Altrove è stata pubblicata una mia lettera che critica un provvedimento deliberato dal Consiglio Provinciale dell’Aquila che ha a che fare con le metodiche comunicative che dovrebbero garantire l’inclusione delle persone sorde; lettera che conteneva anche delle opinioni personali. A seguire ci sono stati altri interventi, di cui uno con attacchi personali, che contestano il contenuto della mia lettera ed infine anche alcune minacce ricevute sulla mia casella di posta elettronica personale.
Quella che viene denominata lingua italiana dei segni (LIS) LIS o un qualsiasi altro strumento comunicativo non orale è stato, in passato, un grande mezzo di comunicazione per le persone non udenti. Ne sono pienamente consapevole. Perche l’ho criticata come Lingua? In realtà io, con la mia lettera, ho cercato di far capire che la LIS non può essere riconosciuta come lingua madre di chi nasce non udente; che la persona sorda non fa parte a priori di una comunità; che non si può, riconoscendo una lingua, riconoscere
l’esistenza di una comunità sulla base di una disabilita sensoriale. Sono convinto che sia gravemente discriminatorio riconoscere per legge che la persona sorda è persona diversa da tutti gli altri cittadini.
A questo punto qualcuno dirà che non è vero e che non ho capito nulla. Fatto sta che questo provvedimento, che forse nell’intenzione aveva lo scopo di coinvolgere i non udenti nella vita sociale, politica e amministrativa della Provincia dell’Aquila, non solo non raggiunge il suo obiettivo ma crea anche delle forti discriminazioni nei confronti di tutte quelle persone che sono nate o divenute sorde e che non conoscono il metodo comunicativo non orale: la stragrande maggioranza.
Era sicuramente più semplice, realmente includente e non discriminatorio investire in soluzioni tecnologiche – oggi disponibili – che possono permettere l’inclusione di tutti i non udenti e allo stesso tempo rendere la vita più semplice ad anziani e stranieri. Per quei pochi anziani non udenti che non conoscono molto bene l’italiano invece si poteva semplificare (automaticamente) i sottotitoli già esistenti in sottotitoli LIS-like. Dove è necessario, come previsto tra l’altro dalla legislazione vigente (L.104/92), concordo che le persone che non possono comunicare oralmente devono poter avere accesso a servizi adhoc, efficienti e di qualità.
Penso invece che oggi dovrebbe essere posta da parte delle Istituzioni competenti, maggiore attenzione nei confronti di chi nasce con una disabilità sensoriale. Si dovrebbe pensare ad investire nel futuro per far sì che le problematiche legate all’handicap, mancanza della parola, possano essere superate nella maniera migliore.
Gli esperti medici affermano – e i risultati lo confermano – ormai da tempo, che grazie ad una diagnosi precoce, alle tecnologie protesiche e/o cocleari oggi disponibili e una buona terapia logopedica, il bambino sordo può acquisire le stesse capacita linguistiche e cognitive dei loro coetanei. Forse qualcuno potrà non essere d’accordo con i medici specialisti, ma questa verità deve essere ben nota a tutti. Naturalmente il cardine del successo è la diagnosi precoce della sordità e la possibilità di fare un percorso sanitario
completo, corretto e conseguente.
Non sono un estremista, come qualcuno mi ha definito. Sono solo una persona nata sorda profonda consapevole che un giorno potrei anche avere un figlio non udente. Potrei anche avere un figlio sordo non protesizzabile e non operabile con IC (impianto cocleare)! Come genitore allora deciderei di far utilizzare a mio figlio anche un linguaggio segnico ma non in modo prevalente, bensì sfruttando i punti di forza del bambino, puntando all’ottima acquisizione dell’italiano scritto, su una buona comprensione della lettura labiale ed infine su una discreta/buona acquisizione della lingua orale.
Matteo Ferri