Il Comitato del Nobel ha reso noto di aver ricevuto da Narges Mohammadi, vincitrice del premio per la Pace 2023, una “telefonata urgente” in cui l’attivista iraniana denuncia minacce di morte arrivate da Teheran. Secondo il Comitato, il messaggio era chiarissimo: “Il messaggio chiaro, nelle sue stesse parole, è che è stata minacciata direttamente e indirettamente di eliminazione fisica da agenti del regime se non smetterà di sostenere la democrazia e i diritti umani”.
Mohammadi ha alle spalle oltre un decennio di detenzioni: ha trascorso più di 10 anni in prigione scontando condanne complessive superiori ai 13 anni per accuse quali “attività di propaganda contro lo Stato” e “collusione contro la sicurezza dello Stato”. Dal dicembre 2024 è in libertà condizionata, a seguito di un intervento chirurgico.
Jorgen Watne Frydnes, presidente del Comitato norvegese per il Nobel, ha espresso forte preoccupazione: “Il Comitato norvegese per il Nobel è profondamente preoccupato per le minacce contro Narges Mohammadi e, più in generale, contro tutti i cittadini iraniani con una voce critica, e invita le autorità a salvaguardare non solo le loro vite, ma anche la loro libertà di espressione”.
La telefonata arriva a pochi giorni da una dichiarazione rilasciata a fine giugno da Mohammadi insieme a una ventina di attivisti per i diritti civili e umani, tra cui la premio Nobel Shirin Ebadi e i registi Jafar Panahi e Mohammad Rasoulov. Nel documento, gli firmatari condannavano l’intensificarsi della repressione da parte del governo di Teheran dopo il conflitto di dodici giorni con Israele, chiedendo fine alle esecuzioni e rilascio incondizionato dei prigionieri politici e ideologici. “Diverse persone sono state arrestate per ‘spionaggio’ a favore di Israele, mentre le prove hanno sempre indicato che, più che la gente comune, gli strati della struttura di potere in Iran sono stati infiltrati dai servizi segreti stranieri”, si leggeva nella loro nota.