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Colombia: il paramilitarismo minaccia la pace

La mappa mostra la presenza di paramilitari nella regione del Chocó, nel 2017. Negli ultimi mesi i paramilitari hanno concentrato loro azioni nel Chocó, contestando territori controllati dall’ ELN, mentre sono in corso i negoziati di questa guerriglia con il governo. La domanda che sorge spontanea è perché il governo continua il confronto militare con […]

26 Aprile 2017
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La mappa mostra la presenza di paramilitari nella regione del Chocó, nel 2017. Negli ultimi mesi i paramilitari hanno concentrato loro azioni nel Chocó, contestando territori controllati dall’ ELN, mentre sono in corso i negoziati di questa guerriglia con il governo. La domanda che sorge spontanea è perché il governo continua il confronto militare con l’ELN e non con l’AGC (Autodefensas Gaetanista de Colombia) che si muove liberamente nei territori del pacifico e dei Caraibi colombiani?

Una forte presenza di gruppi paramilitari si sta notando in altre province della Colombia: Cauca e Nariño, tra le altre.

Amnesty International ha recentemente informato che che negli ultimi giorni nelle regioni di Chocó e di Nariño sono stati assassinati degli indigeni.

Il 16 aprile, gli indigeni, Pedro Nel Pacal, Jhony Marcelo Cuajiboy e Ever Goyes del villaggio di Awá, provincia di Nariño sono stati assassinati. Lo stesso giorno i fratelli Anselmo e Dalmiro Cárdenas Victoria indigeni Wounan sono stati sequestrati e trovati morti dopo 4 giorni nel Litorale San Juan.

Questi crimini riflettono seri limiti ed errori nelle misure del governo per mettere in atto il processo di pace. Colombia attravesa un tappa decisiva della consolidazione dell’ Accordo Definitivo tra FARC-EP ( Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia-Ejercito Popular) e governo e di negoziato con l’ELN (Ejército de Liberación Nacional).

Amnesty International ha affermato che: ” tutti gli sforzi per la pace saranno inutili se non si prendono urgenti misure per garantire la protezione delle popolazioni più vulnerabili a rischio di serie violazioni dei diritti umani”.

Il paramilitarismo non è quello di anni fa, è più complesso, meno controllato e per questo deve preoccupare di più. Il governo si rifiuta di chiamarlo paramilitarismo e agisce in maniera non adeguata. Però è evidente che se non si agisce velocemente e rapidamente il nuovo paramilitarismo saboterà il processo di pace.

I paramilitari, dopo il processo di smobilitazione fallito durante il governo di Álvaro Uribe, sono rimasti una forza abbastanza defilata in Colombia e ora, dall’inizio del 2016, stanno mostrando segni di forte presenza e crescita.

Secondo il Rapporto Annuale 2016, Sistema di Informazione su Aggressioni contro Difensori di Diritti Umani in Colombia del Programa Somos Defensores, la situazione più allarmante riguarda le uccisioni di leader sociali. Le agressioni nel 2016 sono state 481, gli omicidi furono 80 ( nel 2015 63) gli attentati 49 ( nel 2015, 35). 45 degli omicidi fu eseguita da paramilitari. La situazione non è cambiata nel 2017, il numero di leader sociali uccisi è di circa una ventina.

Durante i negoziati dell’Avana FARC-EP e governo fu formata una comissione con a capo Óscar Naranjo del governo e Pablo Catatumbo delle FARC per sconfiggere le bacrim (bandas crimiales), il crimine organizzato e il paramilitarismo. Sono stati definite una serie di misure, tra le quali la creazione di un Consiglio Nazionale di Sicurezza per il post-conflitto formato da governo, FARC e istituzioni internazionali, ma poco o niente è stato fatto.

Un documento del CELAG (Centro Estratégico Latinoamericano de Geopolítica),del 23 aprile 2017, La Colombia negada del postconflicto al recrudicimiento del paramilitarismo, analizza in dettaglio la situazione sopra delineata.

Francesco Cecchini-Pressenza

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