.com/watch?v=wrm8vV1IrWQ
http://www.youtube.com/watch?v=8NEHLEOEwYo
e in occasione del terremoto del Perù in
http://www.youtube.com/watch?v=6jLvl0UIbsE

Il secondo avvistamento più frequentemente osservato è risultato essere la luce rossastra diffusa, avvistata quasi esclusivamente la domenica 5 aprile, qualche ora prima della forte scossa. Tale testimonianza è stata riportata da 38 persone, spesso in concomitanza di un’altra osservazione: quella delle nuvole arrossate, riportata da altre 28 persone ed effettuata lontano dall’ora del tramonto. Il fenomeno dell’arrossamento del cielo e delle nuvole arrossate è uno dei più comuni effetti che precedono i forti terremoti. Essi sono stati riportati più volte nelle cronache dei terremoti del passato, specie in Italia; gli stessi soccorritori della Protezione Civile, che abitano nelle regioni dei terremoti del secolo scorso, hanno testimoniato di averli osservati anche in occasione dei terremoti del Belice (1968), dell’Irpinia (1980) e di Colfiorito (1997). 

Seguono appena meno numerosi, essendo 26 casi, gli avvistamenti di sfere luminose, per la maggior parte caratterizzate da un colore giallognolo e in alcuni casi bianco o arancione. Questi avvistamenti sono stati fatti anche diversi mesi prima del terremoto, le sfere sono apparse spesso in movimento, e si sono concentrati nella zona intorno al Colle di Roio nei giorni immediatamente precedenti il 6 aprile. Da un video realizzato in occasione del terremoto del Perù del 15 agosto 2007 M=8.5:
http://www.youtube.com/watch?gl=ES&hl=es&v=eNy6YQB8nnw.

23 fiammate alte fino ad una decina di metri hanno caratterizzato gli avvistamenti immediatamente successivi l’evento catastrofico, fino a circa un’ora dopo la scossa. Di colore prevalentemente rossastro sono state avvistate principalmente lungo il piano dell’Aterno, ma in alcune occasioni anche nel centro storico e nei pressi della stazione ferroviaria. Anche fiammelle sono comparse sopra i pali della rete elettrica e sui sampietrini del viale che dalla Piazza del Duomo porta alla Villa Comunale.

Enormi scariche elettriche sono state viste durante la scossa e subito dopo, con colorazioni dal bianco al verde al rosso fino al viola, ma di scarsa luminosità cosi da non essere capaci di illuminare il paesaggio circostante come fanno i fulmini dei temporali. In tutto 14 casi. Come quelle avvistate durante la scossa principale da Roio Poggio in direzione di Colle Roio, che salivano verso l’alto con sfumature dal rosso al violetto e che si aprivano ad ombrello alla massima altezza raggiunta. Oppure, quelle che sono state osservate da Coppito sopra L’Aquila congiungere il centro storico e la collina di Roio, durate diversi minuti dopo la scossa.

In numero minore una serie di luminosità di forma più strana hanno accompagnato il terremoto. Da colonne di fuoco a raggi di luce, dalle scintille ai vapori luminosi e a luci a forma di cono. Esse sono più difficili da catalogare e spesso fanno pensare a fenomeni completamente differenti fra loro. Per questa catalogazione è stato utilizzato uno schema presentato per la prima volta proprio da un italiano, il sacerdote naturalista Ignazio Galli, che nel 1910 compose la prima raccolta e classificazione dei fenomeni luminosi osservati nei terremoti. Dunque tali studi hanno avuto importante sviluppo proprio in Italia, ma allora perché non se ne parla?

L’educazione della popolazione dovrebbe essere una delle principali linee da portare avanti. Poiché, come statisticamente stabilito, non abbiamo la certezza che ciò che osserviamo sia un precursore che funziona sempre, questo va spiegato chiaramente alla gente. Ritengo essere tale confronto, se portato avanti con continuità, veramente utile alla popolazione per arrivare preparati ad un evento distruttivo. Preparati nel senso di: agire senza farsi prendere dalla paura, essere capaci di leggere i diversi segnali dalla natura e di comunicarli a chi li studia, sensibilizzarsi sul tema terremoto in modo da decidere di costruire o restaurare in maniera antisismica le proprie abitazioni.

In questo processo, gli studi presentati, se non immediatamente utili alla previsione, sono uno strumento per avvicinare la popolazione al fenomeno terremoto. Allorquando divenissero utili alla previsione, dovrebbero fruirne persone istruite a gestire questa emergenza per essere di qualche utilità.

Le descrizioni dei fenomeni luminosi dei terremoti più recenti sono del tutto simili a quelle raccolte in occasione dei terremoti del passato. Inoltre, nella raccolta di Galli vengono riportati centinaia di avvistamenti fatti in occasione di eventi sismici precedenti il secolo XX. Per questo motivo sembra difficile sostenere che le luci avvistate con i terremoti siano prodotte esclusivamente dalla distruzione di opere umane, o addirittura generate da apparati tecnologici.

Piuttosto, eventuali avvistamenti dovrebbero essere considerati con cautela anche in presenza di attività sismica e sempre consultando gli esperti del settore, i quali provvederebbero ad accertarne al più presto l’origine.

Dott. Cristiano Fidani

Una risposta a “Particolari sui fenomeni luminosi del terremoto aquilano”

  1. Carlo Strinella ha detto:

    Ottima sintesi in questo articolo relativo ad un argomento molto interessante.
    Ho conosciuto personalmente il Dott.Fidani che oltre ad essere una persona squisita è un appassionato e scrupoloso ricercatore dell’Università di Perugia.
    Nei mesi successivi al sisma, egli ha percorso in largo e lungo le zone terremotate per intervistare la popolazione circa i fenomeni osservati prima, durante e dopo il terremoto.
    Sono stato intervistato anch’io poichè, un paio di ore prima del main shock, ho osservato due intensi lampi che hanno rischiarato le finestre e l’interno di casa. Essendo il cielo sereno e non avendo udito il tuono mi tornò alla mente quanto avevo letto precedentemente sul web relativamente alle luce sismiche (http://www.itacomm.net/EQL/ http://www.itacomm.net/EQL/eql10_i.htm http://www.itacomm.net/EQL/eql02_i.htm).

    Notai anche un innalzamento della temperatura dell’aria.
    Quella notte, sulla base di queste osservazioni, decisi alle 1.30 circa di svegliare i miei familiari e di uscire di casa.
    La mia testimonianza, tra le centinaia raccolte dal Dott.Fidani, è tra le poche, se non l’unica, dove c’è una relazione tra l’osservazione e riconoscimento dei fenomeni e l’adozione di contromisure di salvaguardia della propria incolumità.
    Pertanto la mia esperienza è stata inclusa nell’ottimo articolo scientifico pubblicato dal Dott.Fidani sulla rivista “Natural Hazards and Earth System Sciences” che è il giornale scientifico della European Geosciences Union.

    E’ possibile consultare e scaricare tale articolo al link:
    http://www.nat-hazards-earth-syst-sci.net/10/967/2010/nhess-10-967-2010.html

    Concludendo ritengo fondamentale, soprattutto nelle zone a forte rischio sismico come la nostra, educare la popolazione alla corretta conoscenza ed individuazione dei fenomeni visibili non-sismici che possono, come nel mio caso, condurre le persone all’adozione di semplici misure preventive di salvaguardia della propria incolumità.

    Carlo Strinella, L’Aquila

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