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Patrie Galere senza cuore e senza testa

Dopo cinque anni in regime di tortura del 41 bis, sono stato detenuto nei circuiti di Alta Sicurezza per ben 19 anni. La notizia dell’apertura di un procedimento penale contro l’ex direttore del carcere di Padova per la declassificazione di alcuni detenuti dal circuito di “Alta Sicurezza” a quello di “Media Sicurezza” sulla base delle […]

22 Giugno 2017
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Dopo cinque anni in regime di tortura del 41 bis, sono stato detenuto nei circuiti di Alta Sicurezza per ben 19 anni. La notizia dell’apertura di un procedimento penale contro l’ex direttore del carcere di Padova per la declassificazione di alcuni detenuti dal circuito di “Alta Sicurezza” a quello di “Media Sicurezza” sulla base delle relazioni degli ispettori del Ministero che due anni fa fecero visita all’istituto, mi ha molto indignato.

L’Italia è veramente uno strano paese se uno dei pochi direttori illuminati di un carcere viene indagato per avere rispettato la Costituzione e la legge, mi chiedo se, paradossalmente, sia stato inquisito proprio per questo!

Nessuno però indaga sul “porto delle nebbie” dell’Amministrazione penitenziaria centrale di Roma che ha trasformato le nostre “Patrie Galere” in un inferno dantesco dove ci sono molti detenuti privi di un posto letto regolamentare. Oppure in luoghi dove ci sono prigionieri che si tolgono la vita perché vengono deportati in regioni lontane dai loro affetti. E penso che per alcuni di loro la morte sia l’unica arma che hanno a disposizione per non morire davvero e per dire al mondo “ci siamo anche noi”.
Nessuno, però, indaga sui molti funzionari dell’Amministrazione penitenziaria centrale di Roma che fanno vivere i detenuti come pezzi di legno accatastati in cantina costringendoli a vegetare nel corpo e nell’anima in nome della sicurezza. Secondo me, sarebbe meglio dire in-sicurezza sociale perché obbliga i detenuti a vivere una non vita come fossero cani ciechi rinchiusi in un canile. Eppure questi funzionari non pagano mai per il loro crimini e non vengono mai inquisiti neppure quando l’Italia è stata condannata dalla Corte europea per atti inumani e degradanti.

Penso che la società dovrebbe stare più attenta a quello che accade nelle nostre “Patrie Galere” perché il carcere in Italia è un po’ come l’ospedale, dove chiunque ci può finire in un attimo. La società dovrebbe anche sapere che molti prigionieri, dopo anni di angherie e d’ingiustizie, usciranno più cattivi e pericolosi di quando sono entrati. La galera in Italia, purtroppo, non cambia le persone in meglio, ma piuttosto le distrugge. Dentro queste mura t’insegnano spesso a odiare. Nient’altro. Questo è il luogo più diseducativo esistente sulla terra. Spreca la vita dei suoi prigionieri ed il tempo di chi ci lavora senza alcuno scopo. I detenuti hanno tanto tempo libero, ma pochissime opportunità per riempirlo perché sono costretti a fare-a volte perfino a pensare-quello che dicono gli altri. S’invecchia senza vivere. Spesso i prigionieri si sentono in guerra, una guerra sporca e senza regole. Non puoi vincere e lotti solo per continuare a sopravvivere.

Le nostre “Patrie Galere” senza testa e senza cuore non fanno emergere il senso di colpa perché ben presto il detenuto si accorge che i suoi governanti sono più cattivi di lui. Per gli ergastolani, in particolare, non è facile vivere sapendo che la cella diventerà la propria tomba.
Per me non è facile trasmettere la solidarietà al direttore di una prigione; ma posso dire che l’ex direttore del carcere di Padova è stato, fra tutti quelli che ho incontrato durante un quarto di secolo di carcere, un direttore a cui riconosco di aver fatto il suo lavoro senza dimenticarsi di avere a che fare non con numeri, ma con esseri umani.

Carmelo Musumeci

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