Reza Pahlavi, figlio dello Scià sostenuto da Netanyahu, pronto a condurre la transizione

Reza Pahlavi, 64 anni, vive da decenni in esilio negli Stati Uniti e rivolge appelli al popolo iraniano dagli studi di Parigi, esortando i connazionali a “uscire dal regime per dare al Paese un futuro democratico”. Figlio dell’ultimo Scià d’Iran, Mohammad Reza Pahlavi, e principe ereditario del trono persiano, è noto per il suo legame […]

Reza Pahlavi, 64 anni, vive da decenni in esilio negli Stati Uniti e rivolge appelli al popolo iraniano dagli studi di Parigi, esortando i connazionali a “uscire dal regime per dare al Paese un futuro democratico”. Figlio dell’ultimo Scià d’Iran, Mohammad Reza Pahlavi, e principe ereditario del trono persiano, è noto per il suo legame con il premier israeliano Benjamin Netanyahu.

Il 16 gennaio 1979, all’età di 18 anni, lasciò l’Iran a bordo del Boeing 707 imperiale, con al comando il padre. Accanto a lui c’erano la madre Farah Diba e i fratelli Farahnaz, Ali e Leila. Ufficialmente si parlò di una vacanza, ma in realtà quella fuga segnò la fine della monarchia, travolta dalla Rivoluzione islamica che trasformò il Paese in repubblica sciita. Prima della partenza furono imbarcati sul velivolo tutti i beni di famiglia. Lo Scià si fermò ad Assuan, dove fu accolto dal presidente egiziano Anwar Sadat.

Da allora Reza Pahlavi non ha più messo piede in patria. Protetto dai servizi di sicurezza americani, ha dedicato la sua attività a criticare il potere teocratico degli ayatollah. Assicura che, “se tornerà a Teheran, difenderà i diritti umani e la sovranità popolare, separando potere religioso da potere laico”, e promette di guidare la transizione verso la democrazia. Molti giovani iraniani, tuttavia, temono che possa diventare il fulcro di un governo “fantoccio” imposto dagli Occidentali, e criticano i suoi stretti rapporti con Israele, accusata di aver bombardato aree del Paese. Tra i ricordi più dolorosi dell’era dello Scià restano le retate della Savak, la polizia segreta responsabile di violenze e soprusi contro gli oppositori. Nonostante ciò, Pahlavi, formatosi militarmente negli Stati Uniti, continua a dichiararsi disponibile a tornare in patria e lavorare per un Iran pluralista e democratico.