Merz giudica l’intesa sui dazi inadeguata e dannosa per l’economia; Orsini (Confindustria): ogni tariffa sopra lo zero rappresenta un ostacolo

L’intesa sui dazi siglata da Donald Trump e dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha suscitato reazioni divergenti tra le istituzioni comunitarie e gli operatori economici. Secondo fonti Ue, nei negoziati “sia a livello tecnico che politico, abbiamo difeso con determinazione l’autonomia dell’Ue in materia normativa” e non sono stati assunti impegni […]

L’intesa sui dazi siglata da Donald Trump e dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha suscitato reazioni divergenti tra le istituzioni comunitarie e gli operatori economici. Secondo fonti Ue, nei negoziati “sia a livello tecnico che politico, abbiamo difeso con determinazione l’autonomia dell’Ue in materia normativa” e non sono stati assunti impegni relativi alle Big Tech o a una web tax. Le stesse fonti sottolineano: “Abbiamo tutelato con fermezza il nostro diritto a regolamentare”.

Dagli Stati Uniti, dove l’accordo è stato accolto come un passo verso un commercio più equilibrato, è arrivato un chiarimento analogo: “dall’Ue nessuna tassa sulle reti digitali”.

In Germania il cancelliere Friedrich Merz si è definito “insoddisfatto” dell’intesa, ritenendo che “dall’intesa danni alla nostra economia”. Critiche sono giunte anche dall’Italia, per voce del presidente di Confindustria, Emanuele Orsini: “Per noi tutto quello che è oltre allo zero è un problema. Oggi l’impatto del 15% dei dazi vuol dire per le imprese italiane 22,6 miliardi di probabile vendita verso gli Usa”. Orsini ha aggiunto che “non è solo l’impatto dei dazi, è anche la svalutazione dollaro-euro, che per noi vuol dire oggi incrementare il dazio di un 13%, che altri Paesi extraeuropei hanno una media del 2%. Difficilmente recuperabile”.