Reza Pahlavi esorta alla diserzione: “Il regime iraniano è al collasso”

Reza Pahlavi, esponente dell’opposizione iraniana in esilio e figlio dell’ultimo Scià, ha lanciato un appello ai militari e ai corpi paramilitari del regime di Teheran, invitandoli a disertare e a schierarsi con il futuro dell’Iran. In un’intervista rilasciata all’emittente francese Bfmtv, Pahlavi ha spiegato che «ora che la nave sta affondando, la porta è sempre […]

Reza Pahlavi, esponente dell’opposizione iraniana in esilio e figlio dell’ultimo Scià, ha lanciato un appello ai militari e ai corpi paramilitari del regime di Teheran, invitandoli a disertare e a schierarsi con il futuro dell’Iran. In un’intervista rilasciata all’emittente francese Bfmtv, Pahlavi ha spiegato che «ora che la nave sta affondando, la porta è sempre aperta a chi vuole far parte dell’avvenire dell’Iran, nel dopo-regime, fatta eccezione per chi ha le mani sporche di sangue».

Secondo il leader in esilio, la scelta di abbandonare il regime dovrebbe essere incoraggiata da un’offerta di reintegrazione in un contesto di riconciliazione nazionale. «Penso che, nell’ottica di una riconciliazione nazionale, soprattutto per non fare come in Iraq, dobbiamo preparare un massimo di inclusività possibile, sia nel quadro militare e paramilitare ma anche civile, che è parte della soluzione», ha affermato, sottolineando come l’obiettivo sia una «transizione controllata e stabile per un avvenire democratico» dell’Iran.

Nel corso di una conferenza stampa a Parigi, Pahlavi ha poi puntato i riflettori sulle condizioni critiche in cui versa il regime degli ayatollah: «Rapporti attendibili – dice – indicano che la famiglia di Ali Khamenei e quelle di alti funzionari del regime si stanno preparando a fuggire dall’Iran. Il regime è allo stremo, oggi è più chiaro che mai che la Repubblica islamica sta crollando».

Rifacendosi a un momento storico di svolta, Pahlavi ha tracciato un parallelo con la caduta del Muro di Berlino: «Questo è il nostro momento del Muro di Berlino – dice – ma come tutti i momenti di grande cambiamento, è pieno di pericoli. Siamo a un bivio. Una strada porta a spargimenti di sangue e caos, l’altra a una transizione democratica».