Siria: profughi ammassati sul confine turco circondati dai bombardamenti

Continua lenta e inesorabile l’avanzata delle milizie siriane fedeli al regime del presidente Bashar El Assad, che hanno conquistato ieri il controllo del villaggio di Kfeen, nella provincia a nord di Aleppo, a meno di 40 chilometri dal confine turco di Kilis. In base alle notizie raccolte da AGI attraverso due ong attive sul campo, […]

Continua lenta e inesorabile l’avanzata delle milizie siriane fedeli al regime del presidente Bashar El Assad, che hanno conquistato ieri il controllo del villaggio di Kfeen, nella provincia a nord di Aleppo, a meno di 40 chilometri dal confine turco di Kilis. In base alle notizie raccolte da AGI attraverso due ong attive sul campo, una siriana e l’altra qatariota, le truppe lealiste, stanno sbaragliando le milizie dell’Esercito libero siriano (Els) grazie all’aiuto dei combattenti libanesi sciiti Hezbollah, all’esercito iraniano e a mercenari afghani, ma soprattutto ai bombardamenti a tappeto dell’aeronautica russa. Questi ultimi costituiscono l’unica componente non sciita della coalizione che sta permettendo al presidente Bashar al-Assad di riconquistare un territorio perso ormai da quasi 3 anni, creando tuttavia un’emergenza umanitaria.

Dei circa 20 mila profughi ammassatisi in prossimita’ del confine turco siriano infatti, circa 5 mila sono stati fatti passare nei giorni scorsi, specialmente feriti e anziani, mentre molti sono tornati nei villaggi di provenienza, distanti appena pochi chilometri, quando hanno capito che l’apertura del confine non sarebbe avvenuta in tempi brevi. Tuttavia, in base alle testimonianze raccolte dagli attivisti siriani che operano in loco, decine di migliaia di persone sarebbero pronte a riversarsi al confine non appena le porte saranno aperte. Questa gente non cerca assistenza, bensi’ protezione e sicurezza che non e’ piu’ in grado di ottenere nelle proprie case e villaggi.

Considerando la sola area di Azaz, si tratterebbe di circa 70 mila rifugiati, ma considerando la popolazione dell’area circostante Aleppo i numeri potrebbero crescere fino a sfiorare, secondo stime del governo turco, il milione di individui. Alla base dell’impennata ci sono due fattori: innanzitutto l’eventuale avanzata dei lealisti e la continuazione dei bombardamenti russi, in secondo luogo l’effetto a catena che l’eventuale apertura del confine potrebbe causare. La riconquista di territorio da parte dei lealisti nella zona a nord di Aleppo ha spezzato in due il territorio dell’Els, gia’ stretto a est dall’area di Afrin, sotto il controllo dei curdi siriani del Pyd e a est dallo stato islamico dell’Isis. Con gli ultimi sviluppi la direttrice che da Kilis portava ad Aleppo risulta compromessa, e in base a quanto rivelato dagli attivisti siriani, un accordo sarebbe stato raggiunto da Jabhat al Shamia e Pyd per il passaggio di 5mila profughi che, attraverso il territorio curdo, potranno raggiungere le aree rurali della provincia di Idlib e Darat Ezze, dove sarebbero al sicuro. Stessa direzione presa da circa 500 famiglie della parte di Aleppo.

Nonostante sia impossibile che la stessa direzione possa essere intrapresa dalle famiglie che vivono nell’area di Aleppo controllata da Assad, il rischio e’ che verso Idlib e Darat Ezze possa crearsi un ulteriore flusso di profughi. Sarebbe il terzo, perche’ oltre a quello verso Kilis va ricordato che circa 25 mila turcomanni si trovano da piu’ di una settimana ammassati in prossimita’ del campo di Yayladagi, in fuga dai bombardamenti russi verso la confinante provincia dell’Hatay, distante poco piu’ di 100 km da Kilis. Dalle medesime fonti, si apprende che si tratterebbe di famiglie che, radunati soldi e beni, avrebbero intenzione di superare il confine turco in via temporanea prima di trasferirsi in Europa, gente che non ha nessuna intenzione di vivere nei campi profughi che tuttavia Ankara si e’ affrettata ad allestire oltre il proprio confine. La Turchia ha di fatto ampliato il proprio territorio, allestendo alcuni mesi fa una tripla linea di frontiera che si estende per 5 chilometri all’interno della tradizionale linea di confine, una no man’s land nella quale sono attualmente state sistemate 500 famiglie cui e’ stato promesso il passaggio in seguito a registrazione e raccolta di impronte digitali.

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