“Non è così che si risolvono le cose, ma rivolgendosi a chi ci può aiutare”. Con queste parole Marco Paccagnella, presidente di Federcontribuenti Veneto, commenta la notizia del suicidio di Giovanni Schiavon, l’imprenditore che si è tolto la vita lo scorso lunedì perché costretto a mettere in cassa integrazione gli operai della sua azienda, distrutto dall’impossibilità di recuperare i crediti di lavori fatti e mai pagati. Paccagnella decide di rivolgersi allo stesso Schiavon, in una sorta di ultimo saluto: “Sono preoccupato – spiega -, so che molti altri imprenditori stanno vivendo la tua stessa situazione. Si sentono abbandonati: da una parte la difficoltà a ottenere i soldi dovuti, quelli del proprio faticoso lavoro quotidiano, con la burocrazia che ti lega in lacci e laccioli”. Dall’altra parte ci sono gli istituti di credito, “nome che andrebbe cambiato: di credito non ne fanno, nonostante gli aiuti ricevuti dallo stato. Una combinazione micidiale, che metterebbe a dura prova chiunque” commenta amaramente.
A nome della Federcontribuenti Veneto Paccagnella ha presentato un esposto al comandante dei carabinieri di Vigonza (in provincia di Padova), dove aveva sede l’azienda di Schiavon, per chiedere verifiche su eventuali responsabilità da parte delle banche. Ma la speranza è soprattutto che gesti come quello di Schiavon non si ripetano: “Il suicidio non è una soluzione – ricorda -. Lascia solo nello sconforto chi ti vuole bene, parenti e amici, con gli operai dell’azienda che magari perdono un punto di riferimento”. Una via d’uscita per Paccagnella c’è: “C’è chi ti può dare una mano, anche se a volte sembra che tutto il mondo ti dia contro. Ci sono persone, associazioni che lavorano proprio per combattere queste ingiustizie – conclude -. Bisogna avere la forza di fidarsi di loro, e non cedere”.