Esiste la verità? (A proposito delle navi pacifiste in marcia verso Gaza)

Vecchissimo tema. Non entro nel merito dello scontro tra gli Israeliani e i “Pacifisti” in marcia per Gaza, perché le voci che parlano o che urlano sull’argomento sono già troppe. Mi fermo al tema con una variante: “Esiste la possibilità di una risposta all’interrogativo se esiste o non esiste la verità?”Dopo essermelo chiesto tutta la […]

Vecchissimo tema. Non entro nel merito dello scontro tra gli Israeliani e i “Pacifisti” in marcia per Gaza, perché le voci che parlano o che urlano sull’argomento sono già troppe. Mi fermo al tema con una variante: “Esiste la possibilità di una risposta all’interrogativo se esiste o non esiste la verità?”Dopo essermelo chiesto tutta la vita, la mia conclusione è che la verità sicuramente o…probabilmente esiste, ma che non è alla portata degli umani.

Noi, purtroppo, ci dobbiamo accontentare ognuno della sua verità. Ovviamente, come al solito, ci sono però (controverse) smaccate eccezioni, ma qui non è di queste che desidero parlare.

Sento però immediata l’obbiezione: “E se la questione israeliana – palestinese fosse proprio da annoverare tra le eccezioni? E così anche la questione dei pacifisti per Gaza?”

Direi che l’ammettere un’ ipotesi di questo tipo non potrebbe portare che a un punto morto, per la semplice ragione che vi sono due popoli che chiedono entrambi di poter sopravvivere e sarebbe – così a me pare – inaccettabile che tale diritto venisse attribuito soltanto ad uno dei due. Insomma a me appare una situazione di parità, quindi ne dovrebbe derivare l’impossibilità di una responsabilità unilaterale, che è alla base delle eccezioni.

Torno dunque alla domanda iniziale e relative risposte. E cioè quale potrebbe essere la verità a proposito dell’incidente purtroppo anche mortale intercorso tra soldati israeliani e pacifisti (non uniformemente etichettabili).

La mia attuale risposta è la PAURA a proposito degli Israeliani, e l’IMPRUDENZA a proposito della miscellanea pacifista.

Gli Israeliani infatti convivono da anni con la paura di un loro annientamento, cioè della cancellazione totale e definitiva della loro esistenza, per essere stata dichiarata e diffusa nello scenario mondiale da tutti coloro che contestano il diritto di Israele ad esistere. Gli Israeliani vivono da anni in una quotidianità bellica, non c’è momento della loro vita giornaliera che può dirsi indenne dal rischio nemico. Si provi ad immaginarlo, se in ogni atto consuetudinario è consapevolmente prevista anche la perdita della vita, non credo evitabili – se del caso – eccessi di misure cautelative e di difesa..

I Pacifisti (miscelati in una grande varietà di tipologia umana e politica) da sempre attestati viceversa all’imprudenza, non tengono alcun conto, ora delle ricadute del loro comportamento (vedasi l’ultimo caso del genere che ha portato alla chiusura a un prezioso ospedale d’emergenza, mi riferisco a Gino Strada, che ritengo del tutto in buona fede un pacifista ingenuo), ora nella questione degli aiuti umanitari a Gaza, perché non hanno tenuto in alcun conto del fattore PAURA di Israele.

Conclusione: se non evitiamo spontaneamente, sinceramente, di creare o di esasperare negli Israeliani gli anticorpi di difesa ad oltranza da noti e dichiarati rischi, così alimentando la loro più che motivata paura, non ci saranno possibilità di soluzioni di pace ma solo “non soluzioni” di guerra. Per questo non mi è indispensabile appurare la verità di questo doloroso increscioso ennesimo episodio di violenza: non è buona misura muoversi senza prudenza in un contesto di così alta tensione e di sofferenza da ambo le parti.

E questa condotta non attiene soltanto ai governi e alle cordate pacifiste, ma anche e soprattutto ai media che purtroppo in genere esprimono nella sostanza calcoli politici troppo spesso paludati di ovvio pacifismo.

E’ necessario più che mai un Giornalismo di Pace che non esasperi gli attriti, che prediliga argomenti di prevenzione, che dia più voce a una costantemente disponibile preveggente saggezza.

Gloria Capuano