Prosegue l’inchiesta sul disastro aereo dell’Air India: il Boeing 787 precipitato pochi minuti dopo il decollo con 242 persone a bordo. I primi controlli escludono guasti tecnici ai motori o al sistema di bordo. Gli investigatori hanno però rilevato lo spegnimento degli interruttori del carburante, senza al momento chiarire se si tratti di un atto volontario o di un errore.
La cabina di pilotaggio è considerata uno degli ambienti più sicuri e regolamentati nel trasporto aereo. Ciò nonostante, nella storia dell’aviazione rara volta è stato il personale di volo stesso a innescare tragedie, spingendo le autorità a irrigidire le procedure di sicurezza e a introdurre controlli psicologici più stringenti.
Alcuni casi emblematici:
– Japan Airlines Flight 350 (9 febbraio 1982): durante l’avvicinamento a Tokyo Haneda il comandante Seiji Katagiri disattivò l’autopilota e azionò i reverser in volo, provocando l’impatto in mare. L’aereo si posò sull’acqua con 24 vittime fra i passeggeri; equipaggio e comandante sopravvissero. Katagiri fu ritenuto non colpevole a causa di infermità mentale legata a schizofrenia paranoide.
– SilkAir Flight 185 (19 dicembre 1997): un Boeing 737 precipitò sul fiume Musi in Indonesia con 104 vittime. Le indagini della National Transportation Safety Board conclusero che il comandante aveva eseguito deliberatamente una picchiata con intento suicida. Gli inquirenti indonesiani dell’NTSC, pur sottolineando “nessuna prova concreta” per l’ipotesi di atto volontario, non riuscirono a determinare un’altra causa.
– Malaysia Airlines MH370 (8 marzo 2014): il volo da Kuala Lumpur a Pechino scomparve nell’Oceano Indiano con 239 persone a bordo e non fu mai ritrovato. Tra le teorie ricorrenti figura l’azione intenzionale del pilota Zaharie Ahmad Shah, il quale avrebbe deviato la rotta verso la sua regione d’origine, Penang.
– Germanwings Flight 9525 (24 marzo 2015): un Airbus A320 si schiantò sulle Alpi francesi causando 150 vittime. Il co-pilota Andreas Lubitz, rimasto solo in cabina, bloccò le porte e guidò l’aereo contro la montagna. Le indagini accertarono che Lubitz, affetto da grave depressione non comunicata alla compagnia, compì l’atto volontariamente. L’episodio indusse le autorità europee a rendere obbligatoria la presenza di due persone in cabina di pilotaggio e a intensificare gli accertamenti sulla salute mentale dei piloti.