In occasione della giornata mondiale della Memoria del 2010 il dott. Raimondo Dionisio, diacono del clero aquilano, è stato insignito, dal Capo dello Stato, dell’onorificenza di Cavaliere dell’ordine:” Al Merito dellla Repubblica Italiana “ consegnatagli nella sala convegni dell’ANCE dall’ex prefetto, Franco Gabrielli. Egli, laureato in giurisprudenza e scienze religiose, svolge attività pastorale di supporto in tante parrocchie del territorio e, da poco, nella nostra di S. Bartolomeo. Questa chiesa,tanto regale e sontuosa, si trova nel comprensorio comunale di Scoppito, grazioso paesino dell’entroterra aquilano, circondato da alberi secolari; rappresenta un’oasi di pace e rigogliosa bellezza, ove gli abitanti del luogo si ritrovano a vivere insieme situazioni di partecipazione a sentimenti di condivisione ed umanità. Essa è molto semplice, realizzata in pietra risalente all’XI – XII secolo con un particolare campanile, elevato su due ordini dimensionalmente diversi. L’interno poi, realizzato da una navata unica arricchita da altari in stile settecentesco. Ho intervistato il dott. Raimondo Dionisio per sapere qualcosa in più del suo impegno nella nostra parrocchia al fianco del nuovo parroco, Don Luciano Angelone, designato dall’Arcivescovo Metropolita e che , a breve, farà l’ingresso ufficiale a S. Bartolomeo.
Dott. Dionisio cosa significa essere “ Diacono” nella difficile e delicata situazione aquilana del momento?
R- Diacono significa “ ministro” cioè “servitore” pertanto chi percorre questa vocazione ( nel mio caso da dieci lunghi anni) ha messo in conto che possono esserci situazioni critiche nell’esercizio del ministero. L’attuale situazione post sisma si configura come di “ dispersione” del corpo sociale ed, in specie ecclesiale, nei nuovi insediamenti abitativi. In tale quadro mi adopero per ricostruire la filiera dei legami umani nell’ambito delle famiglie, tra famiglie e, più in genere,nella porzione di “Chiesa”alla quale sono stato inviato.
Com’è stato accolto dalla Comunità parrocchiale di S. Bartolomeo, in cui svolge la sua opera di sostegno e collaborazione?
R- Benissimo. Ricordo con commozione la presentazione che fece di me il compianto parroco, Mons. Valente Di Carlo, sottolineando come l’invio di un diacono che è “ l’occhio, l’orecchio e la mano del Vescovo, costituisse espressione della particolare sollecitudine di “ Pastore Diocesano ” per la comunità di S. Bartolomeo.
La Curia aquilana scossa da problemi di vario genere, vive un momento particolare, come si rapporta con i due Vescovi Mons. Molinari e D’Ercole?
R- Mi rapporto come deve rapportarsi chi ha promesso obbedienza a colui che mi ha chiamato al ministero. I ministri della chiesa non si appartengono più , non cercano la propria gratificazione , ma amano la propria chiesa senza riserve, in special modo quando vive momenti di sofferenza.
I diaconi, discepoli di Cristo, sono chiamati a rivolgersi al cuore della gente parlando il linguaggio della verità. Lei, Dionisio, cosa ne pensa?
R- Il ministero specifico del diacono è quello di essere servo ed annunciatore della parola di Dio “opportune et importune”. Chi ascolta le mie prediche domenicali sa che non giro intorno ai concetti.
Gli umili sono le pupille di Dio, lei come si confronta con la parte più povera della società?
R- Ogni qualvolta il mio ministero( come la benedizione delle famiglie nelle case ) mi porta ad incontra anziani, malati,persone in condizioni di precarietà economica , mi rendo conto di quali grandi doni mi fa il Signore, che si rende particolarmente “ presente” nei suoi discepoli più piccoli e più poveri . Ad essi mi viene concesso di annunziare una parola di misericordia e di consolazione.
Servire la famiglia e, al contempo, la chiesa crea problemi di eccessivo impegno. E’ facile, sebbene dominati dalla fede, assolvere questo duplice ruolo?
R- Nulla è facile . Va trovato un giusto equilibrio, sempre da rimodulare, tra esigenze professionali, familiari e ministeriali. Grazie a Dio riesco a far tutto, almeno spero!In ogni modo non ho tempo di annoiarmi.
A livello ecclesiastico crede ci siano gli strumenti giusti per una costante formazione dei diaconi e soprattutto sono all’altezza delle attese del Ministero stesso?
R- Il diaconato è un ministero antichissimo e, al contempo giovane in quanto esiste dal tempo della chiesa apostolica, poi entrato in crisi nel Medioevo e restaurato solo a partire dal concilio ecumenico Vaticano II. Trattandosi di un carisma multiforme, meno caratterizzato da quello dei presbiteri, sta trovando le più diverse attuazioni. Personalmente ritengo che esso venga oggi utilizzato solo parzialmente, come mera supplenza a compiti non altrimenti gestibili dai sacerdoti. Molti studiosi ritengono che il diaconato debba rivestire un ruolo “proprio” di evangelizzazione nelle periferie e nelle nostre città, per ricostruire una realtà di chiesa “domestica”, di caseggiato, ulteriore articolazione di quella parrocchiale , ove le persone, in special modo i “lontani” possano sperimentare una dimensione familiare del popolo di Dio ed essere preparati dalla coppia per essere gradualmente inseriti nella più grande comunità parrocchiale.
Dott. Dionisio si sta occupando di una raccolta a scopo benefico di occhiali da vista da inviare nel terzo mondo a persone che non sono in grado di acquistarne un paio . Un bel senso di solidarietà, come nasce questa iniziativa?
R- La dimensione della carità contraddistingue ovviamente la figura del diacono. Come al prete spetta la presidenza dell’assemblea al diacono compete l’animazione e l’individuazione dei carismi tra il popolo di Dio. La raccolta degli occhiali usati ( più di mille lo scorso anno ) è la testimonianza della gara di solidarietà che si è stabilita tra i tanti miei parrocchiani ed anche amici sui social network , per aiutare chi sta peggio di noi e non può procurarsi un ausilio per la visione così importante per la qualità della vita.
Sappiamo tutti che i bambini hanno bisogno di aiuto e coraggio necessari per affrontare la vita con fiducia e speranza nel domani; quali iniziative sono più opportuno per il loro futuro?
R- I bambini sono il nostro futuro. Purtroppo a far data dal 1968 , è venuta progressivamente meno, a causa dell’accellerazione del processo di scolarizzazione, la trasmissione della fede tra le generazioni. E’ quindi fondamentale, per aiutarli nel processo di crescita , che abbiano anche loro , come per altro i loro genitori un lungo “ itinerario di educazione permanente alla fede” in piccole comunità. Un esempio ma non l’unico, di questa pedagogia è quella del Cammino Neocatecumenale , presente anche nella nostra Diocesi,nella parrocchia di S. Pio X al Torrione.
Nel salutarla e ringraziarla per la cortesia ,le porgo il mio caloroso benvenuto, nella speranza che ci sia una serena ed operosa collaborazione tra comunità religiosa e fedeli.
Maria Elena Marinucci