Un militare italiano è morto in Afghanistan in seguito all’esplosione di un ordigno. Lo si apprende da fonti della Difesa. Un altro militare è rimasto ferito ad una gamba, sembrerebbe in modo non grave. L’attentato è avvenuto stamani nei pressi del villaggio di Caghaz, a 16 chilometri ad ovest di Bakwa (a est del distretto di Farah), dove ‘un mezzo italiano – riferiscono allo stato maggiore della Difesa – è rimasto coinvolto dall’esplosione di un ordigno posizionato lungo la strada.
Minuto di silenzio nelle manifestazioni sportive per il militare italiano morto oggi in Afghanistan. Il Presidente del Coni, Gianni Petrucci, ha invitato le Federazioni Sportive Nazionali, le Discipline Sportive Associate e gli Enti di Promozione Sportiva a far osservare un minuto di silenzio in occasione di tutte le manifestazioni sportive, che si disputeranno in Italia nel fine settimana, “in memoria del militare italiano caduto in Afghanistan”.
Commellini (Pdm): Cordoglio per ennessima vittima in missione senza copertura normativa
“Esprimo il più profondo cordoglio ai familiari del militare deceduto questa mattina in Afghanistan a causa dell’esplosione di uno ordigno nei pressi del villaggio di Caghaz, 16 chilometri ad Ovest di Bakwa, in Afghanistan. Al militare ferito gli auguri per una pronta guarigione.” – Lo dichiara Luca Marco Comellini, Segretario del Pdm- “Questo ennesimo tragico episodio -prosegue Comellini- allunga a dismisura l’elenco dei nostri militari deceduti o feriti nel corso della missione in Afghanistan e deve far riflettere seriamente coloro che sostengono ancora la necessità di prosecuzione dell’impegno italiano in quel Paese, perché è chiaro che “il gioco non vale la candela” e gli Italiani sono stanchi di piangere difronte alle bare avvolte nel tricolore. Solo ieri -aggiunge – avevo lanciato l’allarme, peraltro rimasto inascoltato, per la mancanza delle ulteriori disposizioni per il personale e in materia penale analoghe a quelle che si applicavano fino al 30 giugno scorso perché dettate dal decreto legge 228/2010 convertito con la legge 9/2011. Questa mancanza realizza di fatto una situazione di vuoto normativo -conclude Comellini- che non garantisce le dovute tutele ai militari che si trovano in missione all’estero.”