Io trasecolo osservando, non so se più quanto mi circonda o me stessa.
1) A proposito delle opposizioni.
Era ampiamente previsto che nel caso la fiducia avesse prevalso, il Governo non avrebbe potuto governare per lo scarsissimo divario tra vincitori e vinti. Vediamo i comportamenti. Fortunatamente il premier non ha menato gran vanto da questo risultato da lui previsto e mi piacerebbe supporre che egualmente sarebbe stato se la forbice fosse stata ampia. Al contrario gli oppositori – voglio sperare non tutti – si sono esibiti esultanti fino al punto che diversi tra essi si sono detti perfino vincitori.
Ancora più sorprendente è stata la soddisfazione dichiarata da troppi che un Governo così combinato non sarebbe stato assolutamente in grado di lavorare e che perciò era destinato a cadere, e che queste votazioni hanno costituito la riprova del suo fallimento. Per questo trasecolo. Infatti non ho forse ascoltato ripetere fino alla noia dalle opposizioni che a loro non importava governare ma solo, data la gravità dell’emergenza in cui versa l’Italia, che ci fosse un governo che realmente governasse?, e ciò sia pure con il distinguo di alcuni per un eventuale Berlusconi bis ma dopo le sue dimissioni, mentre altri invece categoricamente escludendolo?
Allora per i primi ciò che veramente contava non era offrire agli Italiani un governo stabile ed efficiente, bensì di mettere in ginocchio Berlusconi per dopo eventualmente issarlo di nuovo sul…trono ma del tutto ridimensionato, e per i secondi contava solo ciò che era sempre contato per loro e cioè che Berlusconi non dovesse e non debba governare perché ne sarebbe indegno oltre che incapace. Nella prima categoria degli oppositori ho dunque intravisto ora l’impulso di vendetta, ora una vogliosa ambizione, ora anche una più ragionevole aspirazione a una espressione politica meno verticistica (purtroppo quanto mai smentita dalla storia dell’uomo passata e recente.). Nel secondo gruppo, decisamente più coerente, appare la continuazione dell’unica politica di cui da anni sono stati capaci, cioè quella di osteggiare e squalificare il Governo nella persona del Premier. Insomma l’antiB. spinto fino all’ossessione e al rischio d’infarto. Vedasi Di Pietro.
Ma è dunque questa la politica prevista dalla democrazia? Questo gioco al massacro come può essere compatibile con le monotone dichiarazioni sempre identiche che all’Italia manca un Governo stabile e attivo se tutto il lavoro dell’Opposizione è consistito e consisterà nel paralizzarlo e destabilizzarlo?
Per questo trasecolo anche attribuendomene la responsabilità visto che non ho chiarezza sulle funzioni dell’opposizione.
Il quesito preminente è: l’opposizione è obbligata ad avversare il Governo o invece lo può a volte condividere e appoggiare?, e può apportare un suo contributo costruttivo?
Se la risposta giusta è la seconda come forse ingenuamente vorrei credere, perché oggi invece di limarsi le unghie e fregarsi le mani con soddisfazione dichiarando a ben scandite lettere che il Governo crollerà alle prime battute grazie alle bocciature dell’opposizione, non si dichiari l’inverso, e cioè d’essere intenzionati a collaborare con il massimo dell’impegno affinché il Paese possa offrire un’immagine di stabilità, coerenza, intelligenza e umanità?
A dire il vero sull’intelligenza e sull’umanità dell’intero contesto politico planetario ho le mie riserve, tuttavia sarebbe da ciechi non vedere che ovunque si sbandieri il concetto di diritti umani affiori in tal senso una forza propositiva soprattutto non governativa, ed è nelle mie aspettative che con il tempo questa forza potrà emergere e contare sempre di più. Ma sempre e solo a patto che non rimanga imbrigliata in appartenenze e in fanatismi, di qualsiasi natura. Se poi intendo ripetere quel che ho già detto più volte e cioè che tutto il fermento, la confusione, meglio il disorientamento attuale dipenda dall’essere oggi la politica una dimensione del tutto inedita direi tentando una estrema sintesi che essa stia attraversando una fase di transizione della quale in pochi sono consci perché ancora ferma alla fase iniziale. Quella nella quale ancora si dibatte sulla morte del partitismo ma senza avere la più pallida idea da che cosa esso possa essere sostituito. Eppure gli elementi per capirlo ce ne sono, sopratutto da cercarsi nel diffuso impeto coscienziale verso una politica di dimensione etica, nello stesso Parlamento.
Vadasé che questa inconsapevole rincorsa verso un’etica planetaria non incontra soltanto gli ostacoli che il mondo occidentale trova in se stesso nel trapasso dagli schieramenti forzati del moribondo partitismo a una diversa formazione politica sulla base di una presa di coscienza individuale, ma, ancora peggio, si trova innanzi gli ostacoli del come una siffatta trasformazione possa esser fatta penetrare nei mondi a noi tanto lontani per storia e per attualità.
Se questo disegno fosse bocciato perché considerato irrimediabilmente inattuabile in quanto utopistico dovremmo concludere che alla politica non resterà che continuare inalterata e inconcludente quale connotato etologico peculiare dell’umanità. E cioè che da tanto micidiale fermento non sortirà mai una sostanziale evoluzione. Intendendo per evoluzione non quella scientifica e tecnologica ma quella comportamentale.
(Tralascio di commentare il termine utopia salvo per dire che la storia delle ideologie altro non ha raccontato che grandi utopie.)
Lo strumento idoneo per tentare questa rivoluzione – percorso senza limiti temporali – oggi io lo individuo in una diversa comunicazione, in un concreto Progetto di Giornalismo di Pace.
Gloria Capuano
20/12/2010