Trump dispone la rimozione dei senzatetto dalle strade americane

Il presidente Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo volto a inasprire le misure contro la presenza dei senzatetto nelle aree urbane. Il provvedimento vieta il campeggio in città, il vagabondaggio, l’uso di droghe illecite per strada e l’occupazione abusiva di spazi pubblici, disponendo il divieto di utilizzare fondi federali per programmi di riduzione del […]

Il presidente Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo volto a inasprire le misure contro la presenza dei senzatetto nelle aree urbane. Il provvedimento vieta il campeggio in città, il vagabondaggio, l’uso di droghe illecite per strada e l’occupazione abusiva di spazi pubblici, disponendo il divieto di utilizzare fondi federali per programmi di riduzione del danno, come i siti di iniezione controllata. L’obiettivo è rimuovere le persone senza fissa dimora dalle strade e favorirne il trasferimento in strutture residenziali o centri di cura.

Intitolato “Ending Crime and Disorder on America’s Streets”, l’ordine esecutivo potenzia i poteri del ministro della Giustizia e istituisce un coordinamento tra agenzie federali e amministrazioni locali. Tra le nuove disposizioni figura la richiesta al Dipartimento di Giustizia di annullare sentenze che limitano l’internamento coatto di senzatetto considerati pericolosi, aprendo alla possibilità di trattenere persone senza il loro consenso. Viene inoltre rafforzato il monitoraggio dei molestatori sessuali, escludendoli dagli alloggi condivisi con donne e minori.

Nel testo Trump sottolinea la necessità di un intervento deciso: “La situazione è fuori controllo. Le nostre città non possono più tollerare il degrado e la criminalità diffusa”, afferma, citando l’aumento della popolazione senza fissa dimora a circa 274.000 persone, un livello record. Il presidente definisce il provvedimento “una risposta necessaria” e promette “un approccio compassionevole ma deciso” per affrontare il problema.

Le reazioni non si sono fatte attendere. L’ACLU ha bollato l’ordine come “una criminalizzazione della povertà”, mentre il National Homelessness Law Center ha avvertito del rischio di un aumento dell’insicurezza tra le fasce più vulnerabili. Esperti legali e sanitari hanno espresso timori sul ritorno a modelli di internamento coattivo simili a quelli abbandonati negli anni Ottanta, sottolineando che le misure non intervengono sulle cause strutturali dell’emergenza, come la carenza di alloggi a basso costo e il sottofinanziamento dei servizi di salute mentale.