Il conflitto in Medioriente ha superato oggi i 657 giorni di violenze continue, segnati da un’escalation che non accenna a diminuire. Gli ultimi tentativi di negoziazione a Doha si sono conclusi senza esito dopo che Israele ha ritirato ancora una volta la propria delegazione, interrompendo le trattative in corso.
Sull’onda di queste tensioni, il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato che nel prossimo mese di settembre la Francia riconoscerà ufficialmente lo Stato di Palestina. La decisione, destinata a incidere sul quadro diplomatico della regione, arriva in contemporanea con il perdurare della crisi umanitaria nella Striscia di Gaza.
Secondo quanto riportato dalla corrispondente estera Bel Trew per l’Independent, nelle zone coinvolte nel conflitto si registra una “fame di massa” aggravata dal blocco degli aiuti umanitari imposto da Israele. “I livelli di malnutrizione acuta sono così alti che alcune persone sono irrecuperabili”, ha affermato la giornalista sulla Bbc, citando testimonianze dirette di medici che operano sul campo.
In questo contesto drammatico si inseriscono anche le dichiarazioni del ministro ultranazionalista israeliano Amichay Eliyahu, secondo cui “Tutta Gaza sarà ebraica, il governo sta spingendo per la distruzione di Gaza. Grazie a Dio, stiamo eliminando questo male. Stiamo spingendo la popolazione che è stata educata sul Mein Kampf”. Queste parole hanno suscitato reazioni contrastanti sul piano internazionale e contribuiscono ad aumentare la tensione attorno al futuro del territorio.