Gli Stati Uniti assistono a un’accelerazione nell’inchiesta sul caso Jeffrey Epstein, dopo l’avvio dei colloqui tra Ghislaine Maxwell e il vice procuratore Todd Blanche. Maxwell ha ottenuto un’immunità parziale grazie alla collaborazione con la giustizia, vincolata però alla veridicità delle sue deposizioni: in caso di menzogna, la protezione potrà decadere, secondo quanto riferito dal New York Times citando un funzionario a conoscenza dei fatti.
Nel corso di due giornate di interrogatorio, l’ex complice del finanziere ha fornito i nomi di “cento persone” collegate a Epstein. Il suo avvocato, Dickon Markus, ha dichiarato: “Ghislaine ha risposto a ogni singola domanda che le è stata posta nell’ultimo giorno e mezzo, con onestà, sincerità, al meglio delle sue capacità. Non si è mai rifiutata di rispondere”. “Le hanno chiesto di ogni singola cosa possibile e immaginabile. Tutto”, ha aggiunto il legale, smentendo le voci su un’offerta di grazia da parte di Donald Trump.
Il presidente Trump ha mostrato distacco dallo scandalo, concentrandosi sulla sua permanenza in Scozia. Alla Casa Bianca, ha negato ogni rapporto con Epstein: “Non ho niente a che fare con quell’uomo” e ha assicurato di non essere mai stato sulle proprietà del finanziere. Rivolgendosi a Bill Clinton, ha poi osservato: “Clinton ci sarà andato una ventina di volte”.
Proprio il Wall Street Journal ha diffuso la lettera inviata da Clinton a Epstein per il cinquantesimo compleanno del finanziere, in cui l’ex presidente scrive: “È rassicurante, non è vero? Essere durati così a lungo, in tutti gli anni di apprendimento e conoscenza, avventure e [parola illeggibile], e avere anche la curiosità infantile, la spinta a fare la differenza e il conforto degli amici”. Un portavoce di Clinton ha rifiutato di commentare, ricordando che l’ex presidente avrebbe interrotto i rapporti con Epstein più di un decennio prima del suo arresto nel 2019 e non era a conoscenza dei suoi crimini.
Tra gli altri nomi di alto profilo che emergono nelle indagini figurano il miliardario Leon Black, la stilista Vera Wang e il magnate dei media Mort Zuckerman. Sulle ipotesi di una presunta lettera oscena attribuita a Trump, il tycoon ha negato qualsiasi coinvolgimento e ipotizzato di essere stato incastrato: “È successo spesso in passato”, ha detto, definendo lo scandalo una “bufala” e una “caccia alle streghe” orchestrata “dalla sinistra radical”.