L’Abruzzo in vetrina all’Expo di Osaka con il peperone di Altino e i vitigni di Gessopalena

All’EXPO 2025 di Osaka tre coltivazioni abruzzesi hanno richiamato l’attenzione sul valore della biodiversità e sulla capacità delle comunità interne di adattarsi ai cambiamenti climatici. Nel Padiglione Italia sono stati presentati il Peperone Dolce di Altino e due vitigni secolari di Gessopalena come esempi di resilienza culturale e agricola. Nel piccolo comune di Gessopalena, in […]

All’EXPO 2025 di Osaka tre coltivazioni abruzzesi hanno richiamato l’attenzione sul valore della biodiversità e sulla capacità delle comunità interne di adattarsi ai cambiamenti climatici. Nel Padiglione Italia sono stati presentati il Peperone Dolce di Altino e due vitigni secolari di Gessopalena come esempi di resilienza culturale e agricola.

Nel piccolo comune di Gessopalena, in provincia di Chieti, due cultivar uniche sono state salvate dall’oblio da Giuseppe D’Amico, sopravvissuto all’eccidio nazista di Sant’Agata del 1944. Il Nero Antico di Pretalucente, geneticamente distinto da Montepulciano e Sangiovese, e la Vedovella di Pretalucente, variante locale di Sangiovese, continuano a crescere a 650 metri di altitudine grazie alla cura della comunità.

Il Peperone Dolce di Altino-Oasi di Serranella, noto come “a cocce capammonte”, racconta invece una storia di migrazioni e integrazione: «Spesso si parla di identità in termini conservativi, ma l’identità è un concetto dinamico», spiega Fabiano Compagnucci, ricercatore di Economia Regionale al GSSI. Originario dell’area balcanica e impiantato in Abruzzo nel XV secolo, il peperone ha visto la produzione quadruplicare e oggi trova spazio nelle cucine di ristoranti stellati di Roma e Milano. Ogni agosto Altino celebra il successo della coltura con il Palio culinario, in cui le contrade competono a colpi di ricette tradizionali a base di peperone.

Le tre produzioni sono state protagoniste di un workshop introdotto dal console italiano in Giappone, nell’ambito di BioNet – Biodiversity Network for Life, progetto finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca. Al tavolo hanno preso posto ricercatori, giornalisti e visitatori di varie nazionalità, tutti interessati ai legami tra innovazione scientifica e sviluppo locale.

Coordinato dall’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, BioNet coinvolge nove istituzioni del Centro Italia: GSSI-Gran Sasso Science Institute, Università di Perugia, Teramo, Camerino, L’Aquila, del Molise, di Macerata e la Politecnica delle Marche. L’iniziativa mira a promuovere modelli produttivi sostenibili, favorire lo scambio di conoscenze e rafforzare l’eccellenza agroalimentare delle aree interne.